Quando un architetto parla di Salone, con la S maiuscola, sottintende il “del Mobile” che per tutte le altre persone è la denominazione corretta di questa settimana, all’insegna del design, che caratterizza la città di Milano in questo periodo. Pensate che è più di venticinque anni che il Salone si alterna con la Pasqua, infatti una leggenda metropolitana narra che la Pasqua, prima dell’avvento del Salone, seguisse il calendario solare e non quello lunare attuale. Scherzi a parte, chiunque lavori in questo settore sa che la Pasqua può essere il meritato riposo dopo l’impegno profuso nella realizzazione del Salone, oppure può essere festeggiata all’interno dei padiglioni della Fiera di Milano, lavorando agli allestimenti, come è accaduto l’anno scorso ad esempio. Questo stesso pezzo lo sto scrivendo proprio dall’interno dei padiglioni della fiera in setting up, seguendo gli stand in montaggio. Proprio qui mi è venuto in mente di condividere con voi la mia passione per questo ambiente, ovviamente con la consueta ironia che mi contraddistingue.
Il mio amore verso questo happening nacque durante il periodo dei miei studi d’architettura; un mio caro amico aveva una società di servizi per allestimenti fieristici e io, da bravo studente d’architettura, ero in cerca di un lavoretto che mi permettesse di racimolare qualche soldo in più e fu così che mi ritrovai in fiera durante i montaggi del Salone del Mobile. Si,fu amore a prima vista. Non potevo credere ai miei occhi; in pochi giorni nascevano architetture bellissime che duravano solo lo spazio di una settimana, tanto durava il salone all’epoca, e poi tutto veniva nuovamente smontato. Provate ad immaginare un giovane studente d’architettura veder realizzare davanti i suoi occhi una tale meraviglia!
Da allora io ho una vera e propria predilezione per l’allestimento, disciplina specifica dell’interior design, che amo chiamare con la sua vecchia e poetica denominazione: Architettura Effimera.
Effimera si, perché, come l’insetto che porta questo nome, queste opere nascono e muoiono in uno spazio di tempo veramente limitato, ma, come per gli insetti, ogni anno tornano di nuovo più belle di prima.
Ne è passata di acqua sotto i ponti, ma ancora oggi io lavoro, ormai come professionista, nei padiglioni della fiera che ha cambiato location ma non il suo fascino, o almeno quello su di me. Molti miei colleghi non condividono la mia passione per questo settore, lo trovano secondario, ma io invece subisco la magia della temporaneità e della scenografia; uno stand, una mostra, un evento sono momenti che resteranno impressi nella memoria di chi ha potuto vederli e visitarli, sono esperienze e non monumenti statici e inamovibili.
Questa flessibilità mi affascina moltissimo e mi porta a cercare di lavorare sempre in questo settore, ma ovviamente il Salone non è solo una mostra di design, è anche un’occasione per la città di scoprire l’affascinante mondo del furniture design che, al contrario della Fashion week, è di base democratico e aperto al pubblico. Questa differenza sostanziale permette a chiunque, durante questa pazza settimana, di vedere, partecipare, brindare con i designer più famosi del mondo che non mancano mai a questo appuntamento. Come riconoscerli? Si vestono di nero, hanno strani zaini e girano per la città indicando dettagli che ai più restano misteriosi, ma vi assicuro che se vi farete trovare al Bar Basso, potrete discutere con loro sorseggiando un negroni, ovviamente sbagliato, e scoprire quanto questa strana “setta” di persone di nero vestite possa essere simpatica ed affabile. Mi raccomando, se ne incrociate uno in total white con note di Pink è Karim Rashid, designer di New York, che mi fece uno dei più bei complimenti che io abbia mai ricevuto in merito ad un mio stand. Era il 2005, e io e il mio socio di allora avevamo realizzato una collezione di divani con relativo stand, il tutto vagamente connotato dai toni del fucsia; Karim passa per la corsia, si volta, abbassa gli occhiali da sole ed esclama: “ Sooo Pink!!!” Lo ricordo ancora con il sorriso.
Viva la Design week e viva il Design, ci vediamo al bar Basso.
Andrea Manfredi, thanks a lot for the post.Really thank you! Much obliged.