Massimo Sestini è recentemente salito alla ribalta per una triste vicenda di cronaca che l’ha quasi portato alla morte. Ma facciamo un passo indietro: che uomo si cela dietro ad un fotografo che rischia la vita per uno scatto?
Prima di ogni altra cosa Sestini è un fotoreporter. Ciò significa che il focus della sua produzione fotografica è appunto riportare qualcosa. Un fatto di attualità, una determinata condizione di vita, la morfologia di un paese e molto altro ancora. Riportarlo perché le persone sappiano, ne traggano insegnamento o consapevolezza.
Padroneggia in maniera impeccabile la prima dote di ogni fotoreporter: essere sempre nel posto e nel momento in cui si costruisce un pezzo di storia, dove la notizia scotta. Molti dei suoi scatti più famosi sono figli di questa capacità di essere sempre sulla notizia, di fiutarla. Infatti i suoi reportage hanno conquistato le copertine di alcuni fra i periodici più famosi al mondo, fra cui Stern, The New York Times, El Pais, Le Monde, Le Figaro e molti altri ancora.




Sestini non è però un fotoreporter standard, per così dire. Una delle sue più recenti mostre, svoltasi nel 2024 a Brescia nel Museo di Santa Giulia, portava l’azzeccatissimo nome di “Zenit della fotografia”, perché gran parte della sua produzione fotografica ha ricercato un punto di vista diverso, appunto zenitale. Tutto questo accadeva prima ancora che si iniziassero ad utilizzare i droni che hanno reso il punto di vista apicale più comune. Sestini è infatti un maestro della fotografia aerea e acrobatica, capacità di cui si è servito per immortalare alcuni fra i principali avvenimenti della storia contemporanea italiana, fra cui il naufragio della Costa Concordia, l’arrivo di un barcone di migranti nel Mediterraneo, la strage di Capaci, il terremoto dell’Aquila e la tragedia della Moby Prince.
La sua ricerca di uno sguardo dall’alto non è una scelta puramente estetica ma è guidata dalla convinzione che la visione d’insieme che restituisce il punto di vista zenitale fornisca un senso diverso alle cose, le rimetta in prospettiva.




La ricerca di una prospettiva inusuale non si ferma a quella zenitale. In generale Sestini ricerca un punto di vista che gli altri non hanno, per darci immagini che altrimenti non avremmo, siano esse scattate da un elicottero o dal fondo di un lago ghiacciato. Questo l’ha portato a rischiare la vita in svariate occasioni, una volta cadendo da un aereo e restando miracolosamente imbragato, una volta fratturandosi un piede cadendo da una torre alta quattro metri, fino alla recente vicenda che l’ha quasi portato alla morte durante l’immersione in un lago ghiacciato. Per Sestini però questo è parte del suo lavoro: «Io rischio, ma per trovare un punto di vista unico. Solo io posso vedere le cose in quel modo e raccontarle».
Photo credits ©Massimo Sestini
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