Si è svolta, dal 16 al 18 ottobre, la seconda edizione di EDIT Napoli, la fiera del design ideata da Emilia Petruccelli e Domitilla Dardi. Vi hanno trovato spazio più di 70 studi, tra nomi vecchi e nuovi, accolti nello spazio all’interno del complesso di San Domenico Maggiore. È una seconda edizione questa, quasi insperata, visto l’emergenza dovuta alla pandemia che già costrinse al rinvio lo scorso giugno. Ma accortezza e forse un pizzico di fortuna hanno permesso al tutto di svolgersi serenamente e dal vivo, riuscendo ad accogliere sotto la sua ala anche alcuni designer orfani di altre fiere.

Tema trainante di questa fiera è stato il rapporto tra antico e nuovo, una relazione che viene sottolineata già dalla location scelta per la manifestazione: un edificio storico situato al centro di Napoli che, a sua volta, è città molto antica e strettamente legata alla tradizione. Il mix risultante è stato qualcosa, sia nei design che nella fiera stessa, che sa di familiare ma anche di fresco. Mi riferisco, giusto per citare qualche esempio tra gli innumerevoli molto validi, alla lampada Bon Bon della Sylcom, una lampada moderna in vetro soffiato ma creata secondo i metodi e gli standard della tradizione vetraria veneziana; oppure a frattinifrilli, che se da un lato presentava la sedia DOMM, un omaggio alla classica Thonet ma con una forma moderna e che omaggia il Duomo di Milano, dall’altro presentava TRIDO, un oggetto multifunzione dal semplicissimo e modernissimo aspetto di due triangoli congiunti.

Non è mancato poi anche chi si è cimentato in opere di recupero e riciclaggio con l’utilizzo di materiali insoliti. Tipstudio ha concepito vari arredi nella sua collezione Secondo Fuoco utilizzando le scorie di fusione del bronzo; oppure Gae Avitabile che tra i suoi design ha portato ANOA, una sedia interamente creata a strati di poliestere espanso riciclato di colori diversi.

Tendendo al nuovo, non è chiaramente mancato lo spazio ai giovani studi nati da meno di 3 anni: Seminario è il nome dello spazio a loro dedicato e lì abbiamo trovato un’aria fresca ed internazionale, con la presenza di Atelier FerraroFinemateriaTom Robinson ed altri.

EDIT CULT invece rappresenta l’anima di questo evento: un’armonia e sinergia di antico e nuovo creata tra location e installazione. Si parla di Moroso e Foscarini, di Martino Gamper Andrea Anastasio, che hanno trovato spazio in una stanza del teatro San Carlo; di “Aritmia” una collezione di Ceramica Gatti 1928 posta tematicamente nella area degli affreschi del MANN; di BOSA di Jaime Hayon, una colossale torre di bizzarre e coloratissime ceramiche posta al centro del Museo Filangieri.

Ed infine, a completare il tutto, una forte presenza online con l’EDIT Podcast: un’interessante serie di sei episodi pubblicati in attesa della manifestazione e con il virtual tour del quale è già presente l’edizione di quest’anno e che rappresenta una valida alternativa per chi non ce l’ha fatta a visitare fisicamente Napoli. 

Una seconda edizione più che riuscita quindi, che conferma il progetto espositivo e la sua originalità ed innovazione e che ci lascia in attesa di una prossima edizione ancora più coinvolgente.