Progetto pluripremiato di Snøhetta, il Teatro dell’Opera di Oslo è uno dei miei preferiti tra quelli firmati dallo studio norvegese, soprattutto perché, attraverso la sua realizzazione, i progettisti sono riusciti a dare nuovi spazi pubblici di qualità ai cittadini, indipendentemente dalla specifica destinazione funzionale.
L’Operahauset di Snøhetta si aggiudicò il concorso indetto dalla municipalità di Oslo nel 2000, al quale giunsero oltre 300 proposte e, fin da quella fase preliminare, i principi compositivi e progettuali furono delineati con grande chiarezza.

Innanzitutto, nel progetto è evidente la previsione di una grande flessibilità: gli spazi destinati ai servizi sono stati trattati razionalmente come in una fabbrica, per poter cambiare in base alle esigenze artistiche future senza compromettere l’organismo architettonico. In secondo luogo, c’è la ricerca di una certa monumentalità, seppur molto particolare, ottenuta mediante l’estensione orizzontale, piuttosto che verticale, grazie a un “tappeto” di pietra bianca. Su questo tappeto, con una chiarezza quasi narrativa, i materiali scelti definiscono gli altri elementi architettonici: oltre alla pietra bianca, il legno, il metallo e il vetro.


Il legno, utilizzato abbondantemente all’interno dell’edificio, è di quercia, ed è stato scelto anche per le sue qualità acustiche, che attenuano il riverbero nelle zone di passaggio e nel foyer. All’interno delle sale è stato privilegiato perché facilmente lavorabile, stabile come essenza e molto denso, inoltre, lo si è potuto utilizzare anche per realizzare riflettori acustici. Il metallo invece è stato utilizzato principalmente come rivestimento, progettato in collaborazione con artisti visivi. Infine, il vetro, dominante nella facciata principale, è un elemento importantissimo sia di giorno, durante il quale permette di assistere alle attività che si svolgono all’interno del teatro, sia di notte, quando l’edificio si trasforma in una lanterna.
Da un punto di vista funzionale, l’Operahuset è diviso in una parte ovest, dove si trovano i palcoscenici e le zone pubbliche, e una parte est, dove sono ospitati i servizi e le zone destinate all’allestimento delle produzioni.


La sala principale può ospitare circa 1400 persone ed è una classica sala a ferro di cavallo, utilizzata per opera e balletto. In questo teatro non solo l’acustica è modificabile, attraverso teli e pannelli, ma lo sono perfino la buca dell’orchestra e il proscenio, grazie all’utilizzo di pareti e piattaforme mobili. All’interno della sala, tutto è stato modellato per riflettere al meglio i suoni, dalle balconate al soffitto, e realizzato in materiali densi per evitare vibrazioni alle altre frequenze, principalmente in quercia e in MDF. Il sipario è frutto di un’altra collaborazione artistica, con l’americana Pae White, che lo ha progettato ispirandosi a un foglio di allumino accartocciato.



La seconda sala può assumere varie configurazioni e ospitare fino a 400 spettatori. Viene utilizzata in modo più vario, ospitando sia concerti di musica classica e balletti, sia eventi, concerti rock e performance sperimentali. Una serie di elementi tecnologici permette di modificarne lo spazio interno: l’area solitamente utilizzata come palcoscenico ha un pavimento mobile; non c’è una torre scenica, ma un sistema per appendere e trasportare elementi scenici e tecnici; un largo portone scorrevole collega il palcoscenico al backstage.

Diversi locali, bar, ristoranti, animano l’edificio indipendentemente dalle performance in atto, mentre intorno al foyer si trovano una serie di servizi – spazi educativi, bagni, biglietterie. Tutto ciò contribuisce a rendere l’organismo architettonico vivo anche quando non ci sono spettacoli e frequentato anche da persone non sono interessate all’opera o al balletto.


Questo rapporto con la città e il valore che ha aggiunto al quartiere Bjørvika a mio avviso è quel che rende davvero speciale l’edificio che si presenta come un luogo completamente accessibile e a disposizione della città. Il “tappeto” in pietra bianca, che costituisce il pavimento della piazza, diventa copertura del teatro tramite dei piani dolcemente inclinati, che invitano i cittadini a salirvi per ammirare il panorama su Oslo. A ciò si aggiunge il fatto che l’Operahuset è uno dei molti edifici “senza chiavi” progettati da Snøhetta e definiti così dallo studio stesso. La hall, infatti, è uno spazio pubblico gratuito e aperto al pubblico 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, peculiarità sicuramente più legata a questioni culturali che architettoniche, difficilmente immaginabile in altre parti del mondo.

Photo credits: © Snøhetta
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