Un centauro in equilibrio precario, un demone alato che sembra vegliare sul giardino, un nido fatto di metallo e immaginazione: sono le presenze misteriose che abitano i Giardini Reali di Torino nell’estate 2025. Sono le forme nate dall’universo di Giuseppe Maraniello, protagonista della mostra Asa Nisi Masa, un’esposizione che mette in scena il confine poroso tra memoria, mito e materia.

A cura di Francesco Tedeschi e promossa dai Musei Reali con Studio Copernico, la mostra attraversa gli spazi esterni e interni del complesso museale con 14 opere ambientali e scultoree, capaci di generare un dialogo aperto con l’architettura storica e il paesaggio urbano. Le sculture, realizzate in bronzo, ferro, marmo e materiali di recupero, si presentano come apparizioni enigmatiche, creature sospese tra il sogno e la mitologia, tra citazioni colte e gesti arcaici.

Nel giardino, la materia si fa narrazione: ci sono funamboli, ermafroditi, otri e alambicchi che evocano l’alchimia visiva di Hieronymus Bosch. Figure solitarie o in lotta, come i centauri, sembrano inscenare l’eterno duello dell’uomo con sé stesso. A emergere è una visione complessa del reale, filtrata da simboli e da tensioni interiori, come in Il Nido, fragile costruzione di rami fusi, rifugio onirico dove la materia smette di pesare e si apre alla possibilità del sogno.

Il percorso prosegue al primo piano della Galleria Sabauda, dove tre opere — una scultura e due mosaici — prolungano il discorso nello spazio museale chiuso. Anche qui, il contrasto tra i materiali e il loro trattamento restituisce un senso di enigma mai completamente decifrabile.

Il titolo della mostra, Asa Nisi Masa, richiama la formula infantile e misteriosa pronunciata nel film Otto e mezzo di Federico Fellini. È un codice segreto, un gioco di parole che rinvia all’infanzia e all’inconscio, perfetta chiave d’accesso all’opera di Maraniello, dove ogni forma sembra generata da una memoria profonda, da un linguaggio simbolico che rifiuta la spiegazione per aprirsi invece alla risonanza emotiva.

Le sue opere non chiedono di essere comprese, ma attraversate. Come scrive Sandro Parmiggiani nel catalogo, «scatta in chi si soffermi davanti a queste opere l’invito a immergersi, almeno in parte, in una sorta di mistero». È un’immersione che tocca la parte più indifesa e poetica di noi stessi: quella che ancora sa sognare, e riconosce — anche senza capirlo — il linguaggio segreto della forma.                                                                                                                 

Giuseppe Maraniello, ASA NISI MASA, Musei Reali di Torino 2025, Photo Credits ©Andrea Guermani


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