Quando stavo sviluppando il progetto per la mia tesi di laurea in architettura, mi sono interessato al lavoro dell’architetto Christian de Portzamparc, premio Pritzker nel 1994, studiandone i progetti residenziali e le sue teorie urbanistiche e sociali.

Fin dall’inizio della sua carriera l’architetto francese ha infatti lavorato a stretto contatto con sociologi, studiando i quartieri di Parigi, i suoi edifici e i suoi abitanti, e cercando di capire come la città fisica rispondeva o meno ai loro bisogni. Questi studi portarono l’architetto a definire un nuovo concetto urbanistico, quello di “isolato aperto”, una rivisitazione dell’isolato tradizionale in cui gli edifici che ne fanno parte sono separati tra loro e godono di una certa autonomia anche formale: l’isolato aperto mira, quindi, a creare una sintesi tra la pianta libera del movimento moderno e il blocco isolato ottocentesco.
Ma, oltre ai suoi progetti residenziali e urbanistici, Portzamparc ha nel suo curriculum un vasto elenco di progetti funzionalmente diversi, tra cui spiccano quelli per spazi culturali.
Infatti, la passione di Portzamparc per le arti visive, musicali e teatrali, lo ha portato a progettare molti luoghi per le arti e lo spettacolo, come l’Opera ballet school (1983-1987) e la Citè de la musique (1984-1995) a Parigi, la Luxemburg Philarmonie (1997-2005) a Lussemburgo, la Cidade das artes (2002-2013) a Rio de Janeiro, il Great theater di Casablanca (2009-2020) e, per ultimo, il progetto per la Shangying Opera House (2014-2019) di Shangai, di cui vi parlerò in oggi.

Il progetto per la Shangying Opera House di Shangai riflette l’interesse urbanistico dell’architetto francese attraverso le scelte architettoniche fatte. Il complesso del teatro è concepito, infatti, come una serie di padiglioni che vanno a occupare l’isolato rapportandosi in analogia con il contesto, sia per l’altezza degli elementi, sia per il trattamento delle facciate, che per la ripresa della trama dei mattoni degli edifici circostanti. Questi ultimi, non dobbiamo immaginarli con l’immagine stereotipata di una Shangai fatta di alte torri vetrate. Il teatro, infatti, si trova nella zona dell’ex-concessione francese (1849-1946) il cui piano regolatore prevedeva edifici in stile “occidentale” e una densità edilizia non eccessiva. Sebbene la zona cessò di essere concessione francese nel 1943, essa è ancora un luogo unico nel suo genere all’interno della metropoli cinese per le sue caratteristiche fisiche che la rendono simile a una città europea.

L’edificio principale del complesso presenta un ampio ingresso pubblico sull’angolo, formato da due strade principali del quartiere, e invita con le sue pareti convergenti verso le porte d’accesso. La hall di ingresso è sormontata da due ordini di gallerie che permettono di accedere alle balconate della sala principale, ciascuna delle quali ha all’incirca 250 posti. La presenza delle balconate, che richiama in qualche modo gli ordini di palchi e gallerie, e la forma della sala a U, sono in linea con il concetto di teatro tradizionale, ancorché in ottica contemporanea.

Portzamparc presta nei suoi progetti grande attenzione alle qualità acustiche delle sale da concerto. La Luxemburg Philarmonie, ad esempio, è stata apprezzata per le sue qualità acustiche da diversi musicisti che ci hanno lavorato, tra cui Riccardo Muti e Claudio Abbado.

Per il progetto di Shangai, così come per la Philarmonie di Lussemburgo, lo studio francese ha collaborato con i tecnici di Xu-Acoustique, studio di consulenza acustica architettonica, anch’esso francese con sede a Parigi, che vanta collaborazioni con altri celebri architetti come Frank O. Ghery, Ricardo Bofill, Santiago Calatrava, e celebri musicisti come Daniel Baremboim e il già citato Riccardo Muti. Nella Shangying Opera House, i progettisti hanno fatto sì che il riverbero possa essere rimodulato, permettendo di adattare la stanza a vari repertori e generi musicali, ottimizzandola anche a seconda delle diverse lingue in cui si canta nelle varie produzioni operistiche.

Le 1230 sedute della sala principale sono state realizzate dal celebre produttore francese Quinette Gallay, che dal 1947 realizza sedute per luoghi speciali: cinema, sale da concerto, navi da crociera. Per l’occasione sono state realizzate le poltrone Dune BI, dal disegno ondulato molto distintivo e con il carter della seduta forato per motivi acustici.

All’interno del teatro ci sono quattro principali sale prova, ciascuna dedicato a un ambito specifico: orchestra, musica tradizionale cinese, balletto, coro. Oltre a queste sale, sono presenti non solo numerosi altri spazi legati alla preparazione degli spettacoli e alla loro fruizione, ma anche aree ed equipaggiamenti per attività pedagogiche. Infatti, un aspetto molto interessante di questo teatro, è la sua diretta connessione al Conservatorio di Shangai, al quale appartiene. Ciò lo rende necessariamente un edificio flessibile: gli studenti del conservatorio possono accedere agli spazi del teatro e utilizzarlo, quando non ci sono rappresentazioni, per esercitarsi direttamente in condizioni di vita reale.

Il teatro è stato inaugurato durante lo Shangai Art Festival nel 2019, anno in cui si celebrava il quarantesimo anniversario del gemellaggio tra Milano e Shangai, avvenuto nel 1979. A esibirsi fu proprio l’orchestra del Teatro alla Scala di Milano con due grandi classici: La finta giardiniera (prima opera eseguita interamente con strumenti barocchi in Cina) e Il flauto magico, entrambe opere di Mozart e dirette entrambe da Diego Fasolis.