Messe alle spalle le prime settimane del 2025, abbiamo deciso di puntare su una carrellata di architetture che verranno completate nel corso di quest’anno. La selezione è ovviamente una minuscola parte della produzione architettonica che vedremo (anno ricchissimo, ci sarà anche l’Expo a Osaka), ma sarebbe ovviamente impossibile, e forse decisamente noioso, citarli tutti quanti. Le scelte sono totalmente arbitrarie e personali, non me ne vogliano i progettisti che non rientrano nelle prossime righe.
OMA, estensione del New Museum, New York, Stati Uniti



Annunciato nel 2019, il Progetto dell’ampliamento del New Museum di New York, primo edificio pubblico newyorkese dello studio OMA, corre a lunghe falcate verso il giorno della sua inaugurazione. L’edificio sorge accanto a quello realizzato dallo Studio giapponese SANAA e si sviluppa su sette livelli per un totale di circa 60.000 mq, per la maggior parte dedicati a gallerie e spazi ricettivi, attentamente connessi a quelli esistenti. Lo sviluppo del programma è stato eseguito in modo rigoroso e razionale, infatti sono state posizionate le funzioni di natura pubblica nei piani inferiori mentre in quelli superiori trovano posto uffici e spazi educativi. La facciata semi trasparente aprirà l’edificio alla città, con l’obiettivo di creare un rapporto intimo e diretto con tutto il quartiere.
BIG, Museum of Contemporary Art, Suzhou, Cina



Situato nei pressi del lago Jinji di Suzhou, in Cina, questo edificio museale dedicato all’arte contemporanea, è stato concepito come una reinterpretazione del villaggio tradizionale tipico del sol levante. Lo studio danese BIG, infatti, ha organizzato i 60.000 mq di superficie in 12 padiglioncini distribuiti all’interno di un parco dove natura e acqua diventano parte integrante della collezione e scenografia per installazioni site specific. I singoli blocchetti sono collegati tra loro grazie ad un sistema di passerelle, la cui copertura segue il moto ondoso dei tetti dei vari edifici. Il museo celebra la storia e la tradizione cinese, strizzando un occhio anche al contesto naturale circostante.
Frank O. Gehry, Guggenheim Museum, Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti



Frank O. Gehry e Guggenheim, un’accoppiata che definire vincente potrebbe essere quasi riduttivo. Il nuovo capitolo di questa storia è raccontato sull’isola artificiale di Saadyat, ad Abu Dhabi, una vera e propria isola dei musei, dove troviamo anche il Louvre Museum progettato da Jean Nouvel e lo Zayed National Museum di Norman Foster. Con i suoi 30.000 mq di superficie diventerà il museo Guggenheim più grande al mondo. L’edificio è una composizione apparentemente disordinata di volumi regolari e coni che richiamano vagamente le linee sinuose del Guggenheim di Bilbao o della Walt Disney Concert hall di Los Angeles. Frank Gehry lo ha descritto come un “disordine intenzionale, che raggiunge la chiarezza”. Non ci resta quindi che prenotare al più presto una bella visita guidata.
Snøhetta, Grand Opera House, Shanghai, Cina



Torniamo a fare un giro in Cina, dove quest’anno verrà inaugurato un altro edificio molto atteso. Anche in questo caso possiamo dire che il binomio Snøhetta e Opera House suona parecchio familiare e di buon auspicio. Lo studio di architettura, che partendo da Oslo ha conquistato buona parte del globo, si è aggiudicato un concorso internazionale indetto qualche anno fa, con oggetto la costruzione di una Opera House parte integrante di un piano di rigenerazione urbana mirato a ridefinire l’aspetto culturale internazionale della città di Shanghai. Con oltre 145.000 mq di superficie e una copertura totalmente calpestabile che si adagia al piano strada, il progetto ambisce a diventare un protagonista della vita pubblica non solo per l’offerta teatrale e lirica proposta.
David Chipperfield Architects, Elbtower, Amburgo, Germania



Abbandoniamo il settore culturale per concentrarci su un edificio multifunzionale che sta per essere ultimato ad Amburgo, a pochi passi dalla Elbphilharmonie dello studio Herzog and De Meuron. Su un lotto triangolare affacciato sul fiume, lo studio David Chipperfield Architects ha progettato una torre che è già diventata l’edificio più altro della città. Questa, che ospita principalmente gli uffici, si poggia su un basamento che funge da elemento di connessione con la città circostante e diventa contenitore per bar, ristoranti, negozi, aree espositive e spazi pubblici. La natura scultorea dell’edificio, visibile praticamente da ogni punto della città, rende questa torre un ulteriore tassello nel processo di trasformazione del quartiere Hafen City, un tempo noto per il suo impianto industriale e che piano piano, progetto dopo progetto, sta assumendo un ruolo da protagonista nel mondo dell’architettura internazionale.
Studio Marzorati e J+S, Terme de Montel, Milano, Italia



Forse il progetto più atteso, il nuovo centro termale sta per aprire le porte nella città di Milano, a due passi dallo stadio San Siro. Era il 2007 quando si scoprì una sorgente all’interno del lotto, alla profondità di quasi 400 metri, e ci volle poco per attivare lo spirito imprenditoriale meneghino. Il progetto si concretizzò però solo 10 anni dopo, grazie al sussidio bando europeo “reinventing cities” dedicato a interventi mirati alla riqualificazione di aree urbane degradate. L’area è infatti quella delle scuderie costruite negli anni ’20 del secolo scorso per volere della famiglia de Montel, edifici in stile liberty che tuttavia non hanno mai goduto della giusta cura e manutenzione. L’intervento è iniziato proprio con un recupero degli edifici esistenti, accanto ai quali è stato plasmato il centro termale con vasche immerse nel verde. Per compensare le emissioni sono stati piantati 3.500 alberi nell’area limitrofa e altri 2.300 verranno distribuiti nei prossimi anni.
MVRDV, the ‘O’ Apartment Buildings, Mannheim, Germania



Per ultimo il mio preferito. Lo studio olandese non è certamente nuovo a questo tipo di forme (vedasi ad esempio il Mirador di Madrid) ma in questo caso la forma non è l’unico aspetto sorprendente. Questa grande O, infatti, fa parte del quartiere Franklin Mitte, un progetto a grande scala che prevedere la ri-urbanizzazione di una vecchia caserma militare. Un’area di 41 ettari a destinazione principalmente residenziale, all’interno del quale spiccano 4 edifici più alti letteriformi (la Crusca mi perdoni per l’invenzione di questo termine) che combinati tra loro compongono la parola ‘HOME’. La facciata si caratterizza per il rivestimento in mattoni blu e per un pattern di balconcini dalle balaustre in vetro colorato, che mi hanno riportato alla mente il WoZoKo Apartments di Amsterdam, uno di quei progetti che mi hanno fatto avvicinare al mondo dell’architettura.
Cover photo courtesy ©Osaka World Expo