Cinque capolavori di design a confronto, cinque sedute, cinque progetti che hanno cambiato il modo di concepire il comfort legato ad una seduta e cinque periodi storici che hanno contraddistinto la nascita di questi oggetti di culto che, ancora oggi, sono considerati vere e proprie icone del design mondiale. La semplicità di realizzazione, caratterizzata da pochissimi pezzi assemblati fra loro, associati ad un design essenziale, hanno decretato il successo di questi oggetti di assoluta bellezza. Ma vediamoli insieme!

Correva l’anno 1931 quando Alvar Aalto progettò la Poltrona 41 per il sanatorio di Paimio, in Finlandia. Diventata famosa per il suo design nordico, essenziale e puro, entrò in produzione dal 1932 dove furono introdotte delle asole per migliorare l’elasticità dei supporti. Bisogna ricordare che questa poltrona fece parte di un ristretto numero di mobili sperimentali legati al progetto del sanatorio. La struttura è realizzata in legno di betulla laminato e curvato mentre la seduta/schienale è caratterizzata da un unico pezzo di compensato laccato e curvato. A differenza della curvatura a vapore Aalto preferì utilizzare il sistema a freddo per sfruttare al meglio la naturale umidità presente nel legno di betulla. Nel 1935 entrò ufficialmente nel catalogo Artek.

La bellissima poltrona BKF progettata nel 1939 da J.F. Hardoy, J. Kurchan e A. Bonet è considerata un vero progetto modernista: una perfetta sintesi tra essenzialità ed utilizzo intuitivo e geniale dei materiali. I tre progettisti sono riusciti a condensare in una semplice seduta i concetti propri del design europeo, creando di fatto un capolavoro intellettuale ancora oggi considerato un vero oggetto del desiderio. La struttura, in acciaio verniciato, è composta da pochissimi pezzi. L’economia di produzione, la facilità di montaggio e il fatto di essere impilabile ha decretato da subito il suo successo. Quattro apposite tasche assicurano l’ancoraggio della seduta sospesa alla struttura, tendendo la pelle e creando un comfort unico. Si riconosce in questa poltrona una vera dimostrazione di grande cultura progettuale. Catologo Artek-Pascoe 1939 e successivamente entrata nel catalogo Knoll nel 1947.

Verso la fine degli anni ’40 del secolo scorso, subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, per gli Stati Uniti comincia un periodo di forte fermento, soprattutto nel mondo del design. Charles e Ray Eames esplorarono parecchie idee e percorsi che si traducono nella presentazione al MoMa, precisamente nel 1949, della poltroncina La Chaise. Questo progetto rispose al concorso “Low-Cost Furniture Design” e completava il programma di arredi previsti per questa sessione. L’idea fu quella di realizzare in fiberglass, una sedia monoscocca in plastica rinforzata con fibra di vetro che fu il primo mobile al mondo in plastica a vista. Fu messa in produzione dalla Zenith nel 1950, il successo fu immediato grazie al prezzo abbordabile e alle numerose varianti. Oggi la sedia è presente nel catalogo Vitra in diversi i colori e con sei basi intercambiabili, dal traliccio al dondolo, girevoli oppure su rotelle.

Agli inizi degli anni ’50 del secolo scorso Eames adotta le stesse sagome delle sedie senza braccioli realizzate in plastica per piegare sulle stesse forme un filo di acciaio che successivamente fissa in una rete regolare utilizzando una tecnica di saldatura elettrica. Allo sviluppo dell’idea parteciparono molti collaboratori dello studio Eames fra cui Harry Bertoia che, nel momento di lasciare l’ufficio, sviluppa una personale interpretazione per la concorrente Knoll. Nasce così la fantastica sedia in rete metallica modello n: 420C, entrata nel 1952 nel catalogo Knoll. Apparentemente facile da realizzare ci si rese subito conto che non era così infatti si passo da una produzione industriale ad una produzione manuale creando di fatto uno status symbol dal forte valore evocativo.

Il nostro viaggio termina nel 1971 quando Enzo Mari presenta la sua sedia Sof Sof, disegnata per Driade. Si scrisse che il progetto era fatto di aria poiché la sedia, leggera e impalpabile, presenta una struttura leggerissima formata da un’intelaiatura di fili di acciaio su cui si adagiano due soffici cuscini. Pensata come seduta a basso costo di produzione, ma molto comoda ed ergonomica, ha nel suo dna una carica innovativa nelle forme e nell’uso. Ciò che interessa a Mari non è la forma, ma il procedimento, la ricerca e la funzionalità dell’oggetto. Al limite del nulla ecco un gran bel pezzo di design arrivato ai giorni nostri bello ed intelligente così come è stato pensato ben 50 anni fa.