Lo scorso giugno ho affrontato una delle scelte più complesse della mia vita (fino ad ora) in ambito professionale, familiare e umano.
Dopo sei anni di vita radicata (bene o male) a Milano ho ripreso in mano il mio presente, il mio passato e soprattutto il mio futuro e, a tu per tu con tutte le mie fragilità ed i miei dubbi ma anche con la mia felicità e le mie certezze, ho deciso di tornare nella mia città natale che, come molti di voi che mi leggono ben sapranno, è in Sicilia.
Al di là di tutta la complessità e le motivazioni personali che possono esserci dietro una scelta del genere ho notato che l’emozione preponderante era una strana forma di paura che si faceva strada decisa alimentando parallelamente un’altra sensazione, una voglia ed energia nuova, proattiva.
Quella paura di cui parlo e che forse mi porterò addosso per tutta la vita è inevitabilmente il dipinto generalizzato di una Sicilia “arida”, priva di stimoli, una terra che i giovani quasi non li vuole e che, invece di attirare, rigetta; un territorio che spegne gli impeti e assopisce le energie.
Forse è questa la Sicilia di cui aver paura, forse è questo ciò che vede chi la vive ogni giorno questa terra maledetta, così bella e così impossibile. La Sicilia è una dicotomia: la cosa più semplice da fare è anche quella più difficile (e negli ultimi tempi diventata anche quella quasi “dovuta”); dalla Sicilia se sei giovane e vuoi un futuro te ne devi andare.
Io a giugno 2024, invece, sono tornata a casa, con le valige piene di timore.
Il 12 agosto mi ha contattata Andrea Bartoli, fondatore insieme a Florinda Saieva e le loro figlie di Farm Cultural Park, polo culturale made in Sicily riconosciuto dall’UE (Per chi non conoscesse ancora la storia, ecco un breve excursus: https://designtellers.it/urban-design/il-nuovo-modello-di-rinascita-urbana-made-in-sicily-si-chiama-farm-cultural-park/).
“Cara Martina, ci siamo persi. Spero tutto bene e che soprattutto tu sia adesso in vacanza. […]. Ti scrivo per comunicarti una notizia bella, è ufficiale Farm è a Palermo, ai Quattro Canti nell’ex Collegio dei Crociferi. Destineremo lo spazio a Museo delle Città del Mondo. A Settembre ovviamente ci vediamo a Palermo, ci raccontiamo tutte le novità, magari ci inventiamo qualcosa insieme. Un abbraccio grande “ – A.B.
Con Andrea ci scambiamo pochissimi messaggi ma per me sono unici e sempre pieni di grande emozione e stimolo. In più questa volta avevo anche io una bella notizia da dargli perché sapevo per certa che raccontargli di essere “ritornata” a contribuire attivamente alla crescita della mia terra sarebbe stato per lui motivo di gioia.
Così ho deciso di stilare una breve intervista, volevo che fosse lui a parlare di questo nuovo progetto radicato a Palermo e che mi raccontasse, con l’emozione che solo le sue parole mi sanno dare, ancora una volta il suo amore per la Sicilia, io almeno ne avevo bisogno.
DT – Ciao Andrea, qual è ad oggi la vostra mission?
AB – Migliorare noi stessi, migliorando i luoghi nei quali abitiamo.
Farm Cultural Park è nata con l’obiettivo di rigenerare spazi urbani attraverso l’arte e la cultura, l’educazione e l’ambiente provando a creare impatti sociali, culturali ed economici positivi. A noi piace chiamarli “polmoni urbani” perché sono luoghi in cui si respira aria fresca, in cui è facile confrontarsi e costruire comunità. Questi luoghi nel tempo diventano non solo degli attrattori turistici ma anche incubatori di pensiero e costruzione del futuro della città stessa.
DT – Perché avete deciso di creare una sede a Palermo?
AB – Palermo rappresenta una tappa fondamentale per Farm, non solo per la storia che si porta dietro ma anche perché da sempre un’importante parte della nostra comunità è di Palermo. Aprirci anche a questa città ci permette di valorizzarne le relazioni confrontandoci con le dinamiche di una realtà urbana più vasta rispetto a Favara e Mazzarino, dove abbiamo già la nostra ambasciata (https://designtellers.it/urban-design/la-famiglia-farm-ha-oggi-la-sua-nuova-ambasciata-a-mazzarino).
Palermo, con la sua ricchezza culturale e sociale, offre uno scenario stimolante per sperimentare nuove idee e progetti e il Collegio dei Crociferi sarà il punto di partenza ideale per questa nuova fase.
