Per questa uscita, vi invito ad unirvi a me per un piccolo tuffo nel passato. Certo, il mio desiderio sarebbe tornare ai tempi in cui i dinosauri dominavano la terra, ma per questa volta mi accontento di qualche anno. Voglio parlare del Campus Columbia a Manhattaville, New York. L’operazione è un po’ nostalgica, poiché questo nuovo polo universitario è stato anche oggetto della mia tesi di laurea specialistica, rendendosi protagonista indiscusso delle ultime fatiche universitarie.

A quei tempi il campus era riconducibile ad un interessante masterplan sviluppato da Renzo Piano Building Workshop in collaborazione con SOM, un’area in fase di dismissione e qualche cantiere ancora in fase embrionale. L’obiettivo del progetto era la creazione di un nuovo polo universitario, naturale estensione del campus Columbia esistente, all’interno di 5 dei tipici isolati newyorkesi in un’area urbana fortemente caratterizzata dalla presenza di infrastrutture elevate e dalla vicinanza al fiume Hudson. A fronte dei quasi 700.000 metri quadrati previsti, la costruzione è stata pianificata per fasi ed oggi, a qualche anno di distanza, siamo giunti alla conclusione del primo step.
I primi edifici ad essere stati conclusi sono quelli che occupano i lotti più a sud, tutti sviluppati dallo studio guidato dall’Architetto genovese. Nella fattispecie troviamo il Jerome L.Greene Science Center dedicato alla ricerca scientifica, il Lenfest Center of the Art che ospita la School of the Art e la Wallach Art Gallery e infine il The Forum, un grande auditorium per eventi, conferenze e concerti.
Lo stile è inconfondibile, l’ampio uso del vetro mette in mostra le strutture in acciaio e gli impianti e la totale assenza di recinzioni conferisce al campus un’identità fortemente urbana. Quest’ultimo dettaglio è in netta controtendenza rispetto al Campus situato solo qualche isolato più a sud, circondato da un muro di recinzione continuo che ne regola gli accessi.
La Columbia secondo Renzo Piano è un quartiere completamente aperto e fruibile da ogni cittadino, che dà vita a ciò che viene definito ‘urban layer’, ossia uno spazio ricco di servizi e punti di interesse rivolti anche alla città e alla popolazione extra universitaria.
Gli spazi interni sono semplici, puliti e molto ordinati, naturalmente caratterizzati dalla presenza impiantistica e tecnologica in perfetto stile hi-tech, biglietto da visita di uno dei nomi più rilevanti dell’architettura internazionale degli ultimi 50 anni.