L’intervista di oggi è la prima di una serie di “Conversazioni Green” ad importanti Architetti e Designer che nei loro progetti, dedicano una particolare attenzione alle tematiche della Sostenibilità e del rispetto dell’Ambiente.
In questa intervista, realizzata in collaborazione con la collega Interior Designer Anna Di Giorgio, abbiamo incontrato, nella sua casa – studio nel centro di Milano, Raffaella Mangiarotti, uno dei Designer italiani più affermati della sua generazione.
Laureata in Architettura al Politecnico di Milano con Tomás Maldonado, ha successivamente conseguito un Dottorato di ricerca in Design ed è attualmente ricercatrice presso lo stesso Ateneo. Allieva di Marco Zanuso e Francesco Trabucco, ha fondato Deepdesign (www.deepdesign.it) insieme a Matteo Bazzicalupo, dedicandosi alla progettazione di prodotti innovativi per importanti aziende, tra cui Off White, Whirlpool, Kitchen Aid, Daimler Chrysler, Smeg, Barilla. Parallelamente a questa attività, con il suo Studio personale (www.raffaellamangiarotti.com), si è specializzata in direzione creativa e creazione di oggetti di arredo, collaborando con aziende a livello internazionale, tra cui De Padova – Boffi, Woodnotes, Pianca, Ikea of Sweden, vincendo più di quaranta premi di Design e vedendo i suoi progetti esposti nelle collezioni permanenti di importanti musei, tra cui il MoMA di New York.

DT – Quali sono i principi fondamentali del Design Sostenibile che cerchi di applicare nei tuoi progetti?
RM – Il Design Sostenibile, per me, parte dall’idea di fare di più con meno. È un processo che implica attenzione alla durabilità, alla qualità dei materiali e alla riduzione degli sprechi. Penso che un oggetto debba essere progettato per resistere nel tempo, sia dal punto di vista tecnico che estetico. Un design ben fatto, che non invecchia, non segue le mode ma diventa parte della vita delle persone.
DT – Puoi raccontarci un esempio concreto di un progetto in cui sei riuscita a implementare soluzioni di Design Sostenibile in modo efficace?
RM – Ce ne sono diversi. Per me la semplicità e la durabilità dell’estetica sono temi su cui lavoro da molto tempo. Berbère, la cuccia che si riduce a un bastone arrotolato da viaggio completamente smontabile. Assemblata ad incastro e con due materiali facilmente separabili. Anche Backnate, l’ultima lampada che ho disegnato per IKEA segue questi principi: progettata con pochissimi componenti, facilmente separabili, venduta piatta diventa tridimensionale semplicemente piegandola. Oggetto leggerissimo e piatto viene trasportato con costi minimi. I materiali sono ottimizzati per ridurre al minimo gli sprechi.

DT – Parliamo di materiali. Quali sono quelli che rispondono a criteri di sostenibilità che preferisci utilizzare nei tuoi progetti e perché?
RM – Mi piacciono i materiali naturali come il legno e il vetro, ma anche i metalli, perché sono riciclabili all’infinito. Non demonizzo la plastica: va eliminato il monouso delle bottiglie ma la plastica rimane un materiale estremamente ecologico per alcune applicazioni. Ogni materiale va valutato a seconda della applicazione e il contesto da cui è imprescindibile. Ci sono invece logiche assolute, ad esempio è importante evitare materiali compositi difficili da separare e riciclare.

DT – In che modo la sostenibilità influenza il processo creativo e decisionale durante la fase di progettazione?
RM – La Sostenibilità non è un vincolo, ma una guida. Ti porta a eliminare tutto ciò che è superfluo e a cercare soluzioni più intelligenti. Spesso la ricerca di materiali o processi produttivi sostenibili apre nuove strade creative. Quando progetti sapendo che ogni dettaglio ha un impatto, fai scelte più consapevoli e il risultato è un design più essenziale, più autentico.
DT – Quali sfide hai incontrato nell’adottare pratiche di design sostenibile e come le hai superate?
RM – Io ho iniziato ad occuparmi di Sostenibilità circa venticinque anni fa al centro delle tecnologie ambientali della Sony in Germania e al Politecnico di Milano dove ho conseguito un Dottorato di ricerca sulla Valutazione Ambientale. Allora c’era molta poca attenzione a tali tematiche e ho fatto fatica a promuovere soluzioni ambientali. Ho insegnato a tanti studenti ad applicare la Life Cycle Assessment per capire come scegliere i materiali e in generale le scelte da applicare allo sviluppo del prodotto. Le aziende faticavano ad applicare tali soluzioni e quindi le mie erano più che altro delle sperimentazioni. Oggi però le aziende comprendono bene che la Sostenibilità non ha solo un valore etico ma anche commerciale. I consumatori sono sempre più attenti alle qualità ambientali dei prodotti e le aziende che investono in questa direzione saranno più competitive in futuro.
DT – Come riesci a bilanciare estetica e funzionalità con gli imperativi ecologici nei tuoi progetti?
RM – Per me la bellezza è una forma di Sostenibilità. Se un oggetto è bello e ben fatto, non viene gettato via facilmente. La funzionalità è altrettanto importante, perché un oggetto utile e pratico viene utilizzato a lungo. Penso che il Design non debba rinunciare a nulla: un prodotto sostenibile deve essere bello, funzionale e costruito per durare.

DT – Secondo te, quale ruolo possono svolgere i Designer nel promuovere la consapevolezza ambientale ed influenzare il comportamento dei consumatori?
RM – Il Design ha il potere di educare, di suggerire nuovi modi di vivere. Se progettiamo oggetti che incoraggiano comportamenti più sostenibili – come ridurre lo spreco di cibo, risparmiare energia o evitare l’uso della plastica monouso – possiamo avere un impatto reale. Non si tratta solo di creare prodotti “verdi”, ma di ripensare il nostro modo di interagire con gli oggetti e con l’ambiente.
DT – Come vedi l’evoluzione del Design Sostenibile nei prossimi anni e quali innovazioni pensi che possano avere un impatto significativo sul settore?
RM – Vedo un grande sviluppo nei materiali di nuova generazione, soprattutto quelli derivati da scarti agricoli o industriali. Anche il concetto di Design Circolare sarà sempre più centrale: progettare pensando al riuso e al riciclo diventerà la norma. Le aziende e i Designer dovranno inserire questo pensiero nel progetto. Credo che in Futuro ci sarà un ritorno alla semplicità e all’essenzialità, con meno prodotti superflui e più attenzione alla qualità.

Cover photo credits ©Carlo Gerli