Tra paesaggi agricoli e boschivi, nel cuore della Sicilia, sui Monti Sicani, nasce il Teatro Andromeda, opera unica del pastore e artista Lorenzo Reina.
Solo il percorso per arrivare a Santo Stefano di Quisquinia (in provincia di Agrigento), dove si trova il Teatro, è un viaggio introspettivo al centro di una Sicilia poco nota, anche a me che vi sono nata e cresciuta.
Arrivati alla Fattoria dell’Arte, complesso di opere e sculture il cui protagonista assoluto è ovviamente il Teatro, si respira subito un’atmosfera speciale: di pace e religioso silenzio.
Lungo il percorso, che dall’ingresso conduce al Teatro, si possono ammirare diverse opere d’arte, molte delle quali realizzate dallo stesso Lorenzo Reina ed esposte anche in gallerie d’arte internazionali e alla 54ma Biennale di Venezia nel 2011, tutte simbolicamente legate al Teatro.

Il contesto tutto attorno sembra sospeso e circondato da un’atmosfera magica, così come unica è la storia di Lorenzo Reina e del suo Teatro.
Nonostante la sua vita sembrasse ormai profondamente segnata, destinato ad essere pastore per tutta la vita, Lorenzo Reina non ha mai smesso di coltivare la passione per la scultura e l’arte… E la sua storia gli ha dato ragione.
“Mio padre mi voleva pastore e ho passato la mia adolescenza tra pecore e cani e un solo libro. Scolpivo alabastri di notte, in una stalla accanto a quella dove riposavano altri pastori”
Lorenzo Reina
L’opera, racconta Libero, figlio di Lorenzo, che spesso guida i visitatori all’interno del Teatro, nasce una notte: il padre intento a pascolare le pecore sull’altura (dove oggi sorge il Teatro) si accorge che il gregge, proprio in quel punto, si ferma e smette di brucare. Lì, quella notte e in quella precisa posizione, Lorenzo Reina intuisce che quel luogo era destinato a qualcosa di grande.
Da allora, da quasi 40 anni, ha lavorato incessantemente alla costruzione del Teatro, che è un’opera in continuo divenire e mai ancora terminata.
Intorno è circondato da una cinta di pietre, scavate dalla terra con le sue mani, colorate con acqua e curcuma, che molto richiama gli antichi ovili siciliani, e la scena è costituita da 365 blocchi come i giorni dell’anno.
Vi si accede tramite una porta che segna virtualmente il passaggio dal mondo reale al mondo immaginario, in cui ci conduce Lorenzo Reina, la cui scenografia è la natura circostante. Al suo interno sono collocati 108 blocchi di pietra, utilizzati come posti a sedere, che replicano, per numero e posizione, la costellazione di Andromeda, da cui il Teatro prende il nome.
Inoltre, una grande finestra, posta alle spalle del palcoscenico, inquadra il paesaggio e nelle giornate terse, se si ha fortuna, si scorge persino il Mar Mediterraneo e l’Isola di Pantelleria.
Il momento magico si raggiunge il 21 di Giugno di ogni anno quando, in occasione del solstizio d’estate, la luce del sole colpisce il disco metallico posto sopra la finestra alle spalle del palco, proiettando un cerchio d’ombra al centro del palcoscenico. Contemporaneamente, all’ora del tramonto, un raggio di sole attraversa la bocca della Maschera della Parola, scultura posta lungo il cammino che conduce al Teatro.
Oggi il Teatro Andromeda è meta di “pellegrinaggio” per gli appassionati d’arte e forestieri interessati; diverse volte l’anno ospita spettacoli, concerti o rappresentazioni teatrali… Ovviamente limitati al numero di 108 spettatori. Celebre, per esempio, è stato il concerto del cantante Marco Mengoni, svoltosi il 18 Luglio del 2019, in occasione del Tour Fuori Atlantico.
Che vi sia l’occasione di un concerto o meno, vale la pena andare a visitare il Teatro Andromeda, che ad oggi è il teatro più alto al mondo (si trova infatti a più di 900 metri dal mare), anche solo per poterne godere il silenzio e la luce del tramonto, che “scalda” di rosso le pietre del recinto e il cuore dei suoi visitatori.