
Per la terza delle “Conversazioni Green”, realizzata in collaborazione con la collega Interior Designer Anna Di Giorgio, abbiamo incontrato Giorgio Tartaro, giornalista e presentatore esperto ed appassionato di Design ed Architettura.
In questa intervista abbiamo deciso di affrontare il tema del “Green” e della Sostenibilità attraverso l’”occhio”, non di un Architetto o di un Designer, ma di un Professionista che il Design lo racconta e comunica da sempre.
Laureato in Lettere Moderne a indirizzo artistico all’Università Statale di Milano, Giorgio Tartaro è giornalista professionista, autore e conduttore televisivo, attivo da anni nei settori del design, dell’architettura e dell’Interior.
È stato Direttore Editoriale e consulente di Leonardo SKY 418, primo canale italiano dedicato alla casa e al progetto, dove ha condotto diversi programmi (Case & Stili, Living, Tendenze Casa, Design Book). Ha diretto il magazine Case & Stili e ha collaborato con numerose testate, tra cui Modo, Domus, D e DCasa La Repubblica, GQ, LUXOS, Casa Facile, The Plan e Platform.
E’ condirettore del Master di Interior Design della Scuola Politecnica – Polimi. È spesso invitato come visiting professor in master e università italiane (Politecnico di Milano, IULM, IED, La Sapienza, Enna, Torino), dove insegna comunicazione e design.
Ha sviluppato progetti di comunicazione per aziende del settore e opera attivamente sulle piattaforme digitali. Negli ultimi anni conduce eventi, talk e serate, portando nei convegni ritmi e format televisivi.
In occasione di fiere nazionali e internazionali (Klimahouse, Made, Salone del Mobile, Cersaie, Saie, Architect@Work, Arkeda) guida workshop e approfondimenti. Ha inoltre moderato incontri e presentazioni alla Triennale di Milano e scritto format e contenuti speciali per mostre ospitate da istituzioni come Triennale, Macro, Maxxi, La Permanente e Museo Madre.
DT – Dal tuo punto di “osservazione” privilegiato, quali sono oggi le tendenze più rilevanti che stanno trasformando il modo di intendere la Sostenibilità nel Design?

GT – Premetto di non essere un esperto “verticale” in tema di Sostenibilità, ma cerco di riportare quanto ho appreso in questi anni. Quando si parla di Sostenibilità nell’ambito del Design e, in senso più lato, nel progetto di interni ed architettonico, occorre tenere presenti molti fattori, cicli, propensioni. Basti pensare al concetto di “Cradle to Cradle” applicato all’industria (o perlomeno che si cerca di applicare, a gran fatica). Altro fattore fondamentale è l’energia necessaria alla produzione, al cantiere (produzione in genere), allo smaltimento. Purtroppo, siamo ancora in una fase “embrionale”, sia per le soluzioni proposte, sia per l’applicazione (la scelta di una soluzione o l’altra che spesso dipende dal budget), sia per proliferazione di norme e certificazioni, nonché la reale conoscenza del Committente, soprattutto privato. Ma non mancano, come sempre, esempi virtuosi che andrebbero comunicati quali casi studio.
DT – Nel confronto con Designer, Architetti e Aziende, quali aspetti della Sostenibilità ti sembrano realmente concreti e quali, invece, rischiano di restare solo dichiarazioni di principio?

GT – Di sicuro il proliferare di etichette e certificazioni, pur nate con i migliori propositi, non aiutano ad adottare linee comuni. Tanti anni fa, quasi trenta, dirigevo una rivista, Biocasa. Già allora un panorama variegato e attento ruotava attorno a regioni virtuose e manifestazioni di settore, quali Klimahouse a Bolzano (https://www.fierabolzano.it/it/klimahouse). Ma già allora sorgevano divisioni tra associazioni e visioni. Forse occorrerebbe ragionare sulla “semplificazione” della Sostenibilità. Ma abbiamo visto che spesso il termine “semplificazione”, quando applicato al Legislatore, sortisce effetti indesiderati.
DT – Nel mondo del Design inteso a 360°, come vedi l’integrazione di materiali e soluzioni sostenibili senza rinunciare ad estetica e comfort?
GT – Mi colpisce molto come nell’industria, in generale, sia finalmente entrato (e contestualmente accettato) il termine “riuso” che ha sostituito il più generico “riciclo”. Ecco, il punto secondo me sta qui.
DT – Durante gli eventi in cui hai ricoperto il ruolo di moderatore, hai percepito differenze nel modo in cui la Sostenibilità viene interpretata o comunicata tra i vari Paesi o nelle diverse regioni italiane?

