Maria Porro, Presidente di Salone del Mobile.Milano, è una delle figure più influenti nel panorama del design contemporaneo. Con una visione innovativa e una forte attenzione alla sostenibilità, guida l’evoluzione di uno degli eventi più prestigiosi del settore. In questa intervista, ci racconta le sfide, le tendenze e il futuro del design.

DT – Il Salone del Mobile è un evento di assoluta centralità per il mondo del design internazionale. Quali sono le principali sfide che ha affrontato da quando è diventata Presidente? Come è cambiato il ruolo delle esposizioni fisiche come il Salone del Mobile negli ultimi anni e come il Salone del Mobile sta integrando le tecnologie per arricchire l’esperienza dei visitatori?

MP – Sono stata eletta in un periodo complesso, fine pandemia, che ha accelerato cambiamenti già in corso e ha evidenziato i punti di forza e le criticità dei grandi eventi: per noi era fondamentale ripensare il modello “Salone”, capire come un evento di questa portata potesse continuare a essere un punto di riferimento globale. Ci siamo trovati di fronte a una domanda cruciale: come può evolvere? Il punto di partenza è stato comprendere che il futuro non poteva essere solo digitale, ma che il digitale doveva diventare uno strumento a supporto dell’esperienza fisica. Abbiamo lavorato per creare un sistema integrato in cui la Manifestazione non si esaurisse nei giorni dell’evento, ma vivesse tutto l’anno. Il nostro obiettivo è stato quello di rafforzare il valore dell’incontro in presenza, ma allo stesso tempo ampliare la nostra portata attraverso piattaforme digitali, eventi ibridi e nuovi strumenti di engagement. Quando, poi, il Salone è tornato in presenza – nel 2021, con l’edizione speciale di supersalone siamo stati la prima grande Manifestazione Internazionale a crederci – sapevamo che Salone non poteva più essere lo stesso. Abbiamo ripensato l’esperienza fieristica, concentrandoci ancora di più sulla qualità degli espositori e dei visitatori, sull’ottimizzazione degli spazi, dei layout e dei percorsi, mettendo in campo neuroscienze e intelligenza artificiale, riflettendo su nuove modalità di interazione, valorizzando contenuti multidisciplinari. In questo percorso di evoluzione del Salone, un’altra grande sfida è stata quella dell’internazionalizzazione. Il mondo cambia, le economie si trasformano e il Salone ha il compito di essere un acceleratore di business. Per questo abbiamo lavorato su nuove alleanze strategiche, come il Memorandum con l’Arabia Saudita, abbiamo rafforzato la nostra presenza in mercati chiave, dagli Stati Uniti alla Cina e guardiamo a nuovi mercati come quello indiano. Raccontiamo il Salone all’estero, coinvolgiamo giovani architetti, nuovi designer e i grandi player del settore per invitarli a vivere l’esperienza del Salone a Milano, creando connessioni che generano valore. Infine, la sostenibilità, un tema imprescindibile per un evento di questa dimensione. Non possiamo ignorare che le fiere consumano molte risorse ed è nostro dovere fare scelte concrete per ridurre l’impatto. Abbiamo aderito al Global Compact delle Nazioni Unite e dal 2023 ottenuto la certificazione ISO 20121, che stabilisce i requisiti per un sistema di gestione sostenibile degli eventi e ci permette di misurare e migliorare continuamente le nostre azioni. Lavoriamo con un approccio olistico che include l’intero ciclo di vita dell’evento: abbiamo introdotto linee guida sugli allestimenti per gli espositori ma anche per noi che realizziamo le parti comuni, poniamo attenzione alla gestione dei rifiuti, al contenimento delle emissioni. Un passo fondamentale in questa direzione è stato il Report (Eco) Sistema Design, realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano. Questo studio ci sta aiutando a valutare in modo scientifico l’impatto del Salone sulla città e sull’intero settore, fornendoci dati e analisi che ci consentono di adottare strategie sempre più efficaci. Non vogliamo limitarci a una misurazione istantanea, ma lavoriamo con una prospettiva di progressione continua, creando un osservatorio permanente che ci permetta di monitorare e migliorare le nostre azioni anno dopo anno.

