Analizzare e commentare Mocha Mousse – il colore per l’anno 2025 diffuso da Pantone Color Institute, vale a dire la tinta che emerge dalle ricerche socioculturali operate dall’istituto indagando lo spirito del tempo e le preferenze degli utenti – mi sembra opportuno, date le circostanze: dietro alla divulgazione della notizia da parte dei magazine, ho notato subito scarso entusiasmo e qualche perplessità nel condividere i messaggi convogliati dall’azienda attraverso il comunicato stampa.

Innanzitutto, accomunare – in poche righe di spiegazione – concetti opposti come umiltà e lusso, minimalismo e sofisticazione glamour, ricchezza di decoro e sobria raffinatezza non convince, mostrando irresolutezza da parte dei creativi di Pantone nell’elaborare i contenuti semantici associati al colore.

Andiamo con ordine: Mocha Mousse è sostanzialmente un marrone, colore assente dallo spettro visibile; la tinta pura da cui ha origine è un rosso aranciato – il rosso di Saturno – desaturato e parzialmente schiarito. Si tratta quindi di una tinta calda, ancora densa ma ingrigita, le cui caratteristiche percettive specifiche portano a visualizzare, lo dice il nome, una mousse al caffè, una crema morbida di marroni o di cioccolato al latte, tutti cibi confortanti, con caratteristiche organolettiche tali da riscaldare l’anima. Il colore possiede spiccate proprietà sinestetiche: Mocha Mousse – insieme ai ricordi gradevoli che porta con sé, connessi primariamente all’infanzia, alle feste di famiglia e con gli amici, alla condivisione del cibo intorno a una tavola ben apparecchiata – evoca aromi e sapori dolci.

Dolci al caffè, photo credits ©Blandine Joannic

Ma non è tutto: il marrone, indissolubilmente legato alla terra e all’autunno, è fecondo e materno, accogliente, intimo e offre, perciò, pace e riposo. Per estensione del concetto, è il colore che del rosso da cui proviene possiede il flusso energetico cedendo, però, a causa della desaturazione, i suoi aspetti passionali e impulsivi; ne conserva, allo stesso tempo, il lato tenero e affettuoso.

Terra e legno sono sostanze vive e vitali: miti e fiabe li avvalorano come simboli forti e tangibili dell’essere umano e animale, oltre a sottolinearne l’aspetto inclusivo.

Legno, pelle, paglia, photo courtesy ©2025 PORCELANOSA Grupo A.I.E.

Nelle gamme dei colori terrosi, ci sono i materiali “concreti” e autentici, indispensabili per costruire le case dell’uomo e contenerne le esistenze e le storie: terrecotte, mattoni e piastrelle, oltre a vasellame e stoviglie, includendo nel novero sughero, paglia, pellicce e pelli animali, costituiscono e rappresentano – fin dagli albori della civiltà – il focolare domestico. Anche la nozione di biodiversità si associa al marrone. Il legno in particolare è onnipresente in natura e con essa in stretta analogia; di conseguenza, mobili e pavimenti, se genericamente marroni, evocano l’idea di solidità, consistenza e calore, ben distanti dall’impenetrabile e inflessibile freddezza di pietra e ceramica.  Di legno sono i rivestimenti, interni ed esterni, che caratterizzano baite e case di montagna, come del resto lo sono interamente le abitazioni tipiche che ora bruciano in California.

Tuttavia, la scelta del marrone nasce, oggi, anche dall’aspirazione alla stabilità, all’umanità e alla compassione che ci mancano e che il colore sembra offrire, oltre a procurare comfort e rassicurazione.

Mocha Mousse, photo courtesy ©Rioroses

Esiste un marrone rustico connesso ai prodotti semplici della civiltà contadina ma anche un bruno umile che si manifesta, però, nelle tinte più fredde e sporche. C’è un marrone dal sapore amaro e bruciato, per non parlare di quello che incarna gli aspetti meno gradevoli ad esso ricollegati il quale – nell’ambivalenza strutturale che caratterizza le simbologie dei colori – come e più di altri tocca apici indicibili, palesemente corporei e disgustosi.

Arrivando al punto, Mocha Mousse è un marrone così dolciastro e pastoso da risultare stucchevole, se non usato a piccole dosi. La tinta, però, è piacevole e tende a funzionare nei contesti policromi – benché visti e rivisti – delle palette proposte dall’azienda, piuttosto che come colore prevalente. È particolarmente adatto agli elementi morbidi come divani e poltrone, e ai tessili di ogni tipo, in particolare se sapientemente alternato e dosato con altre tinte. Spesso, tuttavia, il colore non corrisponde a ciò che dichiara di essere, soprattutto nelle combinazioni monocromatiche dimostrandosi – al contrario – manierista, eccessivo, compiacente e artefatto. La descrizione fornita di Mocha Mousse, poi, si rivela la banale semplificazione di elementi simbolici e storici strettamente vincolati al colore, con scarso rispetto per i temi culturali imprescindibili da cui derivano.

La mia non vuole essere una polemica sterile. I tempi difficili che stiamo vivendo non richiedono artifici, bensì reclamano realismo, concretezza e determinazione. La formula stantia da cui nasce il colore dell’anno necessita di essere ripensata e attualizzata, offrendo idee nuove, adeguate ad un design contemporaneo tendendo, contrariamente a oggi, a valorizzare le differenze piuttosto che a uniformarle, a stimolare unicità invece di suggerire indirizzi monotoni e ripetitivi.

Va tenuto presente che il design – considerati i tempi lunghi che intercorrono fra una riorganizzazione cromatica e l’altra di un interno, o fra la progettazione di un ambiente e la sua anche soltanto parziale ristrutturazione – non ha bisogno di attingere da tendenze a scadenza annuale, talmente volatili e provvisorie da non poter essere prese in considerazione. Inoltre, la presentazione di un colore che – dal make-up al design – pretenda di essere la soluzione ideale per tutti è anacronistico e inutile, oltre che supponente e irrazionale: auspicherei, in futuro, la diffusione di stimoli ispirativi efficaci, non di diktat da seguire.

Pareti e arredamento Mocha Mousse, photo courtesy © 2025 AI Home

Cover Photo Courtesy ©2024 Indigo Paints