Parliamo di architettura e design applicati a dei semplici container. E di come grandi idee vengano, come spesso accade, dall’attenzione ai materiali insieme a quella per la funzionalità, l’estetica, e in questo caso anche il riutilizzo.
Ciò che l’architetto britannico James Whitaker ha realizzato è un progetto coraggioso considerando sia l’ideazione che la location della residenza Joshua Tree, tra il paesaggio arido e le rocce sporgenti dell’eponimo deserto californiano.


Situata su un terreno di 90 acri, la casa Joshua Tree vede 200 metri quadri di superficie complessiva distribuita nei diversi spazi abitativi dei container tra cucina, soggiorno, sala da pranzo e tre camere da letto.
Ciascuno dei container è disposto allo scopo di sfruttare al meglio il panorama paesaggistico, fornendo abbondante luce naturale e, allo stesso tempo, creando un’oculata privacy in base alla destinazione della camera. Sul retro, due contenitori si estendono per incontrare la topografia naturale, creando uno spazio esterno disegnato da un ponte di legno e una vasca idromassaggio.


La luce è un elemento fondamentale del progetto firmato Whitaker Studio. Il design permette di donare alla residenza un’abbondante illuminazione naturale, e i container riflettono la luce del sole del deserto grazie alla vernice bianco brillante che riveste le superfici sia esterne che interne. Non ultimo, il garage annesso è rivestito di pannelli solari, fornendo tutta l’energia necessaria per la casa.
Per rendere la casa una realtà il Whitaker Studio ha ripensato un progetto precedente per un complesso di uffici in Germania mai stato realizzato. Da questo punto di partenza, Whitaker ha lavorato assieme all’ingegnere Albert Taylor di AKT II, per consulenza strutturale, il designer e architetto Ron Arad, i cui prodotti arredano gli interni abitativi della Joshua Tree, per realizzare un’abitazione di rara essenzialità di design.