DT – Sostenibilità e innovazione sono temi sempre più strategici nel panorama del design. In che modo il Salone del Mobile interpreta e promuove questi valori?

MP – Il Salone del Mobile.Milano è un ecosistema, che si evolve e cresce con il tempo. Non ci limitiamo a parlare di sostenibilità e innovazione, le mettiamo in pratica in modi che forse non tutti notano subito, ma che lasciano il segno. Ho già parlato di certificazioni, linee guida, azioni concrete ma al Salone non pensiamo alla sostenibilità solo in termini di riduzione dell’impatto ambientale. Se il design è sempre stato il ponte tra presente e futuro, il nostro compito è assicurarci che quel ponte sia solido, inclusivo e rispettoso. Ci chiediamo: come può il design creare nuovi modelli di vita, nuovi ritmi, nuove forme di interazione tra uomo, natura e tecnologia? Per rispondere a questa domanda ogni anno, investiamo in un programma culturale che coinvolge le menti più brillanti del pianeta e non si limita a ispirare, ma interroga e accende il dibattito su ciò che significa progettare il futuro. Questo calendario di dialoghi interdisciplinari ha visto, negli anni, protagonisti architetti di fama mondiale come Mario Cucinella, Shigeru Ban, Francis Kéré, Alejandro Aravena, Philippe Malouin, Formafantasma e quest’anno pensatori come Lesley Lokko, Stefano Mancuso, Robert Wilson: tutti hanno portato e porteranno visioni radicali sulla sostenibilità, esplorando come il design possa rispondere alle sfide climatiche, sociali ed economiche del nostro tempo, facendo sì che vengano percepite come opportunità creative imprescindibili. La stesso vale per le grandi sfide dell’innovazione: spesso la si riduce all’evoluzione della tecnologia. Per noi è un modo di guardare il mondo con occhi nuovi. Per questo stiamo studiando il Salone come un organismo che impara: raccogliamo dati, analizziamo flussi di persone, osserviamo come la progettualità interagisce con le emozioni e con il pensiero umano. Abbiamo iniziato a sperimentare con le neuroscienze per capire come l’esperienza degli spazi possa influenzare la creatività, diminuire la stanchezza, migliorare il tasso di memorabilità. C’è poi un aspetto che spesso si trascura: la biodiversità del pensiero, un valore espresso anche e soprattutto dalla cultura di impresa di oltre 2100 espositori da 37 Paesi. Tra questi ci sono anche i giovani designer del SaloneSatellite, 700 nel 2025, provenienti da tutto il mondo, un vivaio intergenerazionale che in fiera incontra e dialoga con la manifattura industriale. Pensiamo alle grandi aziende come alberi secolari e ai giovani designer come radici sottili che cercano nuove direzioni, nuovi nutrienti. Perché il design non deve essere un monologo, ma una conversazione. E poi c’è Milano. Il Salone non vive dentro i padiglioni, ma abbraccia la città, si intreccia con le sue strade, i suoi ritmi, i suoi abitanti. La nostra idea di innovazione non è futuristica, è radicalmente umana: riportare il design a essere un atto sociale, una forma di cura collettiva. Quindi sì, al Salone vedrete materiali innovativi, progetti sostenibili e nuove tecnologie. Ma ciò che auguro davvero a tutti i visitatori è che, una volta usciti, si portino via un’idea diversa di cosa possa essere il design: non solo un oggetto, ma una possibilità di futuro.

DT – Il Salone del Mobile ha acquisito una vocazione sempre più internazionale. Quali sono le iniziative in corso per rafforzare la presenza del Salone all’estero e quali mercati ritenete strategici per il futuro?

