A 2.275 metri di quota, il Plan de Corones domina le Dolomiti offrendo panorami a 360 gradi: dalle Dolomiti di Lienz a est fino all’Ortles a ovest, dal ghiacciaio della Marmolada a sud fino alle Alpi della Zillertal a nord. È qui che Reinhold Messner ha scelto di realizzare l’ultimo e forse più ambizioso tra i suoi musei, il Messner Mountain Museum Corones, affidandone la progettazione a Zaha Hadid Architects. Al suo interno si ripercorrono 250 anni di storia dell’alpinismo, tra trionfi e tragedie, attraverso reliquie, opere d’arte e installazioni che dialogano con le vedute esterne.

Una rete museale unica
Il Messner Mountain Museum Corones rappresenta l’ultimo tassello di un progetto museale unico al mondo ideato da Reinhold Messner: sei sedi sparse tra le Alpi per raccontare, da prospettive diverse, il rapporto tra uomo e montagna. Gli altri cinque musei – Firmian, Juval, Dolomites, Ortles e Ripa – formano insieme al Corones un percorso narrativo che attraversa geografie e temi. Castel Firmiano, alle porte di Bolzano, è il cuore concettuale del progetto; Juval, nella Val Venosta, indaga il mito delle montagne sacre; Dolomites, ospitato nel Forte Monte Rite, racconta la storia geologica delle rocce dolomitiche; Ortles, a Solda, è dedicato ai ghiacciai e alle spedizioni polari; infine, Ripa, nel castello di Brunico, esplora la vita e le tradizioni dei popoli di montagna in tutto il mondo. Con il Corones, scavato dentro il Kronplatz, il racconto trova la sua sintesi fisica e simbolica, incarnando la memoria dell’alpinismo nello spazio, tra roccia e cielo.

Il concept: un museo dentro la montagna
All’interno del museo si sviluppano circa 1.000 metri quadrati di spazi espositivi distribuiti su tre livelli, collegati da rampe e scale che scendono nel cuore della montagna. Il percorso ripercorre 250 anni di alpinismo classico, dalle prime ascensioni alle imprese più celebri, attraverso una collezione di reliquie originali, attrezzature storiche, fotografie e documenti.
Corde, ramponi, piccozze e abbigliamento tecnico appartenuti ai protagonisti della storia alpinistica si affiancano a installazioni artistiche e opere d’arte che evocano il mondo delle vette. Gli oggetti sono collocati lungo assi visuali che guidano lo sguardo verso le grandi aperture vetrate, dove le Dolomiti e le Alpi circostanti diventano parte integrante dell’esperienza museale.



Sfide costruttive ad alta quota
Il cuore strutturale del Messner Mountain Museum Corones è un sistema di cemento armato gettato in opera, con pareti spesse tra i 40 e i 50 centimetri e coperture che raggiungono i 70 centimetri di spessore. I pannelli che rivestono il museo sono anch’essi per la maggior parte gettati in opera, mentre gli elementi dalle curve più complesse sono stati realizzati come pannelli prefabbricati, prodotti con casseri in polistirene fresati a CNC, in grado di riprodurre fedelmente le geometrie organiche di Zaha Hadid.
Costruire il museo oltre i 2.000 metri di altitudine ha significato affrontare una logistica complessa e tempi di cantiere molto ridotti. Il sito era raggiungibile solo attraverso una strada sterrata di montagna, percorribile con cautela dai camion: ogni viaggio di un automezzo carico richiedeva circa due ore dalla base a valle fino alla vetta. Le condizioni climatiche erano un ostacolo costante: vento, pioggia e neve anche in estate rendevano impossibile stoccare materiali all’aperto per periodi prolungati.

Per questo, il team di Zaha Hadid ha adottato una strategia di montaggio “just in time”: ogni elemento arrivava in cantiere solo poco prima della posa, seguendo una sequenza strettamente coordinata con le fasi di costruzione. Questo sistema riduceva il rischio di danneggiamenti da intemperie e ottimizzava lo spazio minimo disponibile sul sito. La pianificazione doveva essere millimetrica: ogni getto di calcestruzzo e ogni consegna di pannelli era sincronizzata con la preparazione dei casseri e delle armature.

Il cantiere ha potuto operare solo per cinque mesi all’anno, concentrando le lavorazioni nella stagione estiva e diluendo l’intero processo costruttivo in circa tre anni di lavori.
La logistica in quota ha richiesto, pertanto, una pianificazione millimetrica, in cui ogni getto di calcestruzzo e ogni consegna di pannelli era coordinata con la preparazione dei casseri e delle armature. Inoltre, l’intero cantiere ha potuto operare solo per cinque mesi all’anno, durante la bella stagione, allungando il cronoprogramma su circa tre anni di lavori.

Arthur vi invita ad iscrivervi alla nostra Newsletter!!
Awesome! Its genuinely remarkable post, I have got much clear idea regarding from this post