Come alcune persone, certi edifici non pretendono di essere amati, ma almeno compresi: nella loro etica, nella loro estetica e nel loro spaziotempo. Una condizione, questa, comune a molte architetture in cemento di cui vi ho parlato. Un materiale che, con la sua sincerità, ci mostra ambizioni e desideri infranti. Attraverso le crepe.

Costruita tra il 1977 e il 1979 su progetto dell’architetto Mihajlo Mitrović, la Genex Tower è costituita da due torri di altezza diversa, collegate da un ponte a due piani e culminanti in un ristorante girevole (che non ha mai girato). È il secondo edificio più alto di Belgrado e accoglie chi entra in città da ovest percorrendo l’arteria che collega il centro all’aeroporto Nikola Tesla. Un portale, più che una torre: un totem ideologico, simbolo di una società che credeva nel progresso collettivo.

Una delle due torri era destinata ad abitazioni, mentre l’altra avrebbe ospitato gli uffici del gruppo Generalexport – da cui il nome Genex, azienda statale che si occupava dell’esportazione di prodotti dalla Jugoslavia.
La progettazione della torre mostrò presto i suoi limiti. Gli inquilini lamentavano ascensori spesso non funzionanti, condotti della spazzatura problematici, scarso isolamento termico e pareti portanti interne che rendevano l’architettura ostile anziché partecipativa, poiché non era possibile apportare modifiche agli appartamenti. La torre è così divenuta anche simbolo delle contraddizioni di una visione politica che parlava di collettività ma che spesso ignorava l’individuo.
Il declino della torre inizia negli anni Duemila, accelerato dalla bancarotta di Genex nel 2015. Dopo di essa, la parte commerciale dell’edificio è finita sul mercato con due aste andate deserte nel 2022 e una terza prevista nel 2023, ad una base d’asta dimezzata rispetto alla prima. Di fronte alla prospettiva di una svendita, cittadini, architetti e politici proposero alternative pubbliche: trasformarla in un campus universitario, in un polo culturale dedicato a Tesla, o in un museo scientifico, affiancando a quest’ultimo anche il nome di Mihajlo Pupin, fisico e chimico serbo. Tutti i progetti puntavano alla riqualificazione urbana e alla gestione statale dell’edificio.

Tuttavia, il 6 febbraio 2023 la torre ha trovato un compratore: la società “Eureka Bar” (proprietaria di vari locali e ristoranti di Belgrado), che se l’è aggiudicata con un’offerta di 20 milioni di euro, quasi il triplo della base d’asta. La notizia ha sollevato forti polemiche, sia per il presunto legame del titolare della società — già indagato per riciclaggio — ad ambienti criminali, sia per la mancata valorizzazione culturale dell’edificio (anche se, finora, non sono stati resi pubblici progetti concreti di riuso da parte della proprietà).

Ad ogni modo, la Genex Tower è oggi un bene protetto: nel novembre 2021, l’edificio è stato ufficialmente dichiarato monumento dalle autorità serbe, che ne hanno riconosciuto l’importanza culturale, storica e architettonica. Pertanto, è sottoposto a tutela, e la sua integrità architettonica dovrebbe essere mantenuta intatta per le generazioni future.
Intanto, artisti serbi come Damjan Dobrila continuano a raccontarla. Nella sua mostra Geneks 2.389, ha immaginato la torre 366 anni nel futuro, ancora in piedi, come rovina postmoderna di una civiltà perduta. La cantante Konstrakta (che ha partecipato all’Eurovision nel 2022) la nomina invece nella sua canzone Nobl, un brano che parla della caducità: delle cose, del corpo, dei sogni socialisti. Una canzone in cui, dopo aver detto di avere del vino in dispensa, infila anche una citazione canticchiata di Felicità di Albano e Romina, canzone del 1982 ma ancora lì, un po’ come il portale brutalista di Belgrado.