Carla nasce a Milano dove rimane per circa una ventina d’anni. Fin da piccola, in un’infanzia che ricorda felice, esprime il suo estro creativo ritagliando, disegnando e dipingendo, continuando così con la pittura una passione che è già della nonna, della zia e del padre. A sette anni, iniziando la scuola, esplode un altro interesse: la lettura e la scrittura che le permettono di raccontare, inventando storie che sono come favole prima e poi racconti legati alla sua vita; sono storie di una bambina, semplici e la semplicità sarà una caratteristica che accompagnerà sempre Carla anche nel suo percorso professionale. Il gioco e le bambole passano in secondo piano: è una bambina che sta volentieri in casa a pensare. Ama i colori, soprattutto il blu e le tonalità degli azzurri.
Nel mio incontro con Carla, sono passati diversi anni in quella bambina, si presenta vestita di nero e blu scurissimo: chissà forse pensavo di trovare una donna coloratissima, ma lei mi spiega che lo scuro è più pratico per una donna spesso in viaggio e poi lavorando, parlando e presentando colori è meglio essere neutrale e quasi scomparire per lasciare che siano i colori stessi i veri protagonisti. Rimane da sempre fedele al blu che è la tinta della riflessione e dell’infinito. Non le piace mescolare i colori, ma restare sulle tinte unite, tono su tono, senza decori e disegni stampati, né fantasie troppo forti. Per lei l’abbigliamento diventa una cornice, capace di valorizzare ciò che racchiude, anche soltanto metaforicamente: pensieri, parole, immagini….
Un’altra passione di Carla, che si svilupperà successivamente, è il canto, accompagnandosi con la chitarra; dai suoi primi interessi si capisce che Carla sta prendendo la strada dell’artista, ma terminate le medie, al momento di decidere il liceo a cui iscriversi ecco il colpo di scena: anziché il liceo artistico Carla sceglie il linguistico, dove impara il tedesco, il francese e l’inglese. In quegli anni passa molto tempo in Austria, a Graz, finché terminato il liceo torna a Milano con tanti interessi: vorrebbe iscriversi alla facoltà di lettere o scienze politiche per scrivere, per fare la giornalista, ma inaspettatamente sceglie l’università di architettura per seguire una nuova passione: l’arredamento d’interni. Carla non si laureerà in architettura, ma conoscendo le lingue inizierà a lavorare come interprete, iniziando a viaggiare in Europa. Per un anno scrive anche sul Giornale nuovo di Montanelli nella pagina della Grande Milano Costume.
Da Milano si trasferisce in Valsesia, vicino alla sede della Loro Piana; l’attrazione verso i tessuti ed i colori la spingono a cercare lavoro in quel campo e finisce a Ghemme alla “ Crespi” cotone e lino.
Dalla Crespi passa alla Loro Piana, ciclicamente ogni quattro anni Carla cambierà lavoro: inizialmente è nell’ufficio export, ma passerà poi all’ufficio stile unendo il commerciale al creativo.
Iniziano i numerosi viaggi all’estero grazie al commerciale che s’intensificano con la svolta del suo passaggio alla divisione filati, portandola a Londra, Parigi, in Germania e poi New York, la Cina, il Giappone e la Scozia dove vive per lunghi periodi.
Dopo la Loro Piana le sue esperienze lavorative proseguono in Linea Più di Prato come responsabile di linea, in DuPont e in Cariaggi come direttrice commerciale, ruolo che la porta a decidere le collezioni e che ricoprirà per 17 anni in aziende diverse. Abbandona in seguito il settore commerciale per quello creativo e immersa nei filati di cashmere e nel colore continua a disegnare con pastelli, acquarelli e chine diluite ed escono dalle sue dita paesaggi surreali.
Frequenta corsi di colore, si dedica alla fotografia e viaggiando e dedicandosi alla ricerca entra nel mondo della moda, del design e del lusso: la bambina Carla che preferiva stare tranquilla in casa è diventata una donna a cui piace muoversi e correre.
Inizia anche ad insegnare e tenere conferenze sul colore: ritorna il piacere di quando da bambina scriveva per raccontare e coinvolgere.
