Ci sono, nella mia personale esperienza di vita, luoghi dell’architettura che riescono ad emozionarmi più di altri; la maggior parte delle volte non riesco ad intercettare il singolo elemento o il dettaglio da cui ciò scaturisce, e penso sia perfetto così. Quando mi sento assorbita totalmente da una poetica del genere è perché gli elementi che compongono il tutto non riescono a singolarizzarsi, ma si fondono così bene e sono in grado di farmi leggere e sentire lo spazio, qualunque esso sia, come un sistema sincrono in grado di restituirmi una ben definita sensazione. Questa per me è l’ESSENZA dell’architettura.
Questa esperienza a 360° deve, in maniera imprescindibile, coinvolgere tutti gli elementi forti di un progetto, la materia tangibile e no: parlo ad esempio della luce, uno degli elementi fondamentali dell’architettura, capace di plasmare lo spazio e controllare la percezione e la visione attorno a noi.

Uno dei luoghi in cui ho provato una sensazione del genere è stato allo showroom di Milano di Davide Groppi. Qui la luce ha una storia da raccontare, anzi, ogni lampada ha la sua. Tutte nascono dalla semplicità ed essenzialità delle forme, tutte nascono da un piccolissimo laboratorio nel centro storico di Piacenza, dalla mente di Davide Groppi che dagli anni Ottanta costruisce dietro ogni necessità un prodotto, che diventa anima seducente dello spazio, regalando allo stesso tempo assenza e presenza.
Il progetto non parte mai dalla lampada in sè, ma attraverso di essa si dà forma ad un significato ben preciso, l’ispirazione nasce sempre prima della funzione.
La Sampei, ad esempio, è “un filo d’erba che oscilla e si flette sotto il peso dello sguardo”.
Davide Groppi, assieme ad un team coeso, progetta esperienze di luce, che nel tempo sono cresciute e raccontano la storia di moltissimi premi, di due compassi d’oro ADI (per le lampade Nulla e Sampei) e l’apertura delle porte all’Italian Design Brands, polo delle eccellenze italiane.
Grazie alla inconfondibile libertà espressiva, la sua produzione oscilla tra elementi tecnici e lampade decorative con una gamma dimensionale variegata.
Le TeTaTeT creano attorno al tavolo una conversazione inclusiva e intima, scomparendo, educate, nello spazio.


La Miss invece è una sospensione leggiadra e puntuale.
Nel 2012 nasce Spazio Esperienze, un luogo fisico dove questi racconti e queste storie diventano tangibili e le esperienze singolari diventano incontri condivisi. Lo si riassume in tre parole: Essenza, Spazio e Luce.
Così lo racconta Davide Groppi:
“La luce ha un ruolo fondamentale nella nostra vita.
Da sempre immaginiamo che la luce abbia due anime, quasi due generi, maschile e femminile.
Quella diretta e concentrata, che genera accenti e ombre nitide.
Quella diffusa o indiretta, che invece colma gli spazi e ammorbidisce i contrasti.
Ci piace pensare che la luce negli spazi sia un continuo dialogo tra la luce diretta e indiretta.
È la nostra grammatica della luce artificiale, che utilizziamo nei nostri progetti.”
Dal piccolo centro di Piacenza il brand si è allargato su Milano, Bologna, Verona e, da pochissimo racconta la sua storia e la sua poetica dei luoghi anche a Maiorca, dove qualche mese fa ha aperto il suo nuovo spazio esperienze, esportando l’identità seducente dei suoi progetti indipendenti sempre più lontano.
“L’Architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi sotto la luce.”
Mi sembrava d’obbligo inserire in un articolo di lighting design la ormai riconoscibile frase di lecorbuseriana memoria, che per me non è mai banale da citare.
La luce, artificiale o naturale che essa sia, è la “materia” prima di un progetto e la più complessa da gestire; essa è in grado di mutare a suo piacimento la poetica dei luoghi, trasformandone le forme, i volumi e i colori, questo è il suo magistrale potere sullo spazio e sull’uomo.
Photo credits: © https://www.davidegroppi.com/lamp/