Tra le novità riguardanti il Piano di Governo del Territorio per Milano 2030, ce n’è una che permea la quotidianità di tutti i cittadini della città meneghina, vale a dire la nuova denominazione degli 88 quartieri della città.
Vuoi perché sia il quartiere in cui vivo da circa tre anni, vuoi perché da circa cinque è uno di quelli che attira su di sé più attenzioni, tra i nomi introdotti spunta quello di NoLo che, come tutti ormai sapranno, sta per “Nord Loreto” o “Nord di Loreto” o, per i meno attaccati alla nostra bellissima lingua, “North of Loreto” (mi fa male il cuore solo ad averlo scritto). Come in meno sapranno, è anche dove vive Il Toro e da casa sua si vedono tramonti fighissimi.
Una gentrificazione strana, diversa da quella dei grattacieli e delle speculazioni del quartiere Isola. Pochi anni fa, la zona, anche se ritenuta mediamente “brutta”, con la metro rossa (diciamocelo, la Metro con la M maiuscola) e i prezzi delle case contenuti rispetto al resto della città, ha permesso ai più giovani e a quelli con i lavori più instabili e precari di comprare una casa o di aprire un’attività. Questi personaggi sono musicisti, architetti, designer e soggetti simili alla ragazza di Ecce Bombo (quella di “vedo gente, faccio cose”) che si sono andati a insediare affianco agli immigrati del sud Italia parzialmente sostituiti da quelli sudamericani.
Dalla “progetteria” della Salumeria del Design, al bellissimo vivaio di Bici & Radici, passando per la piccola galleria Fanta Spazio sotto i binari della ferrovia, si respira un’aria frizzante e ricca di persone piene di voglia di fare. Tant’è che NoLo ha attirato talmente tanto su di sé i riflettori da far sì che dal Fuorisalone 2018 il design district di Ventura-Lambrate diventasse quello di Ventura-Centrale, con i Magazzini Raccordati come location principale e perennemente piena di gente in coda.
Dopo aver ospitato, sempre nei Magazzini Raccordati, l’evento di Moncler Genius, NoLo si prepara non solo all’imminente Fuorisalone, ma proverà a puntare ancora più in alto con la BienNoLo, una biennale d’arte contemporanea e che, ospitata nel neonato quartiere, ad esso non vuole limitarsi. Il tema sarà l’eptacaidecafobia, la paura del numero 17, e avrà inizio il 17 maggio, una settimana dopo l’inizio della Biennale d’Arte di Venezia, instaurando con essa un ideale rapporto di continuità. Lo spazio destinato all’accoglienza delle opere di più di trenta artisti è l’ex Laboratorio Panettoni Giovanni Cova, un gioiellino di archeologia industriale che già è stato teatro di eventi legati al design e alla moda (perfino una sfilata di Jil Sander).
E tra una mostra di qua, una colazione sociale di là, l’augurio che faccio, da abitante di NoLo, è che tutto ciò continui a svolgersi in maniera inclusiva e positiva, e che macellerie egiziane e barbe hipster continuino ad affiancarsi; e, perché no, che ci sia un po’ meno di “campanilismo” (ebbene sì, qualche noler sembra boicottare tutto ciò che è al di fuori del suo quartiere). Ma secessionisti a parte, staremo tutti a vedere come il quartiere continuerà a cambiare nel tempo: i prezzi delle case e degli affitti continueranno ad aumentare? Sarà l’ennesimo caso in cui lo “sporco” verrà allontanato in una periferia più lontana? Tutti qui si augurano di no, perfino i neoproprietari di case (come me), che da questa metamorfosi avrebbero solo da guadagnare. Si spera solo che le speculazioni, in stile Isola, gestite dall’alto non tocchino il nostro amato quartiere.