Nel panorama del design contemporaneo, quantomai sfaccettato, l’innovazione è certamente una forza che non può prescindere dalla tradizione. Piuttosto, è proprio attraverso il dialogo con le radici culturali e artigianali che si possono ottenere soluzioni davvero nuove, ricche di significato e dotate di valore intrinseco.
Incalmi, azienda veneziana fondata nel 2015, incarna perfettamente questo concetto, conciliando le risorse della classicità artigianale con la visione creativa del design moderno riscrivendo e reinterpretando la storia di materiali antichi in chiave moderna.
Incalmi affonda le proprie radici nel terreno millenario della Serenissima, tra i rivi di Venezia, capitale della lavorazione del vetro, simbolo di bellezza senza tempo.
Negli anni, però, l’azienda non si è affatto limitata a conservare questa nobile tradizione: la sua missione è stata piuttosto quella di sperimentare nuovi materiali, nuove tecniche, nuove forme.
La loro concezione di design rappresenta, in questo contesto, una sorta di ponte tra passato e futuro, costruito per mezzo della collaborazione con artigiani altamente qualificati e designer emergenti di grande talento.
Il cuore dell’innovazione di Incalmi risiede nella sua costante ricerca, nella curiosità di esplorare approcci mai sperimentati prima. L’azienda, oltre a elaborare soluzioni su misura per architetti e brand di alta gamma nel settore dell’arredamento, della moda e dell’automotive, è solita intraprendere percorsi di ricerca finalizzati alla creazione di prodotti.
L’innovazione è, per Incalmi, frutto dell’incontro fra astrazione e concretezza, risultante del processo di progettazione e materializzazione.
In tal senso, si distingue per il continuo spostamento in avanti dei limiti teorici imposti dai materiali stessi, per la ricerca di soluzioni originali che possano conciliarne bellezza e funzionalità.
Grazie alle collaborazioni con designer contemporanei del calibro di Federica Biasi, Debonademeo, Caterina Roppo e Zanellato/Bortotto, l’azienda è riuscita dare vita a capsule collection uniche, in cui il design si fa espressione di un percorso di costante rinnovamento, dove la forma e la materia si fondono per raccontare una storia di tradizione e innovazione.
Uno degli aspetti più affascinanti del lavoro di Incalmi è poi la sua capacità di mettere in dialogo i clienti con gli artigiani e i fornitori, seguendo ogni fase del processo creativo con meticolosa attenzione al dettaglio. L’azienda è solita infatti divenire partner dei suoi clienti, affiancandoli dalla fase di ideazione a quella di prototipazione, fino alla realizzazione del prodotto finito.
Ogni progetto, in effetti, nasce dall’incontro tra le necessità del cliente e le intuizioni creative dei designer, alimentando così un ciclo virtuoso di scambio e collaborazione. L’obiettivo è sempre quello di creare soluzioni che siano esteticamente rilevanti, ma anche capaci di resistere alla prova del tempo, integrandone tutti gli aspetti e componendoli in un equilibrio perfetto.
L’approccio di Incalmi riflette una visione profonda del design, che non si limita alla produzione di oggetti, ma che guarda piuttosto al valore simbolico delle tecniche e dei materiali. La selezione di questi ultimi, accurata e mai casuale, è il risultato di una riflessione sulle loro origini, sulle loro potenzialità e sul loro rapporto con l’ambiente. Ogni materiale, che sia vetro, metallo, legno o ceramica, diventa parte di un linguaggio visivo che racconta non solo la storia di una tradizione, ma anche quella di un futuro possibile.
Il premio istituito quest’anno da Incalmi in occasione dell’Art Laguna Prize è stato assegnato all’artista Caterina Roppo per il suo progetto “Il vuoto di Trayma”, un’opera che affronta con tatto e intensità il tema del trauma attraverso l’uso di pietre, tessuti e smalti. Il termine greco τραῦμα (trauma), che significa ferita o lacerazione, è il punto di partenza di questa ricerca e, a partire dalla sua etimologia, evoca l’idea di una ferita profonda che altera e interrompe l’esistenza. La creazione di Roppo esplora questa condizione di fragilità e lacerazione, mettendo in scena la difficoltà di superare il trauma, ma anche i margini di guarigione, pur nel contesto di un dolore che non può essere facilmente sanato.
Nel merito, il progetto della Roppo non è che un dialogo tra materiali contrastanti: le pietre, con la loro durezza, e i tessuti, che rimandano alla morbidezza e alla vulnerabilità del corpo. Questi elementi si combinano per rappresentare la complessità dell’esperienza traumatica: più che una ferita fisica, essa è piuttosto un’esperienza esistenziale che segna l’individuo nell’intimità, lasciandolo spesso incerto e impotente di fronte alla sofferenza. Il vuoto di Trayma diventa così una riflessione sulla condizione umana, sull’impossibilità di cancellare ciò che scava l’individuo, ma allo stesso tempo sulla facoltà della resilienza nascente dall’incontro – scontro con eventi drammatici.
In questo senso, l’opera si ispira anche al pensiero filosofico greco, dove il trauma non è visto semplicemente come una ferita, ma come un evento che altera l’essenza stessa dell’essere umano. Secondo Platone: “ll trauma è il segno che l’anima ha subito una lacerazione che solo il tempo e la cura possono tentare di sanare (Phaedo)”. Con Il vuoto di Trayma, Caterina Roppo invita lo spettatore a riflettere sulla fragilità dell’esistenza, sulla lotta tra il desiderio di guarigione e la consapevolezza che certe ferite possono solo essere vegliate, curate, ma mai cancellate.
Incalmi dimostra, infine, che l’innovazione non è necessariamente rottura con il passato, bensì una modalità di reinvenzione creativa e sensibile. La tradizione è, infatti, la base sulla quale si costruisce il futuro del design, ma è soltanto attraverso la sua trasformazione che risulta possibile creare oggetti che siano davvero capaci di emozionare, di rispondere alle esigenze del presene, di guardare avanti con ritrovata fiducia.
L’azienda veneziana, grazie alla sua capacità di conciliare saggezza artigiana e novità stilistica, rappresenta un esempio virtuoso di come l’innovazione possa andare di pari passo con la valorizzazione dei saperi e dei mestieri, celebrando un matrimonio fra estetica e pragmatica capace di dare nuova linfa al design di ogni tempo.