Lasciata Erika Trojer fotomodella ed artista nella precedente storia, la ritroviamo con Enzo nelle vesti di piccola imprenditrice e designer.
Enzo Schettino è un caro amico da quando, non ancora ventenne, arrivò a Como da Roma, ed oggi lo ritrovo come imprenditore e titolare di Amecom, una trentennale azienda comasca di semilavorati e profili d’alluminio.
Enzo inizia la sua vita viaggiando di città in città in quanto figlio di un generale dell’Arma dei Carabinieri; poi gli studi alla Bocconi di Milano e nel 1987 la nascita di Amecom e la vita con Erika lo portano definitivamente nel comasco, a Cernobbio.
Ed è proprio in un grazioso ufficio con le pareti in pietra ed un camino nel centro storico di Cernobbio che l’incontro per ascoltare le sue storie d’imprenditore, pilota e collezionista d’arte.
Al di là della sua attività in Amecom, è interessante ascoltare come si sia dedicato con Erika all’acquisto di un ex rifugio di cavatori di pietra, trasformato in una villa di design sopra Torno all’inizio della mulattiera che sale al Monte Piatto: un luogo affascinante, una terrazza con la vista che spazia tra le montagne ed i paesini lungo le sponde del lago di Como.
Impossibile non innamorarsi di quel posto, e così succede ad Erika quando va a trovare l’amico architetto proprietario della villa: con la sua tipica tenacia, dopo sette anni l’acquista e coinvolgendo Enzo si dedica al progetto d’interni e design.
È un lavoro di grande impegno, facilitato però dalla grande complicità che lega Erika ed Enzo.

La villa è formata da due corpi che si susseguono al primo originario in pietra e quindi anche l’interno mantiene il collegamento con l’esterno, usando materiali come pietra e legno.
Gli spazi interni si snodano su tre piani grazie ad una scala in ferro: tre camere matrimoniali con bagni al piano superiore, zona giorno al pianterreno e spazio ospiti con relax e sauna nel seminterrato.
Il design degli arredi è minimalista, pezzi firmati da designer quali Jean Nouvel, Arne Jacobsen, Achille e Piergiacomo Castiglioni, Gae Aulenti; il tutto è completato poi dal design vero che si vede dalle ampie vetrate: il panorama intorno con i colori dei boschi, del cielo, del lago che emanano energia.
La natura tanto cara ad Erika, avvolge questa discreta e lussuosa villa che Erika ed Enzo vivono nei momenti di relax, nel fine settimana, quando non è affittata con Airbnb ad ospiti che giungono soprattutto dalla Russia e USA.

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Un altro progetto curato da Enzo insieme alla moglie ci porta in Val Pusteria dove Erika ha vissuto i suoi primi 18 anni, a Villabassa. I due vanno alla ricerca di un maso e dopo averlo trovato, lo restaurano e trasformano il fienile in abitazione, mantenendo la rampa d’ingresso che serviva ai mezzi agricoli come entrata della casa. Un’abitazione che permette di trascorrere lì le vacanze ed essere vicini alla famiglia di Erika.
La grande attenzione nel progetto di ristrutturazione è quella di mantenere le origini del maso, con la sensibilità di usare materiali come il sasso ed il legno ed arredi caldi, di grande semplicità ed eleganza.
Un grande open space che poi si sviluppa su 7 livelli diversi ed ospita anche una sauna in un locale in cui durante la ristrutturazione, nei tre muri spuntano tre nicchie a forma di quadrato, cerchio e triangolo che fanno pensare a significati religiosi: il maso è di origini antichissime.

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È un progetto in cui il lusso emerge attraverso il gusto, l’eleganza e la classe con cui sono stati scelti i materiali e gli arredi, attraverso l’attenzione nel mantenimento delle tradizioni ed origini, attraverso una profonda sensibilità volta alla qualità ed al benessere del vivere.
Il maso è anche un luogo che Enzo raggiunge in idrovolante.
Volare è una passione a cui si è avvicinato grazie anche alla vicinanza dell’acqua del lago: è vice presidente dell’Aereo club di Como e pilota d’idrovolante con cui parte per la Spagna, la Francia, la Grecia, per sorvolare l’Italia e soprattutto il lago di Como. Ama staccarsi dall’acqua per salire, non troppo in alto, nel cielo e rivedere con altre proporzioni i luoghi in cui vive tra Cernobbio e Torno e più su dove il lago termina e iniziano le alte montagne che portano in Valtellina.
Dopo ore nel cielo, di nuovo giù tra spruzzi, schizzi e onde dell’acqua creati dai pattini del suo idrovolante.
Quando torna sulla terraferma, nel dedalo di viuzze di Cernobbio, spesso prima di tornare all’ufficio o a casa si ferma a metà strada da “Tribal” art gallery, una stanza dove coltiva un’altra passione. È un collezionista di sculture, maschere, pezzi etnici: grazie ad un amico che da lungo tempo, fin dagli anni ’70 lo introduce al collezionismo, ama nella sua galleria esporre maschere e pezzi di arte africana, quadri di giovani artisti di Bali, pezzi del mondo asiatico che sceglie in base alla sua curiosità, emozione e piacere estetico.
Tra di loro spiccano a volte pezzi che arrivano dal piccolo museo di arte africana di Massimo Bargna: un luogo lontano dal lago, ma vicino a Como che preannuncia la prossima storia, quella dedicata a Massimo scrittore, giornalista, collezionista d’arte e la sua famiglia, moglie africana, figlia cantante e figlio chitarrista.
Sarà un tuffo in un piccolo regno africano a Capiago nei boschi intorno a Como, dove si mischiano arte, scrittura, musica e ricordi di viaggi in Africa iniziati già dal padre Giorgio Bargna.