Prende forma anche il coinvolgimento nel mondo del design grazie alla creatività di Carla di unire la fotografia al disegno: le sue opere sono fotografie elaborate.
Nel nostro incontro le chiedo di scegliere dieci pezzi iconici, simboli del lusso nel mondo della moda e del design e di colorarli.
Carla, premette che pensa che il concetto di lusso, oggi, trascenda dal significato che gli abbiamo attribuito fin qui. I tempi sono cambiati; esso non incarna la certificazione di uno status, non vale in quanto “portatore di valore” … Escludendo l’ostentazione, propria ormai dei mercati emergenti e dei nuovi ricchi, vede il lusso come qualità, valore intrinseco, essenzialità, sostenibilità, armonia, semplicità intesa alla Munari…
Il suo elenco raccoglie una serie di oggetti iconici che occupano un posto importante nella storia del design in senso esteso, rappresentano una particolare bellezza propria. Anche se non sempre o non tutti riescono a trovar spazio nello spirito del tempo, nella contemporaneità – così scollegata, ormai, dalla dimensione in cui questi oggetti furono concepiti – indubbiamente ne hanno uno importante nella nostra storia, nella nostra cultura.
Eccolo:
1. Poltrona Lady Marco Zanuso: nella sua armonica rotondità, mi piace vederle “indossare” un colore morbido, mélange, che lasci emergere la profondità della materia tessile, la trama del tessuto: cipria, biscotto, zafferano… oppure grigio-azzurri delicati, verde sottobosco non troppo scuro, smeraldo attutito dalla brillantezza eccessiva.
2. Barcellona Mies van der Rohe: pura ed essenziale, merita un colore grafico, acromatico; bianco o nero, a seconda dell’ambiente che la contiene, perché non c’è niente da aggiungere: less is more.
3. Immagino una borsetta Jackie O’ Gucci rigorosamente vintage, molto più contemporanea rispetto a una Kelly o a una Birkin, in un bel color glicine, da indossare con albicocca, maron glacé, ciliegia spento….
4. Un abito della linea Pleats Please di Miyake lo vorrei blu profondo, piuttosto scuro ma intrinsecamente brillante. Un colore che abbia carattere, che purtroppo non esiste nelle collezioni in vendita.
5. La cintura di Hermes o di Gucci va scelta rigorosamente in tono con l’abbigliamento.
6. L’orologio Tank di Cartier antico, in oro bianco, con cinturino color indaco o blu Lanvin.
7. Uso una stilografica Mont Blanc nera, caricata con inchiostro rigorosamente blu, che lascia fluire parole più morbide, flessuose, sensibili, niente affatto perentorie.
8. Una serie contemporanea di ipotetiche uova di Fabergé la immagino levigata e pura. I pezzi rappresentano sfumature diverse di bianchi colorati, dall’avorio al latte, dal rosa pallidissimo e ingrigito al pervinca impercettibile, al nuvola…. A parlare non sono più le decorazioni, totalmente assenti, ma i materiali e il loro modo particolare di rifrangere la luce.
9. Una delle leggendarie zeppe di Ferragamo degli anni ’30, ancora contemporanee e imitate da tutti, nei colori dell’arcobaleno.
10. Un vaso Venini vintage a mosaico riquadri rubino scuro e bianco.
Lascio Carla pensando se la incontrerò di nuovo nel lontano Canada o al Lido di Venezia, luoghi dove andrebbe a vivere lasciando la Valsesia: più facilmente al Lido di Venezia, quel luogo dalla dimensione particolare di mare non mare, vicino a Venezia città di arte e cultura, dai colori azzurri e verdi chiari, blu metallici e neri che spiccano nel bianco della luce intensa. Un luogo dove continuare il viaggio del colore con i suoni ed i profumi in una comunione dei sensi che s’intrecciano, si mescolano… una sinestesia come sottolinea Carla: un’esperienza professionale e personale con il marito, fotografo, creativo, un uomo in blu.
Termino questa storia con un omaggio ad Oriana Fallaci: la sua frase “LA VITA NON È UNO SPETTACOLO MUTO O IN BIANCO E NERO. È UN ARCOBALENO INESAURIBILE DI COLORI”.