“Io sono qui per provare qualcosa in cui credo: che la guerra è inutile e sciocca, la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre.”

Oriana Fallaci, Niente e così sia

La casa è il bene materiale più importante per l’uomo. Se pensiamo alle nostre case esse rappresentano ben oltre il “tetto sopra la nostra testa”, sono lo specchio del nostro essere, del nostro modo di vivere, del nostro carattere; parlano di noi a chiunque vi entri, sono il contenitore della nostra identità: è lì, solo a casa nostra che spesso ci “spogliamo” di tutte le etichette e ritorniamo ad essere ciò che realmente siamo.
A chi non è mai capitato almeno una volta di entrare in un posto e sentirlo talmente vicino ai propri gusti o ai propri comfort tanto da esclamare “Mi sento a casa”?

Il progetto RE:Ukraine credo abbia alla base anche questo input: cercare di aiutare quanti più tra i milioni di sfollati ucraini che hanno perso la propria casa a causa della guerra, dando loro la possibilità non solo di avere un tetto sopra la testa, ma anche di ricostruire se stessi.
Il progetto parte dall’idea dello studio di architettura Balbek Bureau, con sede a Kiev e propone un sistema abitativo modulare (temporaneo), reiterabile con la crescita della richiesta, oltre che installabile in qualsiasi luogo ci sia disponibilità.

Il modulo base unitario è un rettangolo di 3,3 m x 6,5 m che compone una griglia assemblabile in maniera semplice e in un breve lasso di tempo. Il materiale scelto per la struttura e il telaio dei singoli moduli è il legno, l’idea era quella infatti di usare un materiale autoctono, facile da reperire in loco e compatibile con sistemi termoisolanti, in modo da garantire una struttura ben coibentata in tutte le sue superfici.

Il progetto si sviluppa secondo 4 macro aree principali, ognuna pensata a partire dal modulo unitario:

  1. residenziale (valutando anche la possibilità di sviluppare il modulo doppio in base al nucleo familiare che vi si stanzia)
  2. cucina (spazi comuni per cucinare e mangiare)
  3. servizi (bagni, lavanderia, ecc)
  4. pubblico (area ricreativa comune)

Il sistema modulare può essere pensato e assemblato in modo da rispondere a tutte le esigenze abitative degli inquilini. Unendo più unità abitative nascono i cluster, sezioni residenziali autosufficienti, con le relative aree comuni per la socialità, oltre che zone all’aperto e spazi verdi collettivi.

A Giugno è cominciato il cantiere del progetto pilota, cioè si è deciso di provare a stanziare le prime 12 famiglie sfollate sviluppando un primo insediamento di RE:Ukraine presso la città di Bucha, limitrofa a Kiev, per analizzare concretamente la realizzazione del sistema modulare in un piccolo lotto di 1470 mq.
Da qui la funzionalità del sistema abitativo si potrà implementare ripetendo il modulo unitario, fino a pensare ad una micro-città di circa 8000 residenti (capienza massima stimata al momento), in qualsiasi luogo morfologicamente e demograficamente adatto ad accogliere questa espansione abitativa.
E’ assolutamente ovvio che situazioni del genere siano temporanee proprio perché rappresentano una corsa contro il tempo, ma il progetto RE:Ukraine  non è solo un progetto-contenitore; l’idea non è solo quella di ripristinare le quattro mura di famiglie che non hanno più una casa, ma ridare loro identità.

Partendo da questo piccolo step si riuscirà a riconsegnare loro non solo uno spazio ma un luogo, perché i luoghi creano socialità, collettività, dignità e memoria.
E la memoria, si spera educa; e l’educazione non fa la guerra.

Nel caso in cui voleste supportare il progetto vi rimando al link dello studio di progettazione per maggiori chiarimenti o informativa.
https://www.balbek.com/reukrainepilot-eng

© Balbek Bureau