Visto il grande successo del primo capitolo, capace di portare a casa ben sei premi Oscar e un incasso di poco più di 400 milioni di dollari, la Warner Bros (una delle tre case di produzione del film e responsabile della distribuzione nei cinema italiani) ha già cominciato a gettare le basi per il sequel di Dune, la pellicola diretta da Denis Villeneuve basata sul romanzo scritto da Frank Herbert. Dopo aver viaggiato tra Ungheria, Giordania, Svezia ed Emirati Arabi Uniti per girare le varie scene del primo film, la troupe sta organizzando le riprese della seconda parte e, secondo indiscrezioni piuttosto insistenti, sembra che tra le prossime location ci sia una delle perle dell’architettura italiana della seconda metà del ‘900: la Tomba Brion di Carlo Scarpa.
Siamo in Veneto, in particolare a San Vito di Altivole, provincia di Treviso. È il 1969 e la vedova Onorina Tomasin-Brion commissiona a Carlo Scarpa la progettazione di un monumento funebre in onore del marito Giuseppe Brion, fondatore della celebre Brionvega e scomparso prematuramente l’anno precedente.
L’architetto veneto organizza gli oltre 2000 mq di area in una serie di ambienti ben definiti e in continuità tra loro. I Propilei, che costituiscono l’ingresso monumentale al memoriale; l’Arcosolio, un arco ribassato sotto il quale vengono posizionati i sarcofagi dei due coniugi; l’Edicola dei famigliari, che ospita i parenti; il Tempietto, situato a filo d’acqua e infine il Padiglione della Meditazione, una scatola in calcestruzzo sollevata da terra dove trovare un luogo intimo di raccoglimento.
Lo spazio è caratterizzato da un complesso apparato iconografico proveniente da diverse culture e diverse parti del mondo, con lo scopo di scindere dall’aspetto puramente religioso e indurre il visitatore a una personale riflessione sulla vita e sulla morte.
Passeggiando nel Memoriale si incontrano oggetti ricchi di simbolismo, impreziositi dal sapiente uso di elementi contrastanti tra loro come calcestruzzo, specchi d’acqua, aree verdi e rivestimenti con tessere di vetro colorato.
L’opera è stata completata nel 1978, anno della scomparsa di Carlo Scarpa, tumulato all’interno del Memoriale. Per terminare i lavori sono stati fondamentali gli oltre 1500 disegni realizzati dall’architetto, oggi custoditi nel suo archivio personale al Maxxi di Roma.
Nel 2018 Ennio e Donatella Brion, figli di Giuseppe e Onorina, hanno commissionato all’architetto Guido Pietropoli, allievo di Scarpa, un restauro conservativo durato per ben tre anni. Conclusi i lavori, il Memoriale è stato donato al Fondo per l’Ambiente Italiano, diventando il 70esimo bene gestito dalla fondazione. È quindi possibile organizzare una visita per apprezzarne i dettagli, ma attenzione, potreste finire nel bel mezzo di una scena hollywoodiana tra curiosi personaggi provenienti dal futuro!
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