Ca’ di Dio è oggi un elegante palazzo veneziano situato in pieno sestriere Castello a Venezia, proprio sulla Riva degli Schiavoni, tanto celebre quanto affollata. Di fronte al bacino di San Marco e all’ingresso della zona dell’Arsenale che ospita ogni anno le Biennali di Arte e di Architettura, questo posizionamento geografico colloca l’hotel all’interno di un’area fortemente legata all’espressione artistica.
Ma Ca’ di Dio è nato come luogo che offriva accoglienza ai pellegrini diretti verso la Terrasanta oppure verso la capitale romana del papato ed è diventato dopo luogo di accoglienza di donne in difficoltà rimaste sole; in quest’ottica la sua struttura severa e monacale riflette l’esigenza di pace e quiete derivata da questa genesi.
È del 2019 l’acquisizione da parte del gruppo Alpitour che conferisce l’incarico di restauro e direzione artistica all’architetto Patricia Urquiola, con un obiettivo preciso: realizzare un concept originale e legato al luogo con un legame profondo relativo alla storia, alle usanze e ai materiali locali. Il rispetto della tradizione veneta doveva restare alla base di ogni singolo intervento di scelta di artigianalità, materiali e linguaggi.
“Come progettista, lavoro sempre verso una poetica inclusiva, rendendo il committente parte attiva del progetto, così da dare un carattere unico a ogni hotel” spiega l’architetto e interior designer. “La visione con VRetreats è stata fin da subito concorde sul risultato finale: Venezia doveva essere il nucleo da cui tutto avrebbe avuto origine. L’attenzione nella scelta dei materiali, l’importanza del genius loci sono elementi fondamentali per me. Abbiamo fatto un grande lavoro di ricerca per esaltare la personalità di Ca’ di Dio, senza stravolgerne il passato, ma reinterpretandolo in chiave contemporanea.”
Il progetto quindi ha seguito la strada della rivelazione delle due anime di Venezia, quella severa e rigida della struttura ecclesiastica e quella raffinata ed elegante dei palazzi delle famiglie nobiliari. Il risultato è una raffinatezza non esposta, privata, riletta in chiave contemporanea. L’attenzione ad ogni minimo dettaglio riflette il compito preciso di perpetuare l’anima del luogo e della sua funzione. In questo senso anche la scelta dei colori estremamente sobri e tenui vuole accentuare il rapporto che Venezia ha con l’acqua che la definisce e la fa allo stesso tempo scomparire.
Le tre corti interne sono oasi di tranquillità e di pace dove riappropriarsi della propria energia dopo le innumerevoli attività svolte durante la giornata, gli accessi diretti dalla “porta d’acqua” o dalla riva introducono alla lobby che sostituisce l’antica chiesa dove l’interior design è concepito per sottrazione e definizione delle aree più importanti in maniera raffinata e non invadente. Lo chandelier realizzato con migliaia di cristalli in vetro latte di Murano che troneggia al centro dello spazio riprende un motivo ad onda che sottolinea il forte rapporto dell’uomo con il mare antistante.
Le 57 suites e le 9 camere deluxe continuano il rapporto tra la storia e il progetto attuale poiché, in quanto edificio storico, le camere sono state mantenute nella loro posizione e configurazione originale, ma ottimizzate secondo il concept legato al progetto; gli artigiani locali che sono stati coinvolti hanno realizzato boiserie, interventi tessili, cornici e vetri che amplificano il sentimento di comfort e privacy domestico. Tra le tante particolarità presenti, non possiamo non citare le due altane accessibili sul rooftop che permettono di godere di uno spazio privilegiato da dove ammirare a 360 gradi la magnificenza della città di Venezia.
Non è possibile pensare ad un concetto di lusso superiore che non coinvolga anche un’esperienza gastronomica dello stesso livello; la cucina di Ca’ di Dio infatti si propone come obiettivo quello di regalare un’esperienza ricca di storia, autentica, e rispettosa delle tradizioni. Il ristorante Vero, guidato dallo chef Raimondo Squeo, amplifica e arricchisce la tradizione culinaria veneta e la reinterpreta con attenzione alla stagionalità dei prodotti e alla sostenibilità delle colture, avvalendosi perfino di un orto interno alla struttura, alla maniera dei monaci che per tanto tempo hanno abitato le stesse pareti.
“Ca’ di Dio racchiude quello che io chiamo ‘venessentia’” spiega Christophe Mercier, Direttore dell’hotel “ossia il fascino, l’atmosfera e l’essenza più intima di Venezia. Vorrei che ogni ospite si sentisse come a casa, nel cuore della città, ma in una zona protetta dai flussi turistici più frenetici: siamo accanto alla Biennale, con una vista incredibile su San Giorgio e un plateatico generoso. Più di 400 finestre, due altane e tre giardini: Ca’ di Dio è davvero una porta sulla bellezza e in costante dialogo con una delle città più belle del mondo.”