Il designer svizzero Fabio Hendry ha recentemente presentato una collezione di mobili scheletrici chiamata Re Bar, ispirata all’acciaio di rinforzo di norma impiegato durante l’atto della costruzione, per poi essere “tratto in salvo” dai cantieri di demolizione in vista del riuso. Questa collezione, presentata a Cromwell Place durante il London Design Festival, reinterpreta materiali industriali trascurati in oggetti unici, grazie all’approccio “innovativamente sostenibile” di Hendry.
La collezione “Re Bar” è dunque il frutto del lavoro dello studio Hot Wire Extensions di Hendry, noto per l’uso di tecnologie all’avanguardia e materiali di scarto.
Per questo progetto, il designer ha tratto ispirazione dalle gabbie e dai tondini di ferro, noti come “rebar”, comunemente adoperati in edilizia per fornire solidità alle strutture in cemento armato. Questi tondini, solitamente nascosti alla vista, sono stati reinterpretati come elementi visibili e centrali nel design di mobili quali tavolini, panche e appendiabiti.
L’elemento chiave del processo creativo di Hendry è certamente rinvenibile nella tecnica di produzione, sviluppata durante gli studi alla Royal College of Art di Londra, dallo stesso designer in collaborazione con Seongil Choi.
Tale metodo prevede l’impiego di polvere di nylon di scarto, proveniente dalla stampa 3D, che viene poi fusa attraverso il passaggio di una corrente elettrica in fili di rame immersi nella polvere stessa. Il calore prodotto dalla corrente elettrica conduce così alla fusione della polvere, che si lega alla struttura del filo creando forme biomorfiche solide e peculiari.

A differenza delle precedenti collezioni dello studio, che si concentravano su pezzi singoli e lineari, Re Bar esplora strutture più grandi e complesse, dotate anche di funzioni pratiche; tra gli oggetti esposti, figurano un tavolino da caffè, una panca, una chaise longue e vari elementi per la casa, come appendiabiti e ganci da parete.
Questi oggetti, pur presentando forme reticolari e leggere, sono in realtà estremamente robusti, grazie alla densità dei materiali utilizzati.
Progetti come Re Bar dimostrano come il design possa realmente essere un mezzo potente per promuovere un cambiamento eticamente positivo, trasformando i rifiuti in risorse e proponendo un’estetica che valorizzi il recupero e la sostenibilità senza compromettere la bellezza e la funzionalità.
In un periodo storico in cui l’attenzione all’ambiente è cruciale, queste innovazioni rappresentano una risposta creativa e concreta ad alcune tra le sfide più significative.
Lo studio dei materiali e delle tecniche di Re Bar potrebbe diventare fondamentale per il design del futuro, sensibilizzando pubblico e professionisti sull’importanza dei materiali sostenibili e i benefici dell’economia circolare.
Contestualmente, è bene porre l’accento su un altro elemento innovativo nel lavoro di Hendry: l’utilizzo di polvere di marmo riciclata.
Questa tecnica ha avuto il merito di conferire agli oggetti il loro caratteristico colore bianco-scheletrico: i pezzi sono stati levigati e rifiniti con una leggera ceratura per migliorarne la resistenza all’usura quotidiana, mantenendone al contempo un aspetto organico e naturale.

Il processo di produzione di Re Bar ha, prevedibilmente, richiesto una sperimentazione attenta e perseverante. Hendry ha lavorato sodo al fine di trovare il giusto equilibrio tra tensione elettrica e materiali, sperimentando come le strutture a griglia potessero piegarsi e formare nuove geometrie.
I risultati conseguiti sono stati eccezionali: mobili dall’estetica contemporanea e funzionale in grado di conciliare forme “scultoree” e un’elevata resistenza meccanica. Ogni oggetto della collezione è stato poi immaginato come un pezzo unico e selezionato tra i circa cento modelli realizzati nel corso del progetto.
Re Bar, oggi, continua a evolversi, puntando già all’introduzione di nuovi pezzi da aggiungere alla collezione del futuro, rinnovando il percorso di innovazione e sperimentazione continua che caratterizza il lavoro di Hendry.

La collezione è stata di recente presentata presso la Max Radford Gallery, protagonista del programma “The Practice of Learning”, curato dal Jane Withers Studio per il Brompton Design District. Questo evento, di risonanza mondiale, ha sottolineato l’importanza della cura dei materiali nel design contemporaneo, quest’ultimo tema centrale nella ricerca di Hendry.
In conclusione, con Re Bar, Hendry non si è affatto limitato a proporre nuovi pezzi di arredamento, bensì si è ripromesso di sfidare la nostra stessa percezione dei materiali originariamente considerati di scarto, trasformandoli in protagonisti del design nel pieno rispetto dell’ambiente. Il suo approccio, capace di accordare creatività, tecnica e sostenibilità, incarna pertanto una visione innovativa del design contemporaneo, dimostrando come anche materiali industriali sottovalutati possano diventare espressioni di bellezza e praticità.
In un’epoca in cui le sfide del design, con particolare riferimento alla sostenibilità e alla ricerca estetica, risultano essere più incombenti che mai, la collezione Re Bar non può che imporsi come un esempio brillante di come l’ordinario possa essere trasformato in straordinario, ridisegnando i confini tra arte, tecnologia ed etica ambientale.