In tutti i miei viaggi, al ritorno, porto sempre con me una quantità di foto imbarazzanti nella memoria del mio smartphone.
Ho sempre pensato che la fotografia aiuti a mantenere vivi i ricordi di ciò che siamo (stati), di ciò che osserviamo e, parlando di viaggi, di quello che vediamo una volta e probabilmente (se non difficilmente) non riusciremo a vedere una seconda volta nella nostra vita. Anche se quegli skyline, quelle architetture, quei monumenti resteranno “eterni” nel posto in cui li ho fotografati, decido comunque di tenerli stretti nei miei ricordi, con un click.  Se invece questi monumenti effettivamente fossero effimeri? Se avessero un ciclo definito di vita e non fosse possibile vederli una seconda volta (anche volendo)? Beh, allora conviene davvero mantenerli vivi nella nostra memoria, come voglio fare io con questo articolo.

Festival de l’Oh | Champigny (France) | 2015
© Mucha
Salon des Artistes | Massy (France) | 2014
© Olivier Grossetête

Sto parlando delle architetture e dei monumenti effimeri dell’artista Olivier Grossetête: sono sicura li conosciate già. Si tratta, in ogni caso, di quelli che l’artista chiama “oggetti poetici”, costruzioni in grado di scardinare le leggi fisiche e di riportarci direttamente dentro un sogno.
Avrete già sicuramente intuito che di “costruzione” nel modo fisico in cui lo intendiamo noi queste sculture non hanno assolutamente nulla, infatti sono interamente realizzate in cartoni assemblati. Eppure è lo stesso Grossetête a definire questo processo laborioso come “costruzione partecipativa”.
L’artista parigino studia ed esplora gli spazi urbani, ma la sua mission è perlopiù quella di un progetto sociale in quanto, una volta scelto il luogo e l’architettura, egli invita tutti i cittadini a partecipare alla realizzazione della stessa.

Pile au Rendez-Vous | Roubaix (France) | 2015
© Olivier Grossetête

Olivier Grossetête ci esplicita e riassume così il suo lavoro: «È da circa 20 anni che faccio questo tipo di creazioni. Volevo uscire dai musei e dalle gallerie, e dunque da un contesto preordinato, e così ideai delle costruzioni per confrontarle con il mondo reale, per immergerle nella vita. L’arte deve andare verso la gente, le piazze, la collettività. Per me il fatto che queste opere siano effimere, ma creano dei legami, è una cosa meravigliosa».

Christchurch Arts Festival | Nouvelle-Zélande | 2017
© Erica Austin
Circulate TARA Arts Earlsfield | London (UK) | 2015
© Olivier Grossetête

Come in un laboratorio sociale, Grossetête chiama a raccolta gli abitanti di un paese per costruire assieme un edificio, un oggetto o una immagine utopica. Tutti mentre partecipano sanno che il risultato sarà temporaneo, ma la sensazione di questa esperienza artistica è quella di inclusione sociale, in cui ognuno trova il proprio posto e offre il proprio contributo.
Gli edifici e i monumenti che vengono fuori da questo esercizio sociale sono realizzati in cartone, nastro adesivo ed energia umana. Non c’è altro.

“Il percorso, che è collettivo, è tanto importante quanto il risultato. La mia opera è il dialogo tra questi due elementi.” spiega l’artista.

La fine di queste opere, effimere per loro stessa natura, è anch’essa un’opportunità di reunion collettiva e sociale. È un bel momento di condivisione, in cui si riflette su tutto ciò che è di passaggio nella nostra vita, snaturando anche l’idea di “costruzione” stessa e solidità degli edifici. Addirittura, lo smontaggio di questi interventi avviene calpestando fisicamente le scatole: ovviamente si può ricondurre ad un segno simbolico di negazione politica, quasi un gesto anarchico, che mette in discussione il valore di tutto ciò che possediamo.

La ville éphémère | Marseille (France) | 2013
© Vincent Lucas

Quindi se la prossima volta, in uno dei vostri viaggi, vedrete accanto allo skyline urbano ergersi delle architetture o monumenti in cartone, fotografateli più degli altri: sono pezzi di storia urbana che raccontano legami e coesione sociale, oltre che la forza e l’energia umana. Come a dire simbolicamente “abbiamo la forza per sollevare anche le montagne… o quantomeno una costruzione monumentale di Olivier Grossetête”.

Architecture en fête | Villeneuve-lez-Avignon (France)| 2015
© Olivier Grossetête