I tarocchi sono le carte utilizzate per leggere il futuro dalle cartomanti nelle strade di Roma. Ma sono anche le carte che lo scrittore Alejandro Jodorowsky usa per un lavoro di introspezione personale, all’interno della psicomagia, il suo metodo di guarigione spirituale.
Ma da dove provengono? Durante la mia ricerca sulle carte da gioco (che puoi leggere qui) mi sono imbattuto anche in queste carte così affascinanti.
Il mazzo dei tarocchi è composto da 78 carte in totale, suddivise in due mazzi: 22 figure particolari (dette trionfi) e quattro serie numerali dall’1 al 10, contrassegnate da denari, coppe, bastoni e spade, con 4 figure (re, regina, cavaliere e fante).
I Tarocchi di Visconti-Sforza sono il più antico mazzo di tarocchi, commissionato da Filippo Maria Visconti, duca di Milano, all’artista Bonifacio Bembo nel 1463. Le carte sono dipinte con attenzione e riccamente decorate con oro, in maniera molto simile alle originarie carte da gioco dei Mamelucchi.
I tarocchi erano usati per giocare a un gioco di presa, come briscola, dove i trionfi hanno valori più alti rispetto le altre carte. Questo gioco sopravvive ancora oggi in alcune regioni italiane, ad esempio in Emilia dove si trova il tarocchino bolognese.
Man mano che i tarocchi i si diffondono nelle varie corti europee del Cinquecento, il gioco cambia. I trionfi venivano utilizzati per giochi di immaginazione che ricordano la meccanica di Dixit, identificando le figure con cortigiane e signori famosi all’epoca.
Anche il famoso mazzo dei tarocchi di Marsiglia ha origini italiane. Dal nord Italia, durante l’occupazione francese del Piemonte si diffonde poi in tutta la Francia, diventando il mazzo di tarocchi più conosciuto al giorno d’oggi. In Italia i nomi dei vari tronfi erano ricordati a memoria, invece in Francia inizia la tradizione di scriverli sulle carte. Del mazzo di Marsiglia conosciamo due varianti principali, il mazzo di tipo I e il mazzo di tipo II, che si differenziano per alcuni particolari nelle illustrazioni e nella denominazione delle carte.

Durante l’Ottocento, periodo storico pieno di misticismo, i tarocchi iniziano a essere usati come strumento divinatorio e i trionfi assumono la definizione di Arcani Maggiori e il resto del mazzo Arcani Minori.
Nel 1781 l’ecclesiastico francese De Gébeli pubblicò uno studio dove associava il simbolismo degli Arcani Maggiori all’Antico Egitto. De Gébeli ipotizzava che i sacerdoti egizi avessero creato i tarocchi come rappresentazione simbolica e le carte sarebbero poi state portate in Europa dai Romani. Diversi studiosi dell’occulto dell’epoca cercarono correlazioni tra tarocchi e l’antico libro di Thot, l’astrologia e la Cabbalah ebraica.
Agli inizi del Novecento viene alla luce un altro celebre mazzo: i tarocchi di Rider-Waite. Si tratta del primo mazzo dove anche gli Arcani Minori sono illustrati.
Arthur Edward Waite e Pamela Colman Smith erano membri dell’Ermetico Ordine dell’Alba Dorata, una società segreta incentrata sullo studio di arti occulte, che esisté durante l’Ottocento fino agli inizi del Novecento. Waite decise di creare la sua versione revisionata dei tarocchi e commissionò a Pamela Smith la realizzazione delle illustrazioni. Il mazzo venne pubblicato nel 1909 accompagnato da un testo che ne spiegava l’uso, intitolato “The Key to the Tarot”.

Esistono oggi innumerevoli varianti dei tarocchi. Artisti da tutto il mondo si sono sbizzarriti a creare differenti alternative del mazzo, reinterpretando principalmente gli Arcani Maggiori. Lo stesso Alejandro Jodorowsky ha creato il suo mazzo personale, con l’aiuto di Philippe Camoin, restaurando e riportando alla bellezza originaria i tarocchi di Marsiglia.
Ma alla fine la cosa forse più buffa è che il mazzo da briscola che tua nonna tiene sopra il frigo avvolto da un vecchio elastico, non è altro che il “progenitore” dei tarocchi che trovi in mezzo all’incenso e alla campana tibetana del tuo amico fricchettone.
Copertina: Le Grand Tarot Belline disegnati d Edmond Billaudot e pubblicati da Grimaud, 1966. © Rex Pitts
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