Il concetto di architettura organica di Frank Lloyd Wright può essere introdotto con due sue citazioni:
“Study nature, love nature, stay close to nature. It will never fail you.”
“Form and function should be one, joined in a spiritual union.”
La ricerca di equilibrio tra artificiale e naturale di Wright, che passa attraverso l’integrazione di elementi progettuali come costruzioni o arredi, mi è risuonato come molto simile al concetto di design che viene proposto sempre più frequentemente dalle nuove tecnologie di costruzione. In merito al desiderio di coniugare forma, funzione e natura, una delle ultime frontiere di progettazione più interessanti è la progettazione e stampa 3D per il ripristino degli ecosistemi marini.
In particolare, il focus di molti progetti è la ricostruzione delle barriere coralline, oggi in grave pericolo di preservazione ma fondamentali per la tutela di interi ecosistemi negli oceani della Terra.
Qui entra in gioco il design attraverso la tecnologia di stampa 3D, grazie a cui si possono creare nuovi spazi e strutture artificiali per favorire la ricostituzione di equilibri naturali di flora e fauna marina.
Sono diverse le realtà che hanno già realizzato progetti simili, da imprese private a istituzioni di ricerca internazionali, inaugurando nuove collaborazioni multi-settoriali tra designer, scienziati e comunità di studiosi e ricercatori. A partire dal progetto MARS (Modular Artificial Reef Structure) dello studio multidisciplinare Reef Design Lab, fondato dall’industrial designer Alex Goad. L’opera in questione è la più grande barriera corallina artificiale al mondo, e Goad l’ha posizionata a largo delle isole Maldive catturando l’attenzione mediatica internazionale.
Lavorando a stretto contatto con ecologisti marini, team del Reef Design Lab si è servita di software di computer modeling per replicare forma e struttura delle barriere coralline autoctone e creare una barriera in cemento sulla base degli stampi ottenuti, assemblando circa 220 stampe 3D per dare una nuova casa all’ecosistema locale e un nuovo impulso alla sua rigenerazione.
Un altro progetto degno di nota è la X-Reef, che emula il funzionamento della barriera corallina ultra-centenaria del mar Mediterraneo attraverso una struttura prodotta, di contro, in brevissimo tempo. Il progetto è uno sforzo congiunto delle aziende XtreeE e Seaboost, organizzazione specializzata nel design di strutture marine in ottica ecologica.
Non mancano i dipartimenti di ricerca delle università internazionali. La University of Hong Kong ha affiancato architetti e scienziati marini per studiare la produzione di tasselli protettivi di argilla di circa 40 metri quadri. Prodotti attraverso la stampa 3D, i tasselli vengono applicati alle barriere marine per proteggerle contro i processi di erosione e sedimentazione, incrementandone il tasso di sopravvivenza. Le università di Cambridge e di California San Diego hanno invece recentemente utilizzato il processo di bioprinting per emulare la particolare simbiosi tra il corallo e le alghe, producendo barriere marine in vari materiali.
Insomma, il design ecologico applicato alle nuove tecniche di stampa 3D sembra costituire un modo valido e funzionale per ripensare il rapporto tra eco-sostenibilità e nuove tecnologie, che si traduce più in generale nel rapporto tra uomo e natura. La stampa 3D ha sicuramente spianato nuove strade per il green design, garantendo una libertà di progettazione e una velocità di produzione mai visti prima d’ora.