Il Pane. Da sempre forte allegoria di convivio. La sua valenza simbolica lo dipinge come l’alimento per eccellenza quando si parla di condivisione, oltre che come protagonista indiscusso della storia dell’uomo e dei popoli di tutto il mondo.
Dalle diverse tipologie che costellano la nostra penisola al caratteristico Bao asiatico cotto al vapore, passando per il pane injera tipico della cultura etiope, e ancora per le arepas venezuelane. Ad ognuno il suo imprescindibile, irrinunciabile, principe della tavola.
E se poniamo per un attimo l’attenzione su Milano – che pur essendo città, si è ormai fatta mondo dal punto di vista enogastronomico – non possiamo di certo fare a meno di citare il panificatore gastronomo per eccellenza Davide Longoni, e il neonato progetto frutto della collaborazione con la designer Astrid Luglio che sin da subito ha messo le mani in pasta per realizzare uno spazio ad hoc in cui materia, leggerezza e poesia si incontrano.

Il Circolino del Pane, questo il nome del progetto, ha inaugurato martedì 9 maggio nello spazio ex industriale di Via Tertulliano, poco lontano dal laboratorio e dallo spaccio di Longoni. Il nome, apparentemente innocuo, nasconde in realtà un concetto estremamente ambizioso e tenace. Quello di creare cioè un luogo di incontro, scambio e contaminazione con e attraverso il pane. Al suo interno, infatti, avrà inizio a breve un fitto programma di eventi tra laboratori pratici e teorici sull’arte della panificazione, ma anche letture e seminari che esplorino più da vicino il mondo dell’artigianalità.

Ma come ogni laboratorio gastronomico che si rispetti, il centro attorno cui graviteranno le idee in fermento e i panificati in lievitazione sarà la cucina. Progettata dall’azienda bolognese Very Simple Kitchen, l’intera cucina con le sue forme sinuose e le sue linee pulite e delicate entra perfettamente in contatto con la filosofia del Circolino: uno spazio dove sentirsi a casa, dove creare relazioni ed esplorare la sensorialità del pane e del cibo.

Qui tutto ha lo stesso rimando. Il rimando alla terra, alla manualità e alle nostre origini. Per questo, infatti, anche la scelta dei materiali è stata fatta con estrema cura. In particolare le piastrelle che ricoprono il piano di lavoro della cucina sono state realizzate riprendendo una tecnica antichissima e locale, quella del cotto variegato lombardo, che conferisce al prodotto finale colori e texture profondamente materici. L’effetto non è solo cromatico, ma anche materico – spiega la designer – Queste piastrelle hanno una loro texture affascinante. La terracotta, poi, per il fatto di essere impastata, tagliata e cotta in forno, ha molti punti in comune con la panificazione.
Ecco quindi che ritrovarsi in men che non si dica a gustarsi il pane anche con gli occhi oltre che con il palato, è più semplice del previsto.

Photo credits: © Stefania Zanetti