Non mi è mai capitato, e penso di non essere il solo, di passare così tanto tempo in casa come in questi giorni di confinamento a causa del Covid-19. A volte mi sento un privilegiato, con una casa abbastanza ampia, due balconcini piccoli ma con una vista ariosa e bei tramonti da guardare, specialmente se penso a chi vive in un monolocale o condivide case piccole per far fronte ai folli costi di una città come Milano. E poi c’è chi ha il terrazzo più grande, chi ha il giardino e quelli con la casa in campagna e le ville in riva al mare. C’è quarantena e quarantena. Viviamo le case per una quantità di tempo insolita, che non sempre riesce ad essere piacevole. E non è solo la tipologia abitativa a cui ci siamo abituati in tempi normali a essere messa in discussione, ma anche il luogo delle nostre abitazioni, la città: senza nessuno per strada, senza i negozi aperti, senza i bar, i cinema, i teatri, viverci pare non avere senso. Tanto vale vivere in campagna con un bel pezzo di terra di proprietà. Io stesso, fin da piccolo fan della gente e delle città, mi sto trovando a fare riflessioni che mai avrei pensato di fare e a pensare di conseguenza a condizioni abitative e di vita completamente diverse.

E fantasticando tra queste riflessioni, pensavo a un progetto di qualche anno fa di Kengo Kuma a Bali, dove la mia fantasia mi ha fatto traslocare per passare, per lo meno, questi giorni di quarantena.
Parlo delle Tsubomi villas, progetto del 2017: un complesso di sei ville, un padiglione per lo yoga e una serra ancora in fase di realizzazione.

Siamo nella penisola di Bukit, estremità meridionale dell’isola, immersi nella vegetazione lussureggiante indonesiana. L’intero progetto di Kuma mira alla più totale fusione tra natura e edificio, principio tanto datato quanto sempre valido dell’architettura organica. Perfino il nome è organico: tsubomi in giapponese vuol dire “bocciolo”. E infatti le ville sembrano dispiegarsi verso gli elementi naturali circostanti, proprio come se fossero nell’atto di sbocciare. Geometricamente questi boccioli sono realizzati con una struttura basata sulla parabola iperbolica e costruita con una sovrapposizione di griglie in legno che garantiscono una schermatura dall’esterno senza rinunciare ad una certa apertura.

Le ville sono di tre tipi, che variano in base alla topografia affinché il progetto sia rispettoso di un altro principio dell’architettura organica: è l’intervento umano a doversi adattare al territorio e non il contrario. Mentre all’interno delle ville gli spazi sono cuciti addosso a ogni membro della famiglia, all’esterno giochi d’acqua e specie vegetali locali potranno essere contemplate dalle ampie vetrate previste dal progetto. In particolare, le ville saranno esposte verso sud e dal loro interno si potrà ammirare tanto l’alba quanto il tramonto.

Ah, il tramonto. Almeno quello lo vedo anche io da casa mia. Al posto delle fontane e dei giochi d’acqua vedo le cisterne, al posto dell’erba i binari della stazione Centrale. Ma a me il paesaggio ferroviario è sempre piaciuto. Il sole poi, almeno, è lo stesso di Bali e, sarà lo smog, ma il cielo di Milano al tramonto si tinge di colori pazzeschi.


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