Anno nuovo, rubrica nuova. E pertanto, con l’arrivo del 2022, inizierò a parlarvi di una tematica che mi tocca molto da vicino, avendo io una formazione da architetto e da musicista: gli spazi per la musica. Per cominciare, vi parlerò di un edificio che ho visto un mesetto fa e che mi è piaciuto moltissimo.

Per introdurlo, come spesso faccio nei miei articoli, devo ricorrere a un espediente narrativo… Agli sgoccioli del 2021, coronando un piccolissimo desiderio che ho sempre avuto, sono riuscito a fare una cosa che ormai da qualche anno costituisce una vera e propria locuzione verbale: svernare alle Canarie (seppur per pochi giorni).

Occasione propizia è stato il fortunato allineamento del fine settimana con la festa dell’Immacolata che quest’anno ci ha regalato anche un giorno di ponte. Sorteggiata Tenerife come isola prescelta dell’arcipelago, sono partito con la mia cara amica Elisa, collega architetta e grande compagna di viaggio, nonostante ci scambino tutti per una coppia e questo fatto ci rovina reciprocamente la piazza quando siamo in trasferta.

Proprio a Tenerife, più precisamente a Santa Cruz, si trova l’auditorium Adán Martín, il primo edificio “per la musica” di cui vi parlerò, progettato dal celebre architetto e ingegnere valenciano Santiago Calatrava, dalla carriera tanto ricca di successi quanto di critiche (si pensi, tra le tante, a quelle ricevute per il Ponte della Costituzione realizzato a Venezia).

Sebbene anche questo progetto non sia stato esente da critiche (come spesso succede aprioristicamente con le archistar), costituisce probabilmente una delle opere più riuscite di Calatrava per la sua funzionalità, per il valore aggiunto allo spazio pubblico e per l’iconica immagine scultorea divenuta presto uno dei simboli dell’isola.

L’auditorium si trova lungo la costa, aperto verso il mare, in connessione figurativa tra quest’ultimo e la città. La grande struttura in calcestruzzo che sovrasta tutto l’auditorium evoca l’immagine di un’onda che dal mare sta per infrangersi sulla costa e rappresenta l’elemento più visibile dell’auditorium, stagliandosi fino a un’altezza di quasi 60 metri. Sotto di essa, si trova il cuore pulsante dell’auditorium, dove sono presenti la Sala Sinfonica, di circa 1800 posti, e la Sala da Camera, di circa 400 posti. Grazie a queste due sale e alle loro configurazioni, l’auditorium è un edificio estremamente multifunzionale che può ospitare musica sinfonica, musica da camera, opera, balletto e spettacoli di world music. Ciò fa sì che il teatro sia sempre molto attivo, rendendolo un edificio economicamente sostenibile, senza che ci siano spazi e sale vuote per troppo tempo.

In più, oltre alle sale per la musica, l’edificio si costituisce di ampie terrazze e di diversi spazi accessibili anche in assenza di spettacoli, migliorando la qualità dello spazio pubblico cittadino; anche il bar nell’atrio d’ingresso al piano terra serve, di fatto, non solo gli utenti del teatro, ma tutta la città.

Aperto su entrambi i lati, si pone in continuità con lo spazio esterno e rende l’atmosfera molto più informale di quanto siamo solitamente abituati a vedere nei nostri teatri italiani. Quest’apertura è favorita anche dal clima sempre mite dell’isola, che connota anche il sistema di climatizzazione e ricambio dell’aria. Infatti, solo una parte dei locali, tra cui le sale, è climatizzata; mentre l’ingresso e le zone di circolazione sono ventilate naturalmente grazie alle numerose aperture vetrate.

L’edificio è realizzato quasi interamente in calcestruzzo armato, materiale amato da Calatrava, che gli permette di modellare forme plastiche che sembrano sfidare le leggi della gravità. In questo caso, l’architetto ha deciso di utilizzare un calcestruzzo bianco, che permette anche di risparmiare sui costi legati alla tinteggiatura e alla sua futura manutenzione, rivestendone poi una parte con trencadìs, una sorta di mosaico non geometrico che utilizza frammenti di ceramica, come quelli dei celebri edifici di Gaudì.

Una nota a parte la merita la progettazione acustica della Sala Sinfonica. Per metterla a punto e calibrarla, il suo interno è stato rivestito con una struttura in legno, che caratterizza fortemente lo spazio anche visivamente, la cui forma è stata determinata con delle prove sperimentali fatte utilizzando dei laser. Altra particolarità della sala è che invece delle tende da palcoscenico, è installata una schermatura fatta di lamelle verticali in alluminio che si aprono a fisarmonica e che, una volta sollevate, fungono da riflettore sonoro sopra la buca dell’orchestra. Albert Blancafort, celebre organaro spagnolo, ha contribuito alla progettazione acustica della sala e ha progettato e costruito con il suo team anche il suo organo, uno strumento che con le sue 3835 canne costituisce un unicum per il design e per i registri utilizzabili dall’organista, grazie alle tecniche costruttive contemporanee.

Purtroppo, non ho avuto la possibilità di testare l’acustica della sala, in quanto nessun concerto con biglietti disponibili si sposava con l’organizzazione del viaggio. Tuttavia, so che potrò porre rimedio alla cosa molto facilmente.  Infatti, già nel momento in cui tornavo a Milano, avevo maturato la decisione di far ritorno sull’isola stabilmente, abbandonare la vita cittadina e diventare un kitesurfer professionista. Ovviamente sono rinsavito e ho abbandonato l’idea (l’oceano mi fa una paura tremenda e non so neanche stare in equilibrio su una gamba), ma un altro bel giro alle Canarie me lo farò sicuramente quest’anno, magari d’inverno per far rodere gli amici che invece restano al freddo a lavorare.

Photo credits: calatrava.com, arquitecturaviva.com