Devo confessare che non sono mai stato un gran frequentatore della zona di via Washington e della Milano ovest in generale (l’ho sempre considerata troppo borghese), ma sono spesso rimasto colpito da alcuni suoi aspetti puramente estetici che secondo me la rendono una zona unica di Milano. Mi viene in mente Piazza Piemonte con i due “grattacieli” e con il Teatro Nazionale e poi, aggiungerei, ho sempre trovato incredibile (ma forse sono di parte) che a Milano ci sia una casa di riposo per musicisti. Ecco, è proprio qui, alla fermata Buonarroti.

Parlando dei “nuovi” quartieri di Milano, se Santa Giulia e Cascina Merlata si collocano tra essi in quanto di nuova edificazione, altri, col nuovo PGT, acquisiscono semplicemente un nuovo nome, che a volte, come nel caso del già discusso NoLo, si trascina dietro una serie di conseguenze. Non credo sarà questo il caso del quartiere di via Washington, a cui l’imminente cambio del nome non è legato a nessun fenomeno di recupero, gentrificazione e/o mutamento in generale. Al massimo, la decisione di cambiare il nome del cinquantunesimo Nucleo di Identità Locale in “Porta Magenta” può solo lasciare perplessi.

una foto di Washington degli anni ‘50 (vista verso Piazza Piemonte)
Via Washington oggi

Per una volta il dubbio non sorge per banali questioni formali (North of Loreto o Nord di Loreto? Ecc…) ma perché sostanzialmente fuorviante, visto che Porta Magenta ha sempre indicato storicamente un’altra zona di Milano. Inoltre mi piace sottolineare, in quanto amante cosciente dell’empirismo, che non ho mai sentito dire da qualcuno che abiti in via Washington “abito a (o in, come si dice a Milano) Porta Magenta”.

Porta Magenta in una incisione dell’800

In onore della vittoria del 1859 nella battaglia di Magenta, durante la seconda guerra di indipendenza italiana, Porta Vercellina, una delle aperture nella cinta muraria della romana Mediolanum, fu ribattezzata appunto Porta Magenta. E’ importante in questa analisi sottolineare che “Porta Vercellina” aveva indicato fino a quel momento uno dei sestieri storici in cui era divisa Milano. Ugualmente, anche il “Corso di Porta Vercellina” divenne “Corso Magenta”. L’originario sestiere di “Porta Vercellina” o, appunto, di “Porta Magenta” aveva un’estensione tuttavia molto diversa da quella della zona di via Washington che ne sta acquisendo il nome: essa infatti era limitata da quella che attualmente è la “via Carducci”.

C’è da dire, ripercorrendo la storia, che il comune dei Corpi Santi (siamo ormai nel 1782) era anch’esso diviso in sestieri, corrispondenti alle porte di Milano. Per questo motivo troviamo anche il sestiere di “Porta Vercellina” che questa volta indica però, per i Corpi Santi, l’area esterna alla cinta muraria, ben più ampia del cinquantunesimo NIL (in fondo erano sestieri). Che storia confusionaria.

Poiché la tesi storica mi piace ma si presta, come visto, a una duplice (un po’ forzata) interpretazione, mi rifugio ancora nel mio amato empirismo e mi domando perché calare dall’alto un nome ad una zona che ormai (credo) fosse per tutti “Washington” o, per i più nostalgici, “Maddalena”, nome originario di un borgo di case di campagna parecchio lontano dalla cinta urbana attraversato dall’Olona.

La Maddalena cambiò decisamente volto a fine Ottocento quando vi si insediò l’industria di tessuti stampati De Angeli che divenne poi De Angeli – Frua. La presenza dello stabilimento e la grande attenzione da parte dei due imprenditori ai bisogni dei propri dipendenti saranno il cuore pulsante dell’espansione della zona residenziale.

Di questa Maddalena storica resta, nascosta tra le aiuole di piazza De Angeli, solo una colonna votiva fatta erigere da San Carlo Borromeo come ringraziamento per la fine della peste del 1576 e qualche palazzo ottocentesco su via Washington. Più fuori, oltre via Bezzi, si può ancora vedere il villaggio operaio voluto da Giuseppe Frua.

Stabilimento De Angeli – Frua