La quarantenne israelo-americana, poliedrica designer, inventore, architetto e brillante professoressa, con la sua mostra “Material Ecology” al MoMa di New York (fino al 25 maggio 2020), ha esposto otto progetti fra i più importanti della sua ventennale carriera come fondatrice e direttrice del dipartimento The Mediated Matter Group al MIT di Boston. Il dipartimento studia l’ecologia dei materiali, approfondendo nei dettagli sostanze create mixando tecnologia e natura che legano arte, design e scienza. Dal 22 febbraio il MoMa di NY ospita una mostra inusuale, con progetti come Aguahoja, un biomateriale derivato da gusci di gamberetti e foglie, stampabile in 3D, che serve per creare oggetti. Troviamo anche il Silk Pavillon II, una sorta di cupola geodetica creata da migliaia di bachi da seta che tessono roboticamente la struttura stessa della cupola. Neri, dopo aver studiato medicina a Gerusalemme, voleva fare il chirurgo, ma poi si è laureata in architettura a Londra presentando una tesi che è stata redatta prendendo spunto dalle forme generate e ispirate dalla natura. Successivamente è andata al MIT dove si è specializzata nello studio di biopolimeri capaci di migliorare l’ambiente circostante come fossero alberi artificiali, ma non solo, gli stessi materiali, vengono anche studiati per sostituire la plastica.
In un momento storico come questo, dove la gente muore per colpa del cambiamento climatico e per l’inquinamento prodotto dall’uomo, ci si rende conto dell’importanza di studiare e creare prodotti compatibili con l’ambiente, ma soprattutto rinnovabili. Nel 2019 ha presentato dei totem alla mostra “Broken Nature” (Triennale di MIlano) dove l’origine dell’idea è nata da una lettura, il capitolo 42 di Moby Dick che Melville dedica interamente alle sensazioni contraddittorie, paura e incanto. Neri sostiene da anni che c’è un’urgenza conclamata di passare velocemente a prendersi cura di Madre Natura, ma non solo, sostiene che in un futuro vicino, i designer verranno valutati in base al fatto che utilizzino o abusino della natura. Il suo team è composto da scienziati, ingegneri, artisti e esperti diversi e questa Arca di Noè si compone da due professionisti per ogni settore così da avere sempre un confronto diretto per ogni prototipo realizzato. Per difendere la natura servono nuovi modelli di designer e pratica del design sostiene Neri, infatti l’Arca di Noè vuole essere anche una metafora di salvezza. Alla domanda “il suo prossimo progetto oppure l’obiettivo professionale dei sogni?” lei risponde: “Coltivare un iPhone” … e pare ci sia già molto vicina!