Quando le parole pesano e GIOCO è una di queste
Ci sono parole che ci scorrono accanto ogni giorno. Parole che per il loro uso così quotidiano hanno quasi perso la forza del loro significato, e poi ci sono parole che non nominiamo, che temiamo, che dimentichiamo di abitare nel loro significato più profondo. Parole come guerra, solitudine, divisione. E poi ce n’è un’altra, di pari peso e potenza che riesce a scardinare con la sua energia e compattezza tutte le altre: GIOCO – piccola, leggera, quasi innocente – che spesso rimane in disparte e sembra essere elitaria, per pochi e che invece dovrebbe essere gridata, da tutti i bambini del mondo, a squarciagola. Perché è proprio lì, nel gioco, che comincia tutto: la socialità, la libertà, l’invenzione del mondo.
Come architetta e editor, non riesco a pensare al tema del GIOCO come a un tema leggero. È una questione seria, e come tale va affrontata. Non è una parentesi infantile della vita, ma una condizione necessaria dell’essere umano. Un diritto. Un modo per immaginare altri mondi, per relazionarsi, per guarire. Anche per resistere.
GIOCO alla Triennale: il progetto
A Milano, nel cuore del Palazzo dell’Arte progettato da Giovanni Muzio, GIOCO è un progetto che si apre come uno spazio accessibile, permanente e gratuito, dedicato a bambini, famiglie, scuole e studenti. Il progetto, firmato dall’architetto Luca Cipelletti (studio AR.CH.IT), si sviluppa su 180 mq come un ambiente immersivo e modulare, pensato per l’interazione libera e inclusiva.


Gli arredi – realizzati dallo studio francese Smarin – sono blocchi tattili in sughero naturale e pannelli di abete, assemblati senza viti né chiodi. Ogni elemento può trasformarsi: da seduta a struttura di gioco, da angolo lettura a rifugio. Ogni bambino e bambina può pensare a quegli elementi come parti libere di un sistema che guarda con i suoi occhi, da assemblare come meglio crede senza istruzioni prestabilite. Con la libertà che solo il gioco ti può dare. Il tutto si inserisce nel rinnovato Piano Parco della Triennale, in continuità con lo spazio verde esterno.
GIOCO come progetto di inclusione
In un mondo in cui la distanza è spesso più forte dell’incontro, serve uno spazio che inviti alla presenza, alla relazione, alla partecipazione. Il progetto GIOCO è anche questo: un piccolo gesto concreto di inclusione. Un luogo “puro”, come quelli che cercavamo da bambini e che, da adulti, abbiamo smesso di costruire. Ma che restano necessari, per tutti. Nessuno escluso.
Lo spazio è una ludoteca vera e propria, dotata di una libreria, una zona relax, un laboratorio per attività educative, spazi per famiglie (armadietti, bagno con fasciatoio, zona passeggini). È un luogo pensato per l’infanzia, ma parla anche al mondo degli adulti. A chi ha bisogno di ripensare lo spazio come luogo di cura.
Uno spazio per tutti: il design come atto politico
C’è una qualità nei progetti riusciti che non si vede subito: la capacità di includere. GIOCO lo fa attraverso il colore, le proporzioni, i materiali. È un luogo pensato per tutti i corpi e per tutte le storie. E questo, in architettura, è un atto profondamente politico.
Io credo che non sia più sufficiente progettare solo per la bellezza. Dobbiamo progettare per il bene comune, per il quieto vivere, per lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo ereditato, per noi e per chi dopo di noi. E i progetti come GIOCO ce lo ricordano. Ci ricordano che non esiste bellezza senza accessibilità, e che ogni spazio può diventare un ponte, anziché un confine.
GIOCO come metafora di libertà
In un momento storico in cui le parole “infanzia”, “diritto”, “pace” sembrano perdere consistenza sotto il peso della cronaca (delle bombe o anche solo delle parole), la Triennale ci restituisce uno spazio che non è solo fisico ma anche simbolico. GIOCO per me diventa infatti una scommessa, una parola chiave unica che racchiude dentro di sé un manifesto di libertà e inclusione.
La parola GIOCO, dunque si fa architettura e design, ma soprattutto è, e resterà sempre, uno spazio mentale: è ciò che dovrebbe appartenere a ogni bambino, senza distinzioni geografiche, culturali, sociali. È un luogo di possibilità, dove non esistono gerarchie, dove il tempo si dilata e l’immaginazione ha diritto di cittadinanza. In questo spazio, ogni bambino può essere semplicemente sé stesso. E in un mondo che spesso li costringe a crescere troppo in fretta, è forse la conquista più grande.

GIOCO è lo spazio fisico e metafisico dove la libertà esiste.
Cover photo credits: ©smarin
Per maggiori info: www.triennale.org
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