In un momento storico non proprio rassicurante, che ci offre su più fronti seri motivi di preoccupazione, in un’epoca tumultuosa e ricca di contrasti, che ci vede assorbiti dal ritmo frenetico di una vita che avremmo immaginato diversa, in cui siamo costantemente messi alla prova, sentiamo il bisogno di staccare la spina e sprofondare in una dimensione più tranquilla e umana, meno competitiva, che ci permetta di esprimere un’interiorità più profonda e intima, non spesso svelata, del nostro io autentico.
Sogniamo la pace interiore e quella fra i popoli, immaginando che, per estensione, il calore e la vicinanza che percepiamo all’interno della nostra cerchia di amici e familiari possano propagarsi a dismisura, per incanto, in una dimensione universale capace di includere tutto e tutti.
È evidente, il colore dell’anno proposto da Pantone – Peach Fuzz, un pesca piuttosto brillante e poco saturo, sinesteticamente dolce e vellutato – sembra incarnare la metafora di un immenso abbraccio, della carezza tenera e sincera che vorremmo ricevere socchiudendo gli occhi, per sentirci avviluppati in un bozzolo nel quale provare amore ed equilibrio, un porto sicuro nel quale non avere mai paura. Intrinsecamente, infatti, si tratta di un arancione, il colore che più di ogni altro produce effetto antidepressivo, quello che apparentemente non possiede alcuna caratteristica negativa: l’energia del rosso, fusa nella felicità del giallo, genera positività, gioia e salute.
Tollerante ed inclusivo, incoraggiante, l’arancione risponde perfettamente al bisogno che sentiamo di riconquistare una socialità gentile e meno conflittuale, alla propensione che ci spinge verso una discussione aperta e costruttiva, che non implichi necessariamente un confronto corpo a corpo.
Nel design, l’arancione pieno e brillante ha avuto enorme fortuna, nel corso degli anni ’60 ma anche oltre, quando ha descritto la personalità di lampade, sedie, macchine da scrivere, radio, tutte progettate da designer indimenticati e spesso esposte nei musei più rappresentativi del mondo, fra gli artefatti che hanno fatto la storia: un elenco breve e poco esauriente, solo per citare alcuni esempi, si snoda dalla sedia a dondolo RAR Rocking Armchair, ideata nel 1948 dai coniugi Eames, alle lampade Eclisse e Dalù di Vico Magistretti, disegnate per Artemide, fino alla sedia Masters, concepita da Philipp Stark per Kartell, ispirata a tre capolavori del design italiano.
Un arancio saturo e luminoso, però, ha la prerogativa di apparire arido e stancante, superficiale: perciò, sarebbe azzardato permettere che il colore si estendesse, nell’ambiente interno, oltre il dettaglio di un unico pezzo o di piccoli tocchi non troppo enfatici.
Peach Fuzz, però, è lontano dall’esprimere una saturazione assoluta, perché in esso la concentrazione del colore è inferiore al 50%. Di conseguenza, si può affermare che, benché derivante da una tinta arancione e non da un rosso, il colore dell’anno sia un rosa con dominante giallognola. Entriamo così nel mondo dei rosa, un universo al quale – data la somiglianza del colore al profumatissimo fiore, da cui ha origine il nome – abbiamo associato, a partire dalla fine degli anni ’50, una comunicazione a senso unico, perché relegata alla rappresentazione dello stereotipo femminile: al colore venivano associate donne dolci e arrendevoli, vagamente ammaliatrici, e ragazzine romantiche e ingenue.
Il rosa, si sa, non fa parte dello spettro, come quei colori generati dalla sovrapposizione di lunghezze d’onda diverse che, per questo, non esistono in forma pura. Per sua accezione, quindi, il rosa è un rosso più o meno chiaro e desaturato. Sembra paradossale ricordare che il colore, in quanto originariamente rosso, possiede, benché attenuate, caratteristiche per arcaica convenzione attribuite al genere maschile: l’azione, il coraggio, la forza. Chi non ricorda gli elegantissimi completi rosa pallido indossati da Jay Gatsby, protagonista del romanzo scritto da Francis Scott Fitzgerald nel 1925, impersonato nel film del 1974 da Robert Redford e in quello del 2013 da Leonardo di Caprio? A quel tempo, la versione alleggerita del rosso non era ancora stata bandita dal guardaroba maschile.
Prima che, nel 2014, il regista Wes Anderson tingesse poco convenzionalmente di rosa le pareti esterne del suo The Grand Budapest Hotel e che la designer India Madhavi progettasse per gli interni della Gallery Room, nel ristorante Sketch di Londra, un innovativo rosa del tutto inaspettato, sarebbe stato impossibile prevedere il successo planetario che avrebbe avuto di lì a poco un colore fino a quel momento incapace di delineare poco più che un luogo comune. Da allora, il rosa ha fatto storia: questa tinta giovane, inclusiva e amichevole ha ricoperto, e continua a farlo, il ruolo accogliente e umano del colore per tutti.
Paragonato ai tre rosa (Pale Dogwood, Millennial Pink e Rose Quartz) lanciati da Pantone a partire dal 2016, che hanno segnato l’avvento ampiamente annunciato di un’era rosa che non sarebbe tramontata per almeno un decennio – Peach Fuzz è ugualmente luminoso, anche se nettamente più saturo. Purché non totale, la pienezza di quest’ultimo è doppia rispetto agli altri, fatto che lo rende un rosa molto più pervasivo, insistente, a tratti lezioso.
Dopo quasi dieci anni di indiscusso successo, il rosa paradigmatico del ristorante Sketch ha lasciato il posto, all’inizio dello scorso anno, a un color rame, caldo e dorato, così avvolgente, generoso ed estroverso da esprimere un senso di profonda umanità. A ben vedere, il colore pare essere l’antesignano del Peach Fuzz, possedendo esattamente la stessa tinta, anche se declinata in versione un po’ più satura e scura.
Nella moda, il colore è già apparso nelle collezioni per la primavera estate 2024; considerato il continuo, mai ridimensionato gradimento del rosa, coniugato in un’innumerevole serie di varianti, durante l’ultimo decennio – questo lungo e intenso periodo che ha cambiato il mondo – penso che il nuovo colore avrà successo. Instagram è da tempo pervasa da immagini monocromatiche color pesca, che rappresentano mondi irreali, distopici. Per quanto riguarda il design, non ci resta che stare a vedere: l’eccessivo calore e la forte saturazione del Peach Fuzz potrebbero rendere la sua presenza stucchevole su grandi superfici o se prevalesse troppo su altri colori.
A quanto pare, nel nostro immaginario il rosa – il colore che interpreta l’umanità, la vita e l’amore, la compassione e il prendersi cura – sembra in grado, come l’Araba Fenice, di risorgere dalle proprie ceneri per rinascere a nuova vita. Non a caso, questo mito è un chiaro richiamo alla resilienza, alla forza che ognuno di noi può ritrovare in sé stesso, che ci rende abili a superare difficoltà e a rinascere dopo il fallimento: Carl Gustav Jung docet.
Cover photo credits: © Carla A. Bordini Bellandi