La prima volta che ho sentito parlare di un parco lineare è stato non molti anni fa: ancora studentessa di Architettura; il concetto di parco urbano associato all’aggettivo lineare mi incuriosì parecchio. 
Nell’immaginario collettivo la parola “parco” ci riporta quasi sempre a Central Park di Manhattan, al Parco Sempione di Milano, al Parc de la Vilette di Parigi, al Parco del Retiro di Madrid, per citare alcuni dei più celebri. 
Si tratta comunque di zone e polmoni verdi che occupano una superficie ben definita, seppur ampia, che è quasi sempre delimitata e circoscritta all’interno di uno o più quartieri della città.
Il primo e più importante parco lineare dell’epoca contemporanea è sicuramente l’High Line di New York, inaugurato nel 2009: il progetto è tra i più interessanti, affascinanti e visionari degli ultimi decenni nell’ambito del landscaping.  Il parco nasce e si sviluppa sulla rete ferroviaria sopraelevata in disuso (la West Side Line) partendo da Gansevoort Street, passando per il quartiere Chelsea e terminando nel West Village per un totale di 2,3 chilometri lineari. Ad oggi, senza sorpresa, è una delle attrazioni più visitate della città di New York.

Un parco lineare si definisce tale perché (così come l’High Line di New York) si sviluppa più in lunghezza che in larghezza con la particolarità di attraversare più quartieri della città.
Potrei citare altri parchi lineari ma, tornando al nostro paese, vorrei parlarvi del progetto recentemente approvato e presentato del Parco Lineare di Trieste.
La città è una delle più eleganti e ricche del Nord Italia e vanta uno dei porti antichi più belli del territorio nazionale. Città di mare per eccellenza, nel suo golfo ogni anno durante la seconda domenica di ottobre si svolge la storica Barcolana che è una regata velica tra le più importanti in termini di numero di partecipanti.

©Studio Borlenghi

Il progetto di fattibilità tecnica ed economica per il Parco Lineare è stato commissionato dal Comune di Trieste ed inserito nell’ambito del Piano nazionale per gli investimenti complementari al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) ed è stato presentato il 13 Settembre scorso e con la firma di Atelier(s) Alfonso Femia in collaborazione con gli architetti Michelangelo Pugliese e Giovanni Damiani.
Il parco supererà per estensioni anche la stessa High Line di New York, grazie ai suoi 3 chilometri ed è dunque un progetto ambizioso non solo per le dimensioni, ma soprattutto per il valore e l’importanza che si appresta ad assumere dal punto di vista paesaggistico.
Il Parco si suddividerà in due diversi interventi collegati tra loro: uno sarà costituito da Viale Monumentale e l’altro dal tratto che collegherà il quartiere Barcola con il centro storico con uno sviluppo parallelo alla costa, attraversando gli storici magazzini del Porto Vecchio e seguendo le tracce dei binari ferroviari.

© AF517& ©Diorama

I percorsi pedonali e ciclabili si snoderanno attraverso punti strategici e sensibili della città, andando a costituire punti di incontro, piazze e luoghi di aggregazione per la collettività e per diventare “una sezione di paesaggi in sequenza che rileggono in filigrana la storia la geografia di questa città, ma anche un luogo conviviale e sicuro dove stare. Il parco inverte il rapporto tra città e produzione vegetale divenendo nursery di piante che nel tempo andranno a colonizzare gli spazi pubblici della stessa”.
(Architetto Michelangelo Pugliese)

Il concetto di sostenibilità è ovviamente al centro dell’intero progetto grazie all’efficientamento energetico e alla riqualifica del tessuto urbano. Gli spazi sono intesi come ambiti per la socializzazione e il confronto intergenerazionale, come luoghi per l’attività fisica e come collegamenti tra zone della città e identità personali eterogenee.
Il contatto con il mare sarà costante e verrà sviluppato tramite un concetto di presenza barra assenza visiva per creare nuove viste prospettiche e nuovi scenari ambientali.

Non sarà quindi solo un semplice parco ma piuttosto una connessione tra storia, città e mare: lo immagino come un filo che attraversa le strade di Trieste trasportato dalla Bora mentre cuce il passato con il presente, sullo sfondo la bellezza dei palazzi asburgici, delle piazze e ovviamente del porto antico.