A partire dal 2014 con l’arrivo del nuovo anno IKEA rilascia un report chiamato Life at Home, all’interno del quale raccoglie i risultati della ricerca condotta tra i visitatori dei suoi punti vendita in giro per il mondo riguardo a tematiche legate all’abitare e alle abitudini domestiche. La ricerca del 2023 ha coinvolto circa 37.500 persone e 38 paesi diversi e per la prima volta ha visto coinvolto lo strumento del momento, l’Intelligenza Artificiale.
Dopo aver ripercorso i 10 anni precedenti e analizzato i cambiamenti che hanno trasformato le abitazioni private, IKEA ha sfruttato i mezzi dell’IA per immaginare l’abitare del futuro, verso il 2030 e oltre.
Da questa particolare richiesta sono emersi tre profili abitativi distinti e molto eterogenei, ognuno dei quali caratterizzato da uno stile di vita e un ambiente domestico ben preciso. A ciascun profilo è associata una persona di riferimento, Jin, Angela e Jamie.

Iniziamo. La vita secondo Jin, parola chiave “Home on the go”
Jin vive nel centro di Seoul, all’interno di una capsula domestica che possiamo definire l’evoluzione della smart-home. Siamo in uno scenario dove il cambiamento climatico ha causato una graduale evacuazione delle periferie e la vita delle persone è caratterizzata da una sorta di nuovo nomadismo. L’individualità è un aspetto molto importante e le abitazioni si adattano di conseguenza. Jin è di buona famiglia e vive da solo all’interno di una capsula. Sta organizzando la sua festa di laurea a casa, dove inviterà degli amici per del karaoke mentre altri parteciperanno da remoto grazie alla tecnologia degli ologrammi. Con il supporto dell’intelligenza artificiale, che grazie alla profilazione conosce perfettamente i suoi guasti e le sue esigenze, sta organizzando un viaggio in giro per il mondo nonostante la possibilità che ci siano nuove chiusure dei confini. Se questo accadrà nessun problema, grazie ai nuovi dispositivi tecnologici che ha acquistato potrà viaggiare in giro per il mondo in modo digitale al sicuro tra le mura domestiche.

Capitolo 2, conosciamo Angela, titolo “Resilient Comunities”
Ci troviamo in uno scenario dove il nuovo mondo è suddiviso in tante piccole comunità indipendenti e autosufficienti. Tra queste ci sono scarsissimi interscambi, di conseguenza maggiori sono le competenze all’interno di ciascun gruppo e migliore sarà la qualità della vita delle persone coinvolte. Angela si è appena separata dal marito dopo una relazione di 30 anni, che ha dato alla luce un figlio, e attualmente vive in un cluster di sole donne negli Stati Uniti. Ha deciso di investire i suoi risparmi in un corso professionale per diventare saldatrice, così da poter essere un aiuto concreto per il suo gruppo. La sua comunità punta all’autosufficienza e ha deciso di costruire uno spazio di lavoro chiamato ‘She Shed’, dove ciascuna mette le proprie conoscenze a disposizione delle altre e dove lei stessa tiene dei corsi di saldatura una volta alla settimana.
Di recente Angela ha iniziato a condividere il suo tempo e la sua casa con Patricia, che sta studiando tecniche di trattamento medico d’emergenza. All’interno della loro abitazione hanno fatto scelte consapevoli e sostenibili, optando per delle carte da parati solari con graziosi motivi anni 2000.

Infine, andiamo a trovare Jamie nella sua “Nurtured home”
Anche in questo scenario le case e le comunità rispondono alle diverse esigenze dettate dal cambiamento climatico. Le abitazioni sono diventate molto più interconnesse con la natura circostante, i consumi sono mantenuti sotto controllo e vengono sfruttate al massimo tutte le risorse naturali offerte dal territorio. Jamie è un’insegnante non binaria e condivide la sua casa a Uppsala, in Svezia, con i suoi due partner e i due figli di 2 e 5 anni. Per contrastare il caos generato dai due piccoli, le superfici di gran parte della casa sono autopulenti, mentre la dieta, la qualità dell’aria e l’atmosfera musicale sono gestiti da Gaia, l’assistente virtuale che, grazie all’IA, è in grado di soddisfare a pieno le esigenze della famiglia. Jamie talvolta sente il bisogno di staccarsi dalla tecnologia e passare del tempo in mezzo alla natura, motivo per il quale ha deciso di vivere in una piccola fattoria. Gli arredi interni sono stampati 3D partendo da una pasta a base di funghi, che vengono raccolti direttamente nei campi che circondano la casa. Tra qualche giorno verranno a trovarla ‘dal vivo’ i suoi genitori, dopo oltre un anno di soli incontri virtuali. Per questa ragione l’entusiasmo dei bambini è alle stelle e l’aria casalinga è frizzante e festosa.

Immagini generate con IA – © Courtesy of Ikea