Indiscussa e sempre attuale è la concezione che il verde fa bene al corpo ed allo spirito, lo si sapeva ancor prima che le grandi metropoli iniziassero ad incrementare la presenza di polmoni verdi con giardini sui tetti o nelle pareti verticali degli edifici.

La presenza di elementi verdi nelle nostre città ha sempre avuto una stretta correlazione, oltre che estetica e di decoro, con vantaggi legati alla purificazione dell’aria ed alla funzione fonoassorbente degli stessi; legato a ciò non vanno dimenticate le esigenze di benessere fisico/psicologico che l’elemento vegetale è in grado di rilasciare.
Il ruolo del verde infatti non si riduce al solo fattore ornamentale: trattandosi di un organismo vivente genera un’interazione emotiva, contribuendo a creare un’immagine e una cultura più attenta all’ambiente e all’ecosistema.

Mentre in architettura gli esempi d’integrazione con l’elemento vegetale non sono mai mancati, lo stesso non si poteva dire per il design: dagli anni ’80 si individua una tendenza nuova, che lavora nella direzione di portare le piante negli interni ibridandole con gli oggetti di uso comune.

Il tema è importante, per il settore e per i progettisti, anche perché pone in luce la tematica cardine dell’eco-sostenibilità.  
Questa nuova sensibilità apre strade innovative alla progettazione in termini ecologici, e introduce un nuovo tipo di rapporto con gli oggetti di tutti i giorni; da oggetti, talvolta emozionali, funzionali a prodotti che ospitano una pianta vivente dalla quale trarre benessere e piacere, come il sistema di illuminazione Palma di Vibia.

Le piante indoor diventano quindi delle microarchitetture, non solo elementi aggiunti dello spazio, ma veri e propri oggetti progettati ad hoc per dialogare con la funzionalità e l’ambiente in cui devono vivere, d’ esempio è l’orto in valigia di Gionata Gatto.

Qualche anno fa è nata una nuova generazione di oggetti, identificati come “Natural Born Object”. Questi sono mobili, lampade, sedute di utilizzo comune, che ospitano piante viventi al loro interno.

Questo tipo di oggetti, raccolti per la prima volta con tale denominazione pochi anni fa sulla rivista italiana Nemeton Magazine, sta prendendo piede tra giovani progettisti che sperimentano idee interessanti, coniugando funzionalità e verde, creando oggetti spesso provocatori che vogliono portare, come avviene già da tempo in architettura, il verde in primo piano nell’ideazione di nuovi prodotti.

Negli ultimi anni si è sviluppato anche l’interesse per il verde stabilizzato o il giardino verticale indoor: si tratta di una struttura costituita da un pannello in lamiera di acciaio zincato rivestito con film PVC. Le pareti in lichene stabilizzato o altre essenze sono 100% naturali, antibatteriche e garantite per 5 anni.

Questo modus vivendi all’insegna del rispetto dell’ambiente, anche indoor, sta spopolando negli ultimi anni sotto la accezione di Green Life, invadendo – fortunatamente – ogni settore: dall’edilizia all’abbigliamento, dall’arredo ai trasporti.

Nel green design il verde è inteso come materiale che compone oggetti o mobili di uso comune, idonei sia per spazi pubblici che privati. L’ibridazione dell’elemento vegetale vivente all’interno del progetto di arredi e, quindi, decontestualizzato da un ambiente naturale, ha avuto una nascita spontanea e una grande diffusione: arredi e accessori con innesti vegetali in cui il verde è il protagonista assoluto che, in alcuni casi, segue l’intero ciclo di vita del prodotto e, in altri, può anche sopravvivere allo stesso manufatto.

Il culmine esemplare di questo approccio alla microarchitettura, che sfocia in un complesso studio di bioarchitettura, dove il progetto indoor e outdoor viene controllato in ogni suo aspetto, è il progetto Naman spa, di MIA Design Studio in Vietnam, a Da Nang.

L’artificio lascia spazio ad un sistema di polmone verde, pulsante in ogni sua piccola parte; si respira la foresta, si sente lo scorrere del fiume e si osserva la quiete assordante di un laghetto interno con ninfee.

Tutti i sensi vengono avvolti da una atmosfera quasi fiabesca e surreale, le pareti massive si nullificano per dar spazio a specie arboree che regolano il microclima interno.

Gli ambienti diventano micro-oasi di pace, l’involucro fisico si annulla, lasciando spazio ad una tangibile sensazione di serenità e salubrità.