Lo scenario, a prima vista, è montano: un’isola piatta, interrotta da picchi alti e aguzzi – come un dipinto monocromo di Emil Nolde, prosciugato però dalle pennellate espressioniste – che si allungano verso un piano perpendicolare alle vette, un cielo, sul quale si materializzano immagini indistinte, in movimento. No, non è il cielo, bensì una superficie increspata che spinge e richiama riflessi iridescenti: è il pelo dell’acqua, sopra la mia testa, e io cammino sul fondo del mare, nel blu più assoluto.
Questo è un indizio: sott’acqua, la luce bianca del sole che penetra le profondità marine viene assorbita selettivamente dall’elemento, perdendo – man mano che procede verso il fondo – le sue componenti cromatiche. Infatti, nella discesa dalla superficie a una profondità di 40 metri i rossi, gli aranci, i gialli e i verdi risultano progressivamente, uno dopo l’altro, impercettibili per cui, a giudicare dal blu oltremare che mi circonda (è l’ultimo colore a sparire, prima che le onde corte del violetto siano rapidamente inghiottite dal buio totale), è certo: la terraferma è già lontana.
Non è un sogno; sto attraversando la suggestiva installazione immersiva “Under the surface”, ad opera dell’artista e illustratore Emiliano Ponzi (Salotto.NYC), realizzata con lo studio Accurat e Design Group Italia, esposta al Salone Internazionale del Bagno (Salone del Mobile). L’opera, maestosa e stupefacente, ha l’obbiettivo di far riflettere sull’importanza dell’acqua, sulla necessità di preservare le risorse idriche, perseguendo un uso responsabile delle quantità limitate di un bene indispensabile alla vita, inestimabile e scarso, in forma potabile.
Allo stato puro, l’acqua è incolore: dal dolce stil novo al pop italiano, con pesi diversi sull’immaginario collettivo, sinestesie come “chiare fresche dolci acque” e “acqua azzurra, acqua chiara” descrivono la trasparenza, il senso di pace evocati dallo scorrere – lento o vivace – di una corrente cerulea e leggera, materializzando la visione di un locus amoenus erboso e fiorito, vitale ma rilassato. L’ azzurro è un riflesso del cielo o l’espressione di un fondo bassissimo e chiaro, che ospita acque incontaminate.
È un blu dipinto di blu: fondali profondi, in natura, sono descritti da blu intensi e scuri, ai quali l’assorbimento selettivo delle lunghezze d’onda attribuisce il colore che per l’uomo da sempre rappresenta l’insondabilità di un mistero senza fine, tanto da renderlo riflessivo e curioso, stimolato da spirito d’avventura, ma allo stesso tempo dedito alla contemplazione, affascinato dall’“orrore delizioso” che circonda la “massa polposa e carezzevole” descritta da Melville, metafora della natura selvaggia la cui forza è assoluta e inarrestabile.
Da una prospettiva opposta, con il binomio mer e mère, la lingua francese associa il blu del mare alla madre e, in senso lato, alla figura femminile accogliente, a una genitrice celeste e all’archetipo della madre buona, alla quiete, alla calma e alla comprensione. Similmente, la Blue Mind Theory, espressa dal biologo marino Wallace J. Nichols, indica l’acqua come elemento calmante e rigenerante per la mente umana: ascoltarla e guardarla induce l’individuo a uno stato di relax totale, riduce lo stress e stimola la creatività.
Non è la prima volta che Ponzi tratta il tema dell’acqua. Lo ha fatto con il progetto “D’acquà a là, un viaggio nella parte blu del Pianeta”, in occasione della celebrazione della giornata mondiale dedicata al prezioso elemento, nel 2017, per insegnare ai piccoli che la risorsa, la cui disponibilità sembra scontata quando si apre il rubinetto, non è infinita. Nell’illustrazione, un bambino trasporta due gocce azzurre, come due pesanti borse della spesa, un fardello che qualcuno si troverà a dover sopportare, prima o poi. Un pennarello dello stesso colore – offerto con la pubblicazione per dipingere le parti rimaste bianche che, non a caso, raffigurano l’acqua – possiede, è evidente il fine istruttivo, una quantità limitata di inchiostro.
Dall’emblematico “Il viaggio del pinguino”, Emiliano Ponzi ha raffigurato specchi d’acqua bianchi e spumosi; blu scurissimi o indaco, complementari a sabbie calde; nordici, celesti e ghiacciati; glauchi e incombenti, verdastri, in cui cerchi concentrici muovono la superficie e tagli di luce riflettono le emozioni intime dei personaggi che vi sono immersi; l’acqua di laghetti e fiumi di montagna, infatti, è spesso verde, a causa della presenza di alghe o sedimenti che ne caratterizzano la tinta: di questo colore la definiva Leonardo Da Vinci nel “Trattato della pittura”.
Ugualmente, il preraffaellita John Everett Millais ha scelto di collocare Ophelia in un ruscello che deve la propria colorazione alla natura rigogliosa attorno, un’eroina romantica, morente e bellissima, immersa nel verde rigenerante che a lei, per contrasto, non lascia scampo. Considerando l’installazione immersiva Life, esposta da Olafur Eliasson presso la Fondation Beyeler di Basilea nel 2021, acqua di un verde brillante – vagamente inquietante perché fluorescente, a base di uranina – stimolava la percezione dei presenti, conducendoli alla riflessione sul rapporto oggi incerto fra uomo e natura: il verde, si sa, è associato all’alea, ma anche alle muffe e al veleno e, più recentemente, evoca scenari distopici.
L’installazione concepita da Ponzi non sposa, cromaticamente, la stessa visione né mostra il “mare color del vino” descritto da Omero – livido, oscuro e minaccioso – proponendo bensì uno scenario lucente e meraviglioso, brillante, che lascia senza fiato. Nessun collegamento simbolico al monocromo filmico di Derek Jarman: quello di Ponzi è un blu avvolgente, sereno e fiducioso, un colore “fuori dello spazio e del tempo”, capace di generare stupore. La sua quiete ieratica, oltre all’essenzialità, fa pensare a uno sguardo dell’autore al blu di Prussia del periodo Edo.
Il messaggio positivo risuona forte e chiaro, comunicato – anche digitalmente – attraverso la creazione di box interattivi: l’evoluzione tecnologica deve aiutare a ridurre il consumo idrico e gli sprechi di energia puntando, contemporaneamente, alla sostenibilità della filiera del bagno, dalla produzione al trasporto dei materiali, riducendo le emissioni.
Condivido un’affermazione di Ponzi: “Credo che una mostra, un’installazione debbano basarsi su due elementi principali: una storia importante e un’estetica forte. È necessario che l’opera venga sentita, prima che la si possa comprendere razionalmente”.
Con “Under the surface”, l’obbiettivo è raggiunto.
Cover photo credits: © Emanuele Zamponi