Il Collegio ospiterà il Museo delle Città del Mondo, un’importante evoluzione di Countless Cities, la nostra Biennale delle Città, che raggiungerà la sua quarta edizione nel 2025.
Farm ai 4 Canti offrirà un programma dinamico e inclusivo che spazierà dall’arte contemporanea, all’architettura e urbanistica, all’innovazione sociale, coinvolgendo creativi, studenti e studiosi locali e internazionali e aprendo le porte a tutte le forme di creatività.
DT – Come è nata l’idea della sede presso l’ex Collegio ai Crociferi?
AB – L’ex Collegio dei Crociferi è un complesso storico di grande fascino situato nel cuore di Palermo proprio a due passi dai Quattro Canti, il luogo più iconico della città.
Gli spazi esterni ed interni offrono la cornice ideale per l’arte contemporanea, eventi culturali e progetti educativi mantenendo un forte legame con la tradizione architettonica siciliana.
Abbiamo subito pensato che sarebbe stato uno spazio stimolante per il dialogo interculturale e intergenerazionale, creando un punto di incontro per residenti e visitatori desiderosi di vivere esperienze significative, un luogo dove la bellezza e la diversità delle città del mondo potranno essere esplorate e celebrate.
DT – Come si radica Farm a Palermo?
AB – Ascoltando la città, i suoi bisogni e desideri. Abbiamo già avviato collaborazioni con artisti locali e internazionali, e stiamo lavorando con le istituzioni e la comunità per costruire progetti che rispondano alle urgenze e alle potenzialità di Palermo.
DT – Cosa lega la nuova sede del palermitano alla vision di Farm?
AB – La nuova sede di Palermo incarna perfettamente la vision di Farm che mira a rigenerare spazi per trasformarli in poli di produzione culturale. Il nostro obiettivo è sempre quello di costruire comunità attive e sensibili, in grado di generare nuove narrazioni che riflettano le complessità e le sfide contemporanee della città. Palermo rappresenta una tappa importante per Farm che inizia così a testare la propria scalabilità in altre città italiane e del mondo. Il nostro modello di rigenerazione culturale si adatta ai contesti locali, ma conserva sempre la capacità di connettersi a una rete globale di creatività e innovazione.
DT – Come pensi che la nuova sede Farm possa contribuire alla città di Palermo, ai giovani, ai bambini e ai più grandi?
AB – Farm Cultural Park ha il potenziale per apportare un contributo significativo a Palermo e alla sua comunità in diversi modi. Per la città rappresenta un nuovo catalizzatore di innovazione e creatività offrendo “aria fresca” che può stimolare la dimensione culturale e sociale. Questa iniziativa può contribuire a valorizzare Palermo come centro di attrazione per l’arte contemporanea, favorendo il turismo culturale.
Per i giovani Farm offre uno spazio di crescita e formazione dove poter esplorare creatività e sviluppare nuove competenze. Attraverso workshop, laboratori e attività artistiche, i ragazzi possono essere coinvolti attivamente nella costruzione di un futuro migliore per la loro città, imparando l’importanza della partecipazione e della responsabilità civica. Questo può contribuire a creare una generazione più consapevole, motivata e impegnata nel migliorare la propria comunità.
DT – Quando è prevista l’apertura del Museo delle Città del Mondo?
AB – L’inaugurazione ufficiale del Museo delle Città del Mondo è prevista per il 4 e 5 luglio 2025 presso l’ex Collegio ai Crociferi nei pressi del luogo più iconico della città di Palermo, i suoi Quattro Canti.
DT – Qual è il futuro di Farm?
AB – Il futuro di Farm è reiterare il suo presente senza perdere la voglia di continuare a esplorare, sviscerare sempre nuove modalità di connessione tra arte, comunità e cambiamento sociale. Vogliamo creare un network di spazi culturali e indipendenti che possano influenzare positivamente le città e le persone portando a un cambiamento sociale tangibile.
Alla fine di questa intervista ho ovviamente le lacrime agli occhi dall’emozione, perché la Sicilia è una brutta bestia, essendone originaria so quanto sia complesso convivere con questo odio spropositato per tutto ciò che ti toglie e con questo amore incondizionato per quel che invece ti restituisce.
Bastano giornate come questa, parole sincere e piene di amore come quelle di Andrea Bartoli, per farmi aprire gli occhi e iniziare a guardare con nuovi occhi: finalmente vedo speranza e radici. Queste radici hanno bisogno di essere nutrite, non solo da Farm e dalle altre associazioni che non hanno mai smesso di prendersi cura di questo luogo, ma da chiunque in Sicilia scelga di restare, di tornare o semplicemente di credere nel futuro.
Photo credits: © Sandro Scalia