All’angolo tra Piazza Avveduti e via Nolfi a Fano, tra i più importanti palazzi cinquecenteschi della città, un locale ospita la nuova Gelateria progettata dagli architetti Alessandro Brunelli e Lavinia Ann Minciacchi.

Il progetto si sviluppa su due aree e su altrettanti livelli. Il primo, in continuità con lo spazio urbano circostante, è destinato all’accoglienza dei clienti e alla vendita mentre il secondo, ad una quota superiore a cui si accede attraverso tre gradini, porta allo spazio del retrobottega.

L’ambiente è di piccole dimensioni ma l’altezza del soffitto di circa quattro metri, le due aperture da cui passa la luce e la scelta dei materiali fanno percepire lo spazio come più ampio e accogliente.
La pianta della prima area è quadrangolare ed è organizzata dall’arredo in zone ben definite: una parte è destinata al passaggio dei clienti mentre l’altra al personale, e da lì si accede al laboratorio retrostante.

La parete del retrobanco, che accoglie l’accesso agli spazi del laboratorio, e il bancone sono gli elementi dell’arredo fisso che più caratterizzano lo stile del locale. Le geometrie degli scaffali e dei contenitori dal colore tenue rimandano alle sfumature del mare Adriatico e trasmettono una sensazione di serenità e quiete.

I restanti arredi, come la scaffalatura espositiva da cui filtra la luce naturale, sono realizzati in multistrato di betulla. Le pareti sono tinteggiate di un bianco sporco mentre per il pavimento e il piano di lavoro sono state scelte tonalità di grigio chiaro. Ogni parte del progetto sembra eterea, quasi sospesa nel contesto della città storica che la ospita e ne rispetta i caratteri senza volerla in alcun modo snaturare. L’unica eccezione concessa a questo atteggiamento così misurato e attento è l’inserto circolare che decora la parete ovest che rimanda per analogia formale all’elegante lampada di Charlotte Perriand.  

La Gelateria diventa così un piacevole luogo di sosta, prima di proseguire il percorso tra le vie della città che lentamente portano al mare.

Photo credits: © Lorenzo Zandri