Il designer postmoderno Alessandro Mendini sosteneva che tutto è già stato inventato e che si può quindi reinventare l’esistente. Seguendo questa teoria del re-design, l’artista decide di rivisitare una poltrona barocca decorata con un motivo ispirato al Puntinismo, rimanendo affascinato da una poltrona che vede durante un viaggio in Veneto.

Nel 1978, nasce così la poltrona Proust, una finta poltrona barocca che nella sua decorazione si ispira al movimento pittorico fondato da Signac: i caratteristici puntini policromi la invadono tutta, sia nel tessuto che nel legno. 

Realizzato interamente a mano, questo oggetto diventa un vero e proprio pezzo da collezione: ve ne sono quindici esemplari firmati da Mendini, alcuni appartenenti a collezioni private ed altri a musei. 
Dopo una pausa dovuta all’elevata richiesta, nel 1989 la produzione di queste opere d’arte riprende qualche anno più tardi: queste poltrone regali vengono realizzate in diversi materiali, sempre sotto l’occhio attento del designer.

Una di queste versioni (e forse la più moderna) che l’ha resa particolarmente popolare è quella progettata per Magis. Si tratta di una poltrona in materiale plastico pensata per l’uso esterno, grazie ad una piccola fessura realizzata tra lo schienale e la seduta per far scolare l’acqua piovana. 
Nonostante la modernità, il fascino delle linee barocche non viene dimenticato; al contrario, è messo in risaltato grazie alle vivaci versioni in cui la poltrona viene proposta: cinque monocromatiche (arancio, bianco, blu, nero e rosso) e una multicolore.

Da non dimenticare che il riferimento all’arte e al reinventare non è solo legato alla decorazione: battezzarla “poltrona Proust” (il famoso scrittore francese che guarda con nostalgia al tempo perduto) sottolinea quanto sia debitrice dei richiami del passato.