Nel mese di aprile è stato inaugurato uno dei progetti più ambiziosi e chiacchierati degli ultimi anni. Le Procuratie Vecchie di Venezia, che delimitano a nord Piazza San Marco, riaprono al pubblico dopo diversi secoli di chiusura e accessi riservati a pochi eletti. Iniziato nel 1517 dall’architetto Bartolomeo Bon e completato da Jacopo Sansovino nel 1538, l’edificio è stato oggetto di un concorso di idee tra il 2016 e il 2017 vinto dallo studio di architettura di David Chipperfield. Avvalendosi del supporto di autorevoli professionisti e svariate collaborazioni, lo studio ha sviluppato e realizzato il progetto, finanziato da Generali Real Estate spa e destinato ad accogliere The Human Safety Net, la fondazione umanitaria del gruppo.

© Courtesy of Migliore+Servetto

La struttura originaria nasce con destinazione residenziale ed è composta da blocchi affiancati tra loro con i classici muri di spina molto ravvicinati, contrariamente a quanto si potrebbe pensare guardando la facciata caratterizzata da un prospetto continuo ed uniforme. Nel corso del ‘restauro soft’, così definito dai progettisti, i muri divisori sono stati parzialmente aperti dando vita ad una lunga enfilade di stanze dove distribuire le nuove funzioni, tra le quali un auditorium che rappresenta una novità assoluta per Piazza San Marco.

© Courtesy of David Chipperfield

I lavori sono stati pianificati con il massimo rispetto per la tradizione veneziana e difatti sono state coinvolte numerose maestranze locali che hanno operato con tecniche storiche venete. L’impiego di Pastellone (rivestimento a calce), Terrazzo (tipo di pavimentazione) Marmorino (una decorazione di stucco), Scialbatura (imbiancatura a calce) e Cocciopesto (rivestimento con frammenti di laterizio e calce) hanno contribuito alla ridefinizione dell’identità veneziana dell’edificio. Due terrazzi ridisegnano l’aspetto del terzo e ultimo piano e si affacciano in modo rispettoso alla Basilica di San Marco e dei nuovi blocchi scale implementano la distribuzione verticale delle Procuratie Vecchie.

© Courtesy of David Chipperfield

L’allestimento degli spazi interni è stato curato dagli architetti Migliore+Servetto, che hanno pensato allo spazio come una successione di diverse esperienze che partono da un prologo, si sviluppano in tre atti e terminano in un epilogo, attraverso i quali il visitatore scopre il proprio potenziale umano. I curatori dell’esposizione sono Orna Cohen e Andreas Heinecke di DSE, Dialogue for Social Enterprise, mentre i numerosi contenuti multimediali e tecnologici sono stati sviluppati da ETT spa. Inclusione sociale e potenziale umano sono i temi principali dell’esposizione e si mescolano armoniosamente con contenuti che celebrano la ricchezza artistica e culturale della città.

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Un intervento che genera grande curiosità sotto tanti punti di vista. Dall’analisi architettonica del restauro alla volontà di testarne i contenuti. Sicuramente un elemento da aggiungere alla lista dei punti di interesse di una città già estremamente ricca di meraviglie.

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