Quando le parole sex e design vengono digitate insieme nella stessa barra di ricerca, l’unico e sterminato risultato è un universo di generazioni di sex toys di ogni forma e colore: inevitabile. È per questo motivo che no, non parleremo di vibratori di lusso, bensì degli oggetti più “sexy” apparsi, più o meno recentemente, nel mondo del design. Come spiega Luigi Patitucci nel suo libro Sensi di Polpa, “Le cose hanno la capacità, se vogliono, di trattenere ed esprimere una carica erotica, indipendentemente dalla loro funzione”. Nella storia del design ci sono sempre stati, senza ombra di dubbio, degli oggetti più o meno esplicitamente erotici.
Il primo di questi è il vaso Shiva di Ettore Sottsass (1971), un oggetto fallico nato come totem a quegli “anni di estasi” vissuti con la sua amante dell’epoca, l’artista catalana Eulàlia Grau. No, non è un monumentino alla fertilità. È più una celebrazione della vita, semplice e vivace. Forse l’eros che traspira dagli oggetti di Sottsass è dovuto alla fantasia e all’intensità con cui viveva la sua vita e le sue passioni. Il risultato, alla fine, sono opere “vischiose” e fluide, piene di possibilità teatrali, un po’ come degli oggetti di scena.

Ma ci sono anche oggetti inaspettati, che nel corso della loro “carriera” hanno acquisito una grande carica erotica. Tra questi c’è la superstar delle chaise longue, la LC4 di Le Corbusier, e chi se lo aspettava? Infatti, la celebre poltroncina è diventata promiscua quando ha fatto la sua comparsa sul set di numerosi film porno, non limitandosi ad arredare ma diventando vera protagonista di scenette sadomaso, con una frequenza così ricorrente che ne è nata una pubblicazione, We don’t embroider cushions here di Augustine e Josephine Rockebrune. “Noi non ricamiamo cuscini qui” è infatti la risposta sessista con cui nel 1927, Le Corbusier liquidò le ambizioni di Charlotte Perriand, arrivata in studio per mostrargli il suo portfolio. L’architetto l’assumerà di lì a pochi mesi, e dalla loro collaborazione nascerà proprio la LC4.
Uno sguardo malizioso e sensuale impregna poi tutta la produzione di Atelier Biagetti, che veste i suoi arredi di un “falso pudore” carico di un erotismo ancora più esplosivo. L’esempio più esplicito è l’installazione NO SEX, una “clinica del sesso” realizzata nel 2016 in occasione della Milano Design Week, definita dagli autori “Una sorta di casa di piacere innocente, dove andare per ristabilire il proprio equilibrio erotico”. Nella collezione compaiono pezzi ammiccanti, come lo chandelier Privé, in cui la luce viene filtrata dietro a una separè rosa dall’aspetto infermieristico. Materiale protagonista: il latex, ovviamente. Lucidissimo, liscissimo, viscidissimo. Più kinky di così.


Al quarto posto si classifica Shivering Bowls, un poetico progetto di Nendo, che ha fatto la sua apparizione in Triennale alla mostra KAMA. Sex & Design, nel 2013. A otto designer venne chiesto di produrre un pezzo che esplorasse la loro idea di eros. Nendo rispose ideando queste ciotole realizzate in un silicone sottilissimo, tanto sottile che si deformano al tocco e, se accarezzate, tremano. Un design che evoca il desiderio, un desiderio insopportabile di toccare.

L’ultimo oggetto non è un classico, ma potrebbe diventarlo, ed è la lampada Galon di Guillame Delvigne, un designer dal talento sorprendente che regala progetti di inaspettata personalità. La lampada Galon ha la frangetta, come la Valentina di Crepax, e di lei ha un po’ la stessa sensualità. Per via del materiale di cui è fatta ricorda un pò le nappette dei copricapezzoli di Dita Von Teese e il mondo del burlesque. I toni scuri e le frange, che coprono la sorgente luminosa, le danno un aspetto molto dark. Il risultato? La bad girl delle lampade.
Quali sono secondo voi gli oggetti di design più sensuali di tutti i tempi? Io ho sempre pensato che fossero quelli capaci di trasmettere la loro carica erotica in un modo misterioso, quasi oscuro, sconfinando nel mondo del feticcio. Dopotutto sono oggetti, e possono permetterselo.