Le luci della ribalta si sono spente e il vorticoso Fuorisalone 2023 anche quest’anno ci ha lasciato negli occhi e nella mente immagini vibranti, riflessi cangianti e quella sensazione di aver vissuto per una settimana in un mondo immaginifico e un po’ sognante, tra cultura del design e pura leggerezza. Un caleidoscopio creativo dove è sempre bello immergersi con tutti i sensi a caccia di emozioni, anteprime, progetti inediti e location sensazionali. Accompagnata dal passaparola di colleghi, amici e persino passanti, tra “cos’hai visto di bello?” e “qui ci devi andare tassativamente” anche io ho inseguito le suggestioni del momento e ho stilato, con l’inevitabile limite del tempo, la mia Top Ten, pardon, Top Seven. Al grido di “Non si può vedere tutto” (per buona pace del mio entusiasmo e della mia insoddisfatta volontà), sono riuscita ad esplorare tanti (anche se non tutti) mondi artistici, tra icone del design, sperimentazioni materiche e location tanto teatrali quanto blindatissime. Ecco i miei personali “fantastici 7”: quelli per cui dire, nonostante la stanchezza, le corse frenetiche e le giornate infinite, “ebbene sì, ne è valsa la pena”.
Moooi
Sarà che io amo Marcel Wanders, sarà che Moooi riesce sempre a farmi viaggiare in una dimensione fiabesca e inaspettata, fatto sta che anche questa volta l’allestimento di Moooi, realizzato in partnership con LG Oled, è da prima pagina. A Life Extraordinary ha trasformato il Salone dei Tessuti in via San Gregorio in una location da “wow” e “doppio wow” ed è bastato un attimo per ritrovarsi proiettati altrove, tra sogni, profumi da ambiente EveryHuman (da creare e farsi personalizzare al momento) e utopie. Per vivere quell’emozione di essere circondati dal “bello” che non ti aspetti.
Cassina
Edificio storico, Palazzo Broggi, e mostra storica: Cassina Echoes 50 years of I Maestri, curata dall’art director Patricia Urquiola insieme a Federica Sala, ha celebrato il mezzo secolo di design firmato Cassina, con un evento ad alto tasso di cultura. Schizzi, fotografie, pezzi cult firmati da Vico Magistretti, Gio Ponti, Carlo Scarpa e Ray Eames (per citare gli ultimi maestri entrati in collezione) sono stati divisi in 5 sezioni in un racconto da filo rosso, come rosse erano le stanze che ospitavano l’esposizione. Una narrazione raffinata e preziosa tra architetture liberty e accenti contemporanei, che non poteva che iniziare in modo scenografico, nel caveau sotterraneo e dismesso di una banca.
Convey
Sperimentazione, visioni futuribili e oggetti in bilico tra artigianalità e industria. Gli spazi di BasicVillage, nell’area riqualificata dell’ex Scalo Farini, hanno fatto da scenario alla nuova wave del design contemporaneo. Un collettivo di aziende e creativi ha scelto un linguaggio comune, ma inedito, per decodificare i nuovi stilemi dell’arredo, tra pragmatismo e funzionalità estrema, ma senza rinunciare a un’estetica capace di osare fino a diventare intramontabile.
La Manufacture
Una visita veloce a Casa Manzoni per un viaggio tra l’alta manifattura italiana e l’intramontabile eleganza francese. Ad abitare la storica e prestigiosa dimora dello scrittore meneghino è stata la Manufacture che con le novità firmate da Sebastian Herkner e le collezioni di Nendo, Neri&Hu, Patrick Norguet, Font, Ana Moussinet e tanti altri ha saputo regalare una nuova allure eterea e contemporanea a queste stanze piene di storia.
Nilufar
Un’installazione site specific e una mostra, che hanno lasciato parlare la luce. Nilufar Gallery ha presentato Poikilos insieme a The Bright Side of Design, ovvero sedute, tavoli e oggetti animati da iridescenze colorate e perlacee nel grande spazio su tre piani Depot, in zona Lancetti. L’installazione è stata curata da Valentina Ciuffi, fondatrice dello Studio Vedèt che ha mandato in scena oggetti magici realizzati in una speciale resina brevettata da Objects of Common Interest, architetti di origine greca. La mostra, invece, si sviluppa negli spazi Depot per continuare nella sede in via della Spiga di Nilufar Gallery mixando manufatti e mobilio in un melting pot di mondi, design da collezione e avanguardia pura.
Nemo
Enlightenment, traduzione Illuminismo. Nemo ha affidato a Ron Gilad il racconto della luce, che il designer ha trasformato in un progetto paradossale “illuminato” da oggetti iconici di Le Corbusier, Castiglioni, Albini, Perriand, Menghi e dai pezzi contemporanei di Nemo Studio, Miyake, Osann, Bloget. Nella sede del brand di via Borgonuovo colori, suoni, rifrazioni e video hanno ridisegnato e reinventato lo spazio sfidando con un pizzico d’ironia la percezione dei visitatori. Risultato: una nuova dimensione fatta di dischi che parlano, funamboli a mezz’aria, lampade-acquari e di un mondo ludico quanto concettuale.
© Marco Merati
San Vittore
Per questo Fuorisalone siamo entrati persino a San Vittore e addirittura Senza invito. La casa circondariale di Milano, infatti, ha presentato la mostra Senza Invito, una serie di arredi realizzati dai detenuti utilizzando i rifiuti prodotti nel carcere stesso. Ideata da Davide Crippa con in distretto Repubblica del Design, il vernissage ha mandato in scena inaspettati quanto sorprendenti arredi creati nel laboratorio di Economia Circolare del carcere (fondato da Ilaria Scauri e condotto da docenti di design dell’università Iuav di Venezia), a cui hanno partecipato una ventina di detenuti. Chaise longue, divani, ma anche centrotavola, bicchieri, scatole magiche e bouquet profumati sono stati realizzati con pochissimi utensili rudimentali (forbici, taglierini, colla Vinavil) e quel poco materiale di recupero che i detenuti sanno bene come riutilizzare: dalle cassette di frutta ai tappi delle bottiglie, dai rotoli di carta igienica agli stecchini di legno alle saponette. Un progetto di upcycling ambizioso e interessante che vuole porre l’accento sulla seconda opportunità: alle cose come alle persone.