Memoria e Architettura
Memoria e Architettura
Memoria e Architettura
Memoria e Architettura
Memoria e Architettura
Memoria e Architettura
Memoria e Architettura
Memoria e Architettura

Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera.

Pablo Neruda

Memoria per non dimenticare, memoria per suscitare, memoria per tramandare, memoria per riconoscere e progredire.
Memoria intesa non come semplice apprendimento mnemonico ma come ricordo legato alla comprensione profonda ed empatica di un avvenimento passato.

Dopo il mio precedente articolo che parlava di Natura e Architettura, questa volta vorrei proporre una riflessione su un altro tema che mi è molto caro.

Spesso non basta raccontare una storia per far sì che chi ci ascolta riviva, reinterpreti e poi ricordi quello che noi vogliamo comunicare; sono le emozioni suscitate a giocare un ruolo fondamentale nella mente delle persone lasciando una forte traccia nella memoria e stimolando ulteriori riflessioni interiori.

Attraverso l’esperienza possiamo sviluppare e comunicare tematiche intense e complesse. Per far questo l’architettura, il design e in generale il progetto di uno spazio/monumento diventano importantissimi perché determinano il risultato dell’esperienza stessa e quindi del ricordo.

Il museo ebraico a Berlino, il parco della pace a Hiroshima, il memoriale del Ground Zero a New York. Tre casi esemplari nel mondo, tre monumenti a ricordo della follia umana che però, proprio attraverso la loro forza, riescono ad esprimere e ricordare il dolore, la ferita sociale e l’assurdità di un passato non proprio così lontano.

Il museo ebraico a Berlino è stato ideato da Daniel Libeskind e costruito tra il 1999 e il 2001 a ricordo di tutte le vittime della Shoah. Il progetto riflette lo spaesamento e l’impotenza delle persone coinvolte in una grande macchina infernale. Le linee oblique e la mancanza di riferimenti in vari punti ci ripropongono idealmente lo sforzo e le difficoltà affrontate dagli ebrei, i tagli nell’edificio e la luce che penetra in maniera diffusa e fioca restituiscono la drammaticità della situazione, il giardino dell’esilio e l’installazione dei 10.000 volti distribuiti sul pavimento hanno un forte impatto emotivo e trasmettono in modo simbolico ma allo stesso tempo estremamente realistico l’agghiacciante verità.

Il parco della pace a Hiroshima venne progettato da Kenzō Tange e fondato nel 1955 a distanza di soli 10 anni dalla distruzione letale della bomba atomica.
All’interno del parco regnano un silenzio reverente e il grande arco ellittico che, in una prospettiva consequenziale, incornicia due elementi: l’edificio sopravvissuto all’attacco (A-bomb) e la fiamma accesa nel 1964 in segno di disapprovazione di tutte le bombe atomiche presenti ancora nel mondo.
Il museo, inserito all’interno di un edificio sospeso come se fluttuasse tra sogno e realtà, ripercorre le tappe del disastro in un iniziale percorso buio e carico di rammarico per giungere poi nella zona più luminosa da cui si scorge il parco della pace, simbolo di speranza e rinascita.

Il memoriale di Ground Zero a New York progettato da Michael Arad e Peter Walker è stato costruito tra il 2006 e il 2011 per ricordare le vittime dell’11 settembre.
Un luogo che trasmette immediatamente il senso della mancanza, di qualcosa che c’era e che non c’è più, una voragine che trascina ancora una volta l’umanità verso il basso. La forte tensione viene stemperata dalla presenza dell’acqua che scorre, grazie alla quale si intravede la speranza, un senso di vita che continua nella memoria di un passato da NON dimenticare.