Fin dagli inizi Dilmos Milano si è affermata come galleria e luogo di ricerca dedicato al design d’autore, dove l’oggetto non è solo funzione, ma racconto, linguaggio e pensiero progettuale. La galleria si distingue per la cura nel selezionare opere che interpretano il design come espressione poetica: oggetti capaci di unire sperimentazione, identità materica e forza narrativa.
Nel 2020, con l’ingresso della nuova art director Beatrice Pellegatta, Dilmos rinnova la propria identità e apre un nuovo spazio nello storico palazzo di Vico Magistretti, nel cuore di Brera, confermando la missione originaria: produrre, esporre e raccontare oggetti unici o in tiratura limitata, capaci di riflettere la ricerca formale e materica del design contemporaneo. La galleria ospita oggi opere di autori come Daniele Papuli, Alessandra Baldereschi, Andrea Mancuso, Gensuke Kishi, Thomas Vincent e Unicoggetto, selezionati per la loro capacità di trasformare il progetto in un gesto narrativo.


Pezzi unici tra luce, materia e sperimentazione formale
Tra le opere in mostra, la collezione Flowers in Wonderland di Alessandra Baldereschi presenta sei fiori in vetro soffiato a mano: boccioli sospesi in equilibrio tra scultura e luce, che rivelano sfumature cromatiche diverse quando illuminati. Ogni elemento appare come una gemma in attesa di schiudersi, evocando la delicatezza del tempo e dell’attesa.
La lampada Jellyfish di Unicoggetto traduce la leggerezza di una medusa in un oggetto stampato in 3D con PLA biodegradabile: una forma fluida che fluttua nello spazio e che, grazie al materiale compostabile, unisce poetica visiva e sostenibilità.
Con LO’P Big Square, il designer Thomas Vincent esplora il tema della stratificazione: una sfera in vetro opalino è sospesa tra lastre acriliche trasparenti, generando giochi di riflessi che richiamano il movimento di una forma in viaggio. Il nome deriva dal vietnamita lớp, “strati”, e rimanda al concetto di luce come materia dinamica.


Upsidedown by Daniele Papuli
Lo’P Big Square by Thomas Vincent
Il colore al servizio della forma
La selezione dedicata ai vasi esplora la relazione tra superficie, struttura e memoria materica.
Il vaso Chameleon, progettato da Andrea Mancuso, interpreta la ceramica come pelle cangiante: un pattern irregolare che richiama la livrea del camaleonte, applicato manualmente su una forma essenziale che ne enfatizza la vibrante variazione cromatica. Upsidedown è il vaso realizzato a mano da Daniele Papuli composto da una struttura policroma lamellare formata da strisce di cartoncino selezionato per colore e grammatura.
Memento, di Gensuke Kishi, nasce dal recupero di scarti di pietra naturale trasformati in una base in terrazzo. La struttura in ottone richiama lo stelo di un fiore, alludendo alla rigenerazione della materia, tra memoria e rinascita.
Infine, Double di Daniele Papuli, vaso scultoreo composto da sottili lamelle sovrapposte di cartoncino policromo, costruisce il volume attraverso stratificazione e ritmo: un oggetto che vive nel rapporto tra luce, colore e vibrazione tattile.


Chameleon by Andrea Mancuso
Double by Daniele Papuli
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