La storia che sto per raccontare nasce da una piacevole conversazione avuta con Simone ad Argegno sul lago di Como. Simone nasce a Barlassina in Brianza, nel regno dell’arredamento, del design e dell’artigianato dove presto inizia a respirare il profumo del legno della falegnameria e azienda di contract del padre; è un bambino creativo che ama il disegno, soprattutto disegnare con la matita oggetti. Nell’azienda del padre attacca i fogli pieni di fantasia al tecnigrafo e costruisce sfere e piramidi di legno respirando la vita del padre, fuori gioca a pallacanestro con grande passione che alterna allo studio.
Il disegno non diventa pittura: alle scuole medie conosce la china e il pennino del rapidograph per realizzare schizzi a mano libera che lo portano ad iscriversi alla scuola d’arte di Cantù e nel mondo dell’arredamento e dell’ebanisteria. Dopo aver visto un pittore disegnare col filo sul vetro, Simone chiede al padre in regalo una valigetta col filo a piombo ed i colori trasparenti per disegnare sul vetro; i quadri di Matisse diventano il soggetto per formelle di vetro e decorazioni per vasi sempre in vetro. Le scuole superiori sono importanti per la formazione rivolta al design industriale mentre parallelamente continua l’attività con l’uso del vetro con la realizzazione delle prime sculture. Arriva così ad iscriversi alla Facoltà di architettura a Milano e durante il periodo universitario Simone partecipa ad un concorso indetto da La Murrina, venendo selezionato tra i dieci designers vincitori.
Nel periodo universitario Simone affianca allo studio intenso una esperienza lavorativa in uno studio di architettura a Barlassina, il basket alla sera e viaggi di lavoro insieme al padre negli Stati Uniti.
L’università è un flash rapidissimo per entrare nel mondo del lavoro; seguono corsi di storia dell’architettura, storia dell’arte, corsi di arredamento e d’interior design e grazie all’azienda del padre ha contatti nel mondo del contract.
Sono tante le vie che Simone ha seguito per arrivare a questo punto, ma ne manca una, quella della casualità, che arriva il giorno della laurea: Simone incontra il titolare della show room milanese di arredamento Milano Interni che cerca un giovane architetto e ne segue un colloquio che termina con l’assunzione di Simone che per sette anni lavorerà in quella show-room conoscendo le grandi aziende italiane dell’arredamento e noti designers.
L’attività lavorativa s’intensifica poi con la collaborazione con un’azienda di prototipizzazione di oggetti più disparati entrando così nel mondo del design in larga scala e avvicinandosi al mondo dell’Horeca. In questo mondo si uniscono il tecnicismo e l’estro creativo che Simone trasforma in qualche cosa di iconico e ironico, attraverso i suoi progetti che mantengono sempre una caratteristica sartoriale basata sulla ricerca del dettaglio, dei materiali e delle finiture per creare prodotti unici tuffandosi nella vita degli artigiani e delle aziende produttive del Made in Italy.
Dall’Italia Simone si sposta in Svizzera quando viene chiamato a disegnare oggetti e complementi per stazioni di rifornimento di carburante per un’azienda privata svizzera che gli chiede di rivisitare l’interior dei suoi punti di rifornimento e ciò permette a Simone di aprire uno studio a Lugano che da sette anni produce progetti dedicati a tutto il mondo dell’interior design.
La conversazione con Simone dalle parole passa alla visione grazie ad una carrellata di immagini che rappresentano l’intero suo mondo progettuale ed è come trovarsi ad una mostra di quadri dove cambiano i soggetti, le forme, le tecniche ed ogni quadro crea suggestioni che emozionano per il tocco artistico che trasmettono.
Queste emozioni mi introducono in un nuovo mondo: quello personale di Simone legato alla sua vita personale ed è lì che nasce la mia domanda “di che materiale sono fatte le idee che ti portano ad impostare un concept per un tuo progetto?”
Simone mi risponde che tutti i suoi progetti di design, fin dall’inizio, sono nati dalla sua esperienza di vita: la vita nella Milano notturna, ma non quella modaiola, bensì camminando nel buio per le vie a scoprire i palazzi e i monumenti come volti architettonici sorridenti alla luce di fari e lampioni, i viaggi nel mondo per capire la coscienza delle persone, il contatto con la natura attraverso passeggiate nel verde per trovare l’essenza delle cose.
Per Simone la vita è passione che si travasa nel lavoro, è ispirazione attraverso un meticoloso percorso introspettivo. Un elemento fondamentale è la musica che ascolta in un duplice rapporto: da ragazzo ascolta qualunque tipo di musica con preferenza verso il rock duro, ma quando si avvicina al mondo della ristorazione la musica diventa uno strumento da cui escono bolle fatte di rumori e suoni che ricreano atmosfere ed evocano ricordi.
Altro importante elemento è l’acqua che l’accompagna fin dai suoi primi passi nel mondo del vetro dove l’acqua è indispensabile per la lavorazione di questo materiale che Simone utilizza per la creazione di vasi; la sua principale caratteristica è l’essere impalpabile: quasi immateriale e impercettibile ma visibile com’è l’arte che impregna i concept che nascono dalle mente di Simone.
Ed è proprio il rumore dell’acqua del lago di Como che accompagna le ultime parole della nostra conversazione da cui nasce la storia di Simone Riva.
Photo credits: © Simone Riva Design