MP – Il Salone del Mobile ha sempre avuto una vocazione internazionale, ma negli ultimi anni abbiamo lavorato per rafforzarla ulteriormente, sviluppando strategie mirate per promuovere le aziende espositrici nel mondo. Il nostro obiettivo è attrarre un pubblico globale sempre più qualificato e creare nuove opportunità. Per questo, abbiamo intensificato il nostro programma di eventi internazionali, organizzando roadshow e presentazioni nelle principali capitali del design: Londra, Parigi, Berlino, Copenaghen, Madrid solo per citare le principali in Europa e, al di là dell’Oceano, New York, Miami, Los Angeles, Boston, Houston, Toronto e ancora Shanghai, Hong Kong, New Dehli, coinvolgendo media, buyer e architetti. Lavoriamo a stretto contatto con ICE e il Ministero degli Affari Esteri per favorire la promozione del Salone all’estero e attrarre un numero sempre maggiore di operatori internazionali. Un altro aspetto su cui stiamo investendo molto è la digitalizzazione: attraverso la nostra piattaforma online, offriamo contenuti esclusivi, webinar e incontri per connettere le aziende italiane con i mercati esteri, abbattendo le barriere fisiche. Per il futuro, guardiamo a nuovi mercati, come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti (che nel 2024 hanno registrato aumenti rispettivamente del 22,8% e 21,6%, Fonte: Centro Studi FederlegnoArredo). Il Medio Oriente, infatti, con città come Dubai e Riyadh, offre importanti opportunità nel settore dell’ospitalità e del contract, mentre l’India e il Sud-Est asiatico si stanno affermando come mercati emergenti con un forte potenziale di crescita. Non trascuriamo neppure l’Africa dove vediamo un interesse crescente per il design e l’arredamento di qualità. L’internazionalizzazione è una delle nostre priorità e continueremo a investire per rendere il Salone del Mobile sempre più un punto di riferimento globale per il settore.

DT – Il Salone del Mobile ha presentato il suo primo Report annuale 2024 lo scorso mese di dicembre. Quali sono i dati o i risultati più significativi emersi e come influenzeranno le prossime edizioni?

MP – Il primo Report (Eco) Sistema Design del Salone del Mobile.Milano rappresenta un passo fondamentale per comprendere e valorizzare l’impatto della Manifestazione sulla città di Milano e sul sistema del design globale. Abbiamo voluto offrire uno strumento di analisi sistematica che non solo fotografi l’esistente, ma che ci permetta di tracciare una strategia di crescita sostenibile e inclusiva per il futuro. I dati raccolti parlano chiaro: l’edizione 2024 ha registrato 370.824 presenze complessive, segnando un incremento del 20,2% rispetto al 2023 e confermando la centralità del Salone nel panorama internazionale. Oltre il 65% dei visitatori professionali è arrivato dall’estero, a testimonianza del forte appeal globale della Manifestazione​. L’impatto economico diretto stimato dalla Camera di Commercio è stato di 275 milioni di euro, ma l’effetto del Salone va ben oltre il dato economico. L’evento attiva un intero ecosistema che coinvolge turismo, ospitalità, cultura e trasporti, rafforzando il posizionamento di Milano come capitale mondiale del design​. L’Osservatorio Permanente, nato proprio dalla collaborazione con il Politecnico di Milano, ci permetterà di monitorare in modo strutturato l’evoluzione del Salone e della Settimana del Design, valutando impatti e opportunità per una crescita ancora più strategica​.

DT – Qual è la sua visione a lungo termine per il Salone del Mobile e quali obiettivi spera di raggiungere come presidente nei prossimi anni?

MP – In un momento delicato e complesso come quello presente, mi auguro che il Salone continui a essere un momento e un luogo di connessione tra aziende, imprenditori, designer, architetti, creativi e pensatori globali, resti unito, continui a fare sistema, a generare impatti concreti e positivi sulla nostra filiera, la nostra città e l’Italia tutta. Ci impegneremo affinché crei ponti con le nuove economie del design, valorizzando il saper fare di tutti e intrecciando culture diverse. Milano deve restare la capitale mondiale del design, con un respiro sempre più internazionale, capace di parlare a nuove geografie e a nuove sensibilità. Il Salone del futuro, ma già quello di oggi in qualche misura, è un luogo dove il progetto diventa leva di trasformazione sociale e culturale. Un Salone che ispiri, sorprenda e lasci il segno, dentro e fuori la fiera.

Photo credits: ©Guido Stazzoni