GT – Sì, assolutamente. Regioni quali il Trentino e l’Emilia-Romagna sono sicuramente più virtuose e veloci a recepire le norme europee. Soprattutto in campo energetico. Il problema, che poi è per tutta l’Europa, su molti campi, sono le diversità culturali ed ambientali del Vecchio Continente. Forse occorrerebbe, parlando seriamente, senza partigianerie e speculazioni, in tema ambientale e per certi aspetti, immaginare una Europa Mediterranea… Sono discorsi difficili e perigliosi però… Pensiamo solamente al patrimonio edilizio in Italia. Quando si parla di Case Green si parla necessariamente di persone “privilegiate”, che possono scegliere ristrutturazioni di un certo tipo (e quindi anche merci, prodotti ben progettati…). Sappiamo che in Italia l’80% di persone sono proprietarie di casa. E spesso questo patrimonio ha problemi nel rientrare nelle norme…
DT – Quanto possono influire i media nel fare chiarezza sulla Sostenibilità e nello smascherare, quando serve, il greenwashing?

GT – Questo è un tema ostico. Si sa che certi media, gli specializzati ma non solo, pur facendo un ottimo lavoro, spesso sono sostenuti da aziende che, in un modo o nell’altro, cascano in questa pratica. La cosa migliore, da parte dei media, secondo me, sarebbe riportare “redazionalmente” notizie certe e virtuose, e relegare a “comunicazione dalle aziende” le altre informazioni. Poi il lettore farà la sua scelta. Se potessi indicare una via, giocherei anche sull’effetto sorpresa, quasi da reporter. Andare a scovare (e ce ne sono), modelli ed attività che si configurano come super modelli in tema di Sostenibilità.
DT – Hai la sensazione che clienti e consumatori stiano davvero chiedendo progetti più Sostenibili? E come questo sta cambiando il lavoro dei Professionisti?
GT – Questo senz’altro. Se da una parte abbiamo cappottato le nostre case trasformandole in edifici plasticosi, dall’altra c’è finalmente una reale attenzione al benessere, soprattutto degli interni. Il problema dei VOCS, già ampiamente risolto alla fonte (produzione), per esempio, è uno dei temi dibattuto. Altro tema, in generale, riguarda l’impresa, i lavori eseguiti ad arte e le scelte corrette degli inerti, colle, leganti. Tu puoi posare un pavimento super naturale ma se poi usi un sottofondo o colle non adatte…
DT – C’è qualche Progettista od approccio che, nelle tue interviste, ti ha colpito particolarmente per coerenza e visione sulla Sostenibilità?

GT – Sono tanti ad onor del vero. Nel design ormai parte dell’invenzione progettuale, che poi detta la forma, parte dal “risparmio”. Gestione degli sfridi, riduzione al minimo dell’apporto materico ed energetico ecc ecc. Il vincolo come strumento di progetto, insomma. Ma anche negli Interni e nell’Architettura, in genere, c’è molta attenzione. Basti pensare ad un nuovo concetto di lusso che non è dato necessariamente dall’utilizzo di materiali preziosi, ma dalla qualità del progetto, dall’invenzione, dalla capacità di accostare prodotti e materiali che “risuonino” bene, non solo dal lato visivo.
DT – Guardando al Futuro, quali competenze pensi diventeranno indispensabili per chi vuole fare Design ed Architettura in modo davvero responsabile?

GT – Personalmente non posso che guardare ad un lato umanistico per l’approccio progettuale. Non mi sorprenderebbe che la ricerca artistica, per esempio, possa entrare sempre più nel processo “abitativo”, ma anche lavorativo, dell’ospitalità e del lavoro. Peraltro, è già rientrata in modo osmotico in molti progetti. Ceramiche artistiche, statue, lavori di alto artigianato, “Collectible Design” e tanto altro (che non è qui il caso di approfondire). Ovviamente a questo primo approccio, o contestualmente, deve seguire una conoscenza tecnica ed una appropriazione graduale di ciò che succede nel Mondo.
Quando dialogo con Architetti e Progettisti emergono naturalmente paragoni con due principali figure: il direttore d’orchestra ed il regista. Entrambe figure di persone che sanno molto e che hanno molto da dire.
Cover photo credits: Vito Corvasce
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