Il nostro viaggio, fatto di parole e di immagini, alla ricerca dei progetti di interior più curiosi e interessanti non può che partire da Milano, precisamente dal quartiere di Porta Venezia, uno dei più centrali e vivaci della città. Ci troviamo in un palazzo costruito nei primi anni del Novecento e già osservando i dettagli dell’atrio che riprendono i caratteri dello stile liberty milanesi, si può immaginare la bellezza degli spazi privati fatti di ampie altezze, grandi finestre e splendidi pavimenti in legno.

Gli artefici di questa ristrutturazione sono gli architetti Marcello Bondavalli, Nicola Brenna e Carlo Alberto Tagliabue, fondatori di Studio Wok, una squadra esperta e dinamica che dal 2012 porta avanti la propria ricerca sull’architettura, il design e il paesaggio focalizzando l’attenzione verso la qualità dell’abitare. E così nel 2019 gli architetti hanno riconsegnato ai proprietari, una giovane famiglia, il loro appartamento di 225 mq con una veste completamente nuova.
I progettisti si sono lasciati ispirare dall’identità del luogo individuandone le potenzialità, come l’altezza del soffitto di circa 4,70 m e gli aspetti negativi quali la divisione troppo rigida degli spazi composta da una serie di camere in sequenza a cui si accede attraverso lunghi corridoi. Trattandosi di una disposizione degli ambienti che non rispecchia più le esigenze dell’abitare contemporaneo, le loro prime scelte progettuali sono state quelle di invertire la zona notte con la zona giorno, cambiare la posizione della porta d’ingresso, abbattere alcune pareti divisorie in favore di una più ampia zona giorno e, infine, la creazione di soppalchi. Questi ultimi sono sicuramente l’elemento cardine che caratterizza tutto il progetto e il loro disegno ha dovuto necessariamente confrontarsi con le finestre storiche che, non potendo ovviamente essere modificate, hanno rappresentato per gli architetti un vincolo e allo stesso tempo un’opportunità. Da qui nasce l’idea di creare un’eccezione nella regolarità del soppalco attraverso un taglio netto nel solaio che allontana la nuova struttura dalla parete esistente e dove la luce filtra elegante, assecondando le nuove geometrie.
Le scale che portano al soppalco sono nascoste in un volume puro rivestito in lastre di basaltina che fa da sfondo al grande tavolo da pranzo e come fosse una scena teatrale, dai due passaggi laterali si accede agli spazi retrostanti. La cucina bianca si mimetizza con la parete mentre il vero protagonista dell’ambiente diventa il tavolo in marmo guatemala insieme al mobile in rovere che ospita elettrodomestici e dispensa.



Il tavolo da pranzo Tense di Mdf e le sedie Livia progettate da Gio Ponti sono invece posizionati sotto il soppalco, dove l’altezza inferiore rende l’atmosfera più intima e raccolta, pur essendo in continuità con il resto della stanza. Questa composizione di spazi in continua dilatazione e compressione si percepisce già dal corridoio d’ingresso che incornicia la visuale attraverso il nuovo soffitto voltato.


L’elemento che caratterizza il progetto della zona notte continua ad essere il soppalco. Anche per la camera padronale viene utilizzato lo stesso espediente per guadagnare nuove superfici destinate ad una cabina armadio e ad una piccola zona studio. Le scale sono nascoste dietro una parete verde che funge da armadio mentre un pannello scorrevole divide la camera dall’ingresso al bagno.
Il materiale utilizzato per la doccia richiama i pavimenti e l’atmosfera degli anni Sessanta che spesso rappresenta una fonte di ispirazione per gli architetti di Studio Wok che si dicono affezionati all’architettura milanese del dopoguerra.
Gli oggetti d’arredo sono stati scelti insieme alla committenza e nella camera da letto vediamo l’iconica Tolomeo nella versione a parete disegnata da Michele De Lucchi e il letto Fluttua di Lago Design.
Per la seconda camera doppia, si sfrutta la posizione del bagno centrale e comunicante per suddividere lo spazio in due ambienti separati dove i soppalchi ospitano i due letti.
Studio Wok, attraverso un approccio artigianale ridisegna lo spazio con interventi semplici e puntuali, utilizzando un linguaggio contemporaneo ma sempre rispettoso dell